Capitolo 16: Dobbiamo aiutare Sarah!

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Ecco la domanda che mi aspettavo facesse fin dall'inizio. <<Perché eri con lui?>>, più che una domanda sembrava un'accusa, ma questo non mi avrebbe fermato, gli avrei spiegato tutto cosicché non ci fossero più dubbi e tutto sarebbe tornato a posto.
"È stato lui a trovare me. Stavo passeggiando quando mi sono sentita chiamare per nome, voltandomi me lo sono ritrovato di fronte, abbiamo cominciato a parlare, e a dire il vero è grazie a lui se sono riuscita a calmarmi...".
"A calmarti? Cos'era successo?", mi interruppe Caleb.
"Ero sconvolta, ero convinta che mi avessi abbandonata anche tu", dissi piano.
"Perché hai così paura che io ti abbandoni?", mi chiese sospettoso.
"Sono cresciuta in un orfanotrofio. Sono stata abbandonata a pochi giorni dalla mia nascita, è così che ho incontrato Sarah, la sua storia è simile alla mia", gli spiegai.
"Quindi non è solo a causa di quel ragazzo?".
"No, non è solo per lui, con il tempo mi sono abituata ad essere prevalentemente sola, però per lo stesso motivo quando trovo qualcuno a cui mi affeziono cerco in tutti i modi di tenermela stretta".
"Mi spiace Helen, per tutto...".
"Non voglio che ti dispiaccia per me, te l'ho detto perché dovevi esserne al corrente, non perché tu debba provare pena per me".
"Ed è per questo che non vuoi arrrnderti con Sarah?", mi chiese dopo un attimo di esitazione.
"Esatto! Anche lei come me a paura di essere abbandonata quindi cerca di ovviare il problema provandoci con uomini più grandi di lei, perché spera che prima o poi qualcuno le dia la stabilita di cui ha bisogno".
"Cerca qualcuno che le dia delle regole, perché quando ne aveva bisogno non lo ha avute".
"Esattamente! Ed ora si ritrova in guai seri Caleb, l'uomo che si è scelta è arrendo, è cattivo,e sono convinta che la maltratti non solo verbalmente, ma anche fisicamente, non le dice la verità, non gliel'ha mai detta, mi devi assolutamente aiutare a portarla via di lì, anche se a dire il vero non so bene come fare".
"Sai vero che per poterla aiutare deve essere espressamente lei ad invitarmi ad entrare in casa sua, se no non posso fare nulla, non potrei aiutare nemmeno te".
"Mi inventeró qualcosa", dissi alla fine. Rimanemmo in silenzio per un po' ognuno per nei propri pensieri, finché il mio stomaco non brontoló, arrossii violentemente e Caleb scoppiò a ridere.
"Vieni ti preparo qualcosa di veloce da mangiare, ok?", mi propose. Annuii, così ci alzammo e ci dirigemmo vero la cucina. "Cosa desidera signorina?".
"Mi stupisca, signore!", risposi ridacchiando.
"Bene!", cominciò a tirare fuori tutti gli ingredienti che gli servivano, in poche parole tutto l'occorrente per farmi un panino con il burro d'arachidi.
"Sandwich?".
"Sorpresa?".
"Un po'...".
"Allora ho fatto centro!", esclamò facendomi l'occhiolino.
"In che senso?", chiesi dubbiosa.
"Mi avevi chiesto di sorprenderti e così ho fatto!", scoppiammo a ridere insieme. Appena l'isteria dovuta al riso cessò, mi misi a mangiare il mio sandwich.
"Caleb?", chiesi bloccandomi.
"Dimmi".
"Mi ha detto Christian, che questa notte ti ha visto insieme a William, stavate cacciando?".
"Sì, avevo bisogno di sfamarmi!", mi rispose cauto.
"È successo niente che dovrei sapere?", la verità era che volevo essere sicura, che il mal capitato che li aveva incontrati stesse bene.
"Ho fatto si che William, non facesse stupidaggini. Quindi non è successo nulla di male".
"Erano uomini o donne?".
"Chi?", mi chiese sospettoso. Non sapevo bene come chiamarli così optai per il termine più appropriato che mi venisse in mente.
"I donatori... Erano maschi o femmine?".
"Non avevo mai pensato al termine donatore, però effettivamente non fa una piega", mi disse sorridendo.
"Quindi?"
"Erano due donne, di solito succede così, il predatore attira la preda del sesso opposto, anche se non è una vera e propria regola".
"L'hai sedotta?".
"Non lo farei mai Helen, l'unica donna che miro a sedurre sei solo tu!".
"Scemo, hai capito cosa intendo", dissi facendogli la linguaccia.
"Non l'ho nemmeno sfiorata, l'ho ipnotizzata per tranquillizzarla e l'ho morsa, nulla di più nulla di meno".
Ora che era più tranquilla finii di mangiare.
"Devi finire di dirmi perché eri con lui".
"Te l'ho detto, mi ha trovata, mi ha fatto ragionare e mi ha riaccompagnata qui... Anzi forse ho anche fatto una cosa che ti piacerà molto".
"Che cosa?".
"Ho convinto Christian a tornare nella vecchia città, forse non durerà molto probabilmente, però ha detto che ci andrà".
"Come hai fatto?", mi chiese sgomento, così gli raccontai tutto quello che sapevo, gli raccontai di Jennifer, della loro storia, della cacciatrice, del suo trasferimento qui e il perché aveva cercato di mettersi in mezzo a noi, l'avvertimento che mi aveva dato su William, ed infine della telefonata ricevuta dal suo amico.
"Caspita, un cacciatore che si innamora di un vampiro? Chi l'avrebbe mai detto?", esclamò alla fine Caleb.
"Alla fin fine è un essere umano anche lui", dissi.
"Sì, ma loro sin da piccoli vengono introdotti all'odio, quindi è strano che cambi idea così radicalmente", mi spiegò.
"Per amore si fa questo ed altro. Sei più vecchio di me dovresti saperlo!".
"Hai ragione", mi disse guardandomi intensamente.
"Perché mi guardi così?", chiesi imbarazzata, il suo sguardo fisso mi fece arrossire, era come se mi stesse analizzando.
"Stavo pensando, che effettivamente da quando sai la verità su di me, mi dimostri tutti i giorni che l'amore può farti superare anche l'impossibile, non tutti avrebbero accettato così la mia condizioni, anzi una persona qualunque mi avrebbe allontanato o avrebbe cercato di farmi del male".
"Non avrei mai potuto farlo Caleb, e non solo perché ti amo da impazzire, ma soprattutto perché fin dall'inizio mi hai rispettata", gli dissi andandogli incontro. "Se avessi voluto farmi del male lo avresti fatto fin dall'inizio, ma non è stato così".
Appena finii di parlare, lui mi prese fra le sue braccia per poi baciarmi. All'inizio fu delicato ma poi divenne sempre più rude, finché mi prese per i fianchi per farmi sedere sul piano in marmo dell'isola, lo attirai sempre più vicino fino a stringergli le gambe intorno ai fianchi. Non seppi bene né il come né il quando, ma improvvisamente mi ritrovai stesa sul divano con Caleb sopra di me che toglieva la maglietta, per poi avventarsi ancora una volta sulle mie labbra.
Fare l'amore con lui mi toglieva ogni imbarazzo, la sensazione di averlo dentro di me mi faceva sentire viva e la dolcezza con cui lo faceva mi faceva sentire amata, non ricordavo sensazione più dolce che quella di essere avvinghiata a lui mentre l'orgasmo ci travolgeva. Una volta che i nostri respiri tornarono normali, Caleb fece sì che i stessi sopra di lui, ci coprimmo con la coperta che avevo lasciato lì la sera prima.
"Caleb?", lo chiamai.
"Mmh...", mugugnó.
"Come ti senti?", chiesi.
"Alla perfezione, perché me lo chiedi?".
"Volevo solo sapere, se eri stanco come l'altra sera".
"Non ho intenzione di morderti, se la cosa ti preoccupa, sei la mia donna non la mia preda".
"Non ero preoccupata per me, ero preoccupata per te, non voglio che tu stia male, e sappi che se ci dovessimo trovare nella situazione in cui tu debba nutrirti e ci sia solo io nei paraggi, non mi tirerei mai indietro".
"È proprio di questo che stavo parlando prima. Mi fai sentire amato per quello che sono, anche se sono un vampiro non ti importa, vuoi lo stesso passare il tuo tempo con me. Ti sei concessa a me senza ripensamenti né rimpianti, e questo ti rende eccezionale ai miei occhi".
Non credevo che lui pensasse tutte queste cose di me. Per me era semplicemente normale comportarmi così, lo amavo e sapevo che lui amava me, perché faceva qualsiasi cosa per dimostrarmelo tutti i giorni, e l'unica cosa che potevo fare io in cambio era questa, accettare la sua condizione senza nessuna remore.
"Non potrei fare altrimenti", gli risposi infine.
La stanchezza cominció a farsi sentire così, tra le braccia di Caleb, mi addormentai serenamente.

Dopo qualche ora.

Quando mi risvegliati mi ritrovai nel letto. Stavo morendo di caldo; ormai era piena estate e l'afa cominciava a farsi sentire, e a quanto pare Caleb, quando mi aveva portata nel letto mi aveva coperta, non solo con il lenzuolo, ma mi aveva rimboccato anche le coperte. La sua premura non aveva limiti, <<ma io sto morendo di caldo!>>. Decisi di alzarmi e di andare a farmi una doccia. Preparati l'occorrente, per poi dirigermi verso il bagno. Feci una bella doccia con l'acqua appena tiepida. Quand'ebbi finito mi posizionati davanti allo specchio, notai che la mia pelle sembrava più luminosa rispetto al solito, ma la cosa che maggiormente attrasse il mio sguardo furono i fianchi, avevo i fianchi più tondi, <<com'era possibile?>>, la mia dieta non era cambiata, mangiavo come al solito, così cominciai a pensare alle varie motivazioni, e quella più plausibile era che non lavoravo più, quindi non facevo abbastanza attività fisica, così presi la decisione che una volta risolta la questione con Sarah, l'avrei costretta a venire a correre con me, lei amava fare attività fisica, ma preferiva farlo da sola, diceva che ero una causa persa perché mi stancavo subito, ma questa volta mi sarei messa d'impegno. Quand'ebbi finito di asciugarmi i capelli cominciai a vestirmi, decisi di indossare una connottiera leggera e un paio di shorts comodi, ma appena mi riguarda i allo specchio notai che mi stavano molto aderenti come se fossero una seconda pelle, questo dava conferma a ciò che avevo notato prima, non era solo una mia illusione era ingrassata.

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