Capitolo 5: Dopo tutto questo tempo...

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Da quella sera Caleb divenne la mia ombra. Ogni sera, quando finivo di lavorare, lo trovavo fuori dal pub che mi aspettava. Ormai si poteva dire che avevamo instaurato la nostra routine.
Ogni sera andavamo a berci una birra facevamo due chiacchiere e poi mi accompagnava a casa, si comportava sempre come un gentiluomo, le prime volte si limitava a salutarmi velocemente, poi cominciò con l'avvicinarsi e lasciarmi un bacio sulla guancia mentre ci abbracciavamo, fino a quando una sera, davanti al portone di casa si sporse come al solito per salutarmi, ma questa volta cercò di puntare alle labbra per scambiarci il nostro primo bacio insieme ed io spostai il viso quel tanto da impedirgli di darmelo sulle labbra, così mi stampò di un bacio sulla guancia e quando se ne rese conto sembrò esserci abbastanza male, e a me questo dispiaceva parecchio, ma non mi sentivo ancora pronta a questo passo, non dopo quello che mi era successo in passato. Solo il giorno dopo capii esattamente cosa avevo combinato, perché il suo tentivo di baciarmi accadde di sabato, e la domenica il pub era chiuso e lui questo lo sapeva quindi non ci vedemmo per niente, e il senso di perdita che cominciò a salire in me era asfissiante, su la domenica più brutta della mia vita. La notte non dormii e questo si ripercosse poi sulla scuola il lunedì mattina e lo stesso successe la sera al lavoro, finché alle 11:00pm i miei colleghi mi costrinsero ad andare a casa per riposare, uscendo dal locale presi una boccata d'aria poi girandomi lo vidi, lui era lì che mi aspettava. Corsi fra le sue braccia senza nemmeno rendermene pienamente conto e lui non mi respinse, anzi mi abbracciò a sua volta e mi sussurrò nell'orecchio che lui era lì per me.
Ad oggi il nostro rapporto si è svolto moltissimo, ma io non ho ancora trovato il coraggio di raccontarlo a Sarah, è la mia migliore amica, ma sentivo questa cosa solo mia. I giorni passavano ininterrotti, fino a quando un giorno Sarah si presentò a casa mia, e mentre ero sotto la doccia, lei prese il mio cellulare e scoprì i messaggi che mi scambiavo con Caleb durante il giorno e da lì passò anche alle foto in galleria, quelle poche foto che lo avevo convinto a fare, questo perché lui ama farle a me e non farsele fare. Fatto sta che appena uscita dal bagno mi sono beccata una sfuriata di prima categoria, perché secondo lei gliel'avevo nascosto di proposito, così litigammo come non mai, e tutto questo perché non l'avevo informata della presenza di un ragazzo nella mia vita, che non era nemmeno realmente il mio ragazzo, perché per quanto ne sapevo era solo un amico.
Dopo la litigata con Sarah era talmente arrabbiata che non avevo voglia di vedere nessuno, così non sentii Caleb per tutto il giorno, ma alla fine la sera crollai e capii che non potevo fare finta che non fosse successo nulla. Decisi di chiamarlo.

Bip. Bip.

"Caleb?", chiesi con voce tremante.
"Ehi Helen, cosa hai fatto?", mi chiese preoccupato.
"Ho-ho litigato con Sarah!", dissi cominciando a singhiozzare.
"Helen perché avete litigato?", mi chiese usando una voce calme e tranquilla nel tentativo di tranquillizzarmi.
"Lei ha scoperto di te!", esclamai.
"Come?".
"Mentre mi facevo la doccia, mi ha preso il cellulare e ha letto i nostri messaggi e ha visto le nostre foto insieme".
"Perché si è arrabbiata... È una bella cosa... no?", mi chiese titubante.
"È una cosa bellissima, ma si è arrabbiata perché non gliene avevo parlato ancora".
"Hei, ascolta fra 2 ore sono da te, ok? Non andare al lavoro questa sera, hai bisogno di calmarti, in modod tale da poterla affrontare con calma, va bene?", mi disse dandomi il suo sostegno.
"Non puoi venire prima?", chiesi triste.
"Helen mi spiace ma sto lavorando", mi rispose, ma qualcosa mi diceva che non era la verità, ma lì per lì decisi di fare finta di nulla, avevo altro per la testa in quel momento.
"D'accordo ci vediamo più tardi, chiamami quando arrivi così ti apro subito, va bene?".
", Helen va bene", dal suo tono si capiva che sorrideva, e forse sapevo anche il perché, era la prima volta che lo invitavo ad entrare in casa mia.

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