INTRODUZIONE

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Erano le sette e trenta, mia madre mi svegliò come tutte le mattine
molto delicatamente, spalancando le tende della mia stanza
facendomi colpire dal sole sugli occhi come un sadico.
''Taby muoviti o farai tardi'' gridò lei dalle scale mentre già se la
svignava aspettandosi un cuscino o una scarpa volante in procinto di
colpirla; ''buongiorno anche a te eh!'' risposi sarcasticamente.
quella mattina sarebbe stata la fine del mio percorso universitario, o
almeno l'inizio della fine. Avevo dato tutti gli esami, la media era un
trenta pieno, sudato e conquistato, l'ultimo esame lo diedi con la
temuta professoressa Gierini, per la sua capacità, alla veneranda età di
65 anni di freddarti con uno sguardo di ghiaccio e farti scegliere tra un
18 e un 30 a prescindere dalle nozioni che ti sarebbero uscite di bocca,
così a simpatia, in storia greca avanzata. quando uscii vittoriosa e
tremante dallo studio della Gierini, Claudia, la mia compagna di corso
che non aveva ancora trovato il fegato di buttarsi nella tana del lupo,
mi stava aspettando poggiata allo stipite della porta sorridente, e se
possibile, più tremante di me. ''allora? com'è andata?'' mi chiese
saltandomi addosso '' beh ecco...'' ''no! ti prego, se non l'hai passato
neanche tu, io che speranze posso avere! Ci farò vecchia qua dentro lo
so! avrò una famiglia mi sposerò con Fernandi e verrò a provare
l'esame per la millesma volta con un ovetto in mano e un pancione che
esploderà in questo corridoio per l'ansia e...'' ''l'ho passato'' ''cosa? e
mi hai fatto parlare di una possibile vita rovinata ad inseguire un
dannato esame per niente? mi hai fatto invecchiare di 20 anni!'' ''
come sei melodrammatica! e comunque ho preso trenta, grazie per
averlo chiesto'' risposi guardandola di sottecchi, giusto per vedere la
sua faccia passare da un finto broncio ad un'espressione di puro
stupore ad ancora un sorriso che passava da un orecchio ad un altro.
''beh allora stasera si festeggia!'' ''hai una velocità espressiva
allucinante, comunque ovviamente sono una donna libera ora!'' risposi
ridendo ''ah e sposarti con un professore non credo ti converrebbe
soprattutto se non hai ancora dato l'ultimo esame'' ''dettagli'' mi
rispose Claudia sventolando una mano come se stesse cacciando una
mosca. Andammo al bar della facoltà, la Sapienza quella mattina era
gremita di studenti, chi ripassava in preda ad attacchi isterici, chi
correva a destra e sinistra per non fare tardi a qualche lezione, chi
semplicemente si stava crogiolando ad un sole mite romano di metà
Aprile. Ordinammo un aperitivo, tanto per inaugurare il nostro fegato
all'alcool che ci avrebbe aspettato quella sera. Claudia mi diede uno strappo a casa, facevamo a turno con la macchina per andare in
facoltà.
Quando entrai mia madre non mi diede il tempo neanche di chiudere
la porta che iniziò il terzo grado di routine che mi spettava dopo ogni
esame, ma a sua detta questo era speciale, quindi era più euforica del
solito.'' beh allora? fatto? se non lo hai passato non importa eh, lo
riproverai il mese prossimo'' ''grazie della fiducia mamma, ma l'ho
passato e l'unico modo in cui voglio reincontrare la Gierini, sarà dietro
il tavolo insieme al resto della commissione per la discussione della
laurea'' non lo avessi mai detto! mi saltò addosso neanche fosse stato
il giorno del mio matrimonio, seguita subito dopo dal brontolare di mio
padre che veniva dalla cucina ''eddai Patrizia lasciala respirare'' ''oh e
smettila posso essere contenta? mia figlia ha finito! si è laureata! '' ''
mamma non mi sono laureata ho finito la parte pallosa ma ci vogliono
minimo altri sei mesi prima che riesca a finire tutto!" "non importa la
maggior parte della fatica è andata! sù andiamo a mangiare!''.
Il giorno successivo decisi di tornare in facoltà per parlare con la
professoressa che avevo scelto per aiutarmi nella tesi, avevo deciso di
farla sulla storia greca e sullo studio delle costruzioni e utilizzi dei
templi dedicati agli dei maggiori, chissà magari sarei riuscita pure a
ingraziarmi quella serpe dagli occhi porcini della Gierini! Quando la
sera prima mi vidi con Claudia, buttai il discorso lì tra un mojito e un
l'altro, tanto per aggiustarci la serata avevo tirato in ballo l'incubo
degli studenti della Sapienza provocando una buona dose di sputacchi
e occhiate stranite, manco avessi tre occhi ''tu sei pazza'' ''no io ho
scelto l'argomento, non ci posso fare niente se è lei la professoressa
che insegna quella materia! E poi devo ancora chiederglielo non so se
sarà disponibile o se sarà impegnata a terrorizzare qualche studente la
notte nel sonno!" Claudia iniziò a ridere di gusto e affogandosi con il
suo capiroska mi trascinò a ballare e a flirtare con qualcuno sulla pista
da ballo di uno dei locali più frequentati dagli universitari di Roma.
Per quanto potesse essere affollata qualla città la amavo; era ricca di
storia, monumenti di ogni genere, e ognuno di questi se guardati con i
miei occhi era una storia a sè. Quando andavo al colosseo riuscivo a
sentire le urla degli spettatori incalliti che attendevano i gladiatori
scontrarsi in un duello mortale, il foro romano lo vedevo gremito di
gente, ma la mia vera passione e ossessione era la storia greca. La
loro religione era ricca di fascino, i miti e le leggende erano qualcosa di
spettacolare. Ho sempre fantasticato sul come gli episodi dell'iliade e
l'odissea fossero davvero successi, su come quei luoghi ricchi di
fantasia e creature fantastiche, mitologiche, si fossero in realtà estinti
scomparsi col tempo, e non solo frutto di una mente esageratamente
offuscata dagli allucinogeni del tempo. Per questo avevo deciso discegliere la Grecia come meta per concludere i miei studi, volevo
studiarla sul campo, buttarmi a capofitto nel suo intimo, scovare gli usi
e costumi della gente dedita a degli Dei schiavi di vizi e capricci, che si
prendevano gioco degli uomini e delle loro speranze. Ciò a cui puntavo
era lo studio in particolare del tempio di Athena, il Parthenone, e tutto
il culto che gli aleggiava intorno. Ma ovviamente dipendeva dalla
Gierini, e con quella specie di folletto dispotico non mi sarai potuta di
certo aspettare niente di ordinario.

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