✔CAPITOLO 3: LA VALIGIA LA FA MAMMA

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Domenica mattina mi alzai con l'intento di preparare le valigie e cercare di non dimenticare nulla.
Scesi a fare colazione ancora in pigiama e con gli occhi mezzi chiusi, quando mi accorsi di mia madre che stava piegata nel forno e parlava con la tortiera ''oh ma vuoi entrare o no! Uffaaa'' ''mamma..'' si spaventò e diede una testata alle manopole del forno, ''ahia! Taby potevi fare piu rumore, mi hai fatto prendere un colpo'' ''maaa con chi parlavi?'' Le chiesi cercando di non mettermi a ridere; ''con la tortiera che non si decide a entrare! Ci va tutte le domeniche, oggi no!'' Mi iniziai a guardare intorno e mi accorsi che stava cucinando per un reggimento ''abbiamo ospiti?'' Chiesi guardandola di sottecchi ''no perché?'' ''Perché sembra che tu abbia svuotato un supermercato e lo abbia trasferito qua dentro!''
''pensi che avrai tempo per cucinarti qualcosa di decente quando sarai li?'' ''Come? Vuoi che mi porti tutta stà roba in aereo? Ma sei pazza?'' Le chiesi con gli occhi stralunati ''aaaahhh senti poche storie, ho già mandato tuo padre ieri a chiedere come avrei fatto a mandarti tutto. Lo so che non ti puoi portare tutto come bagaglio.'' ''E quindi?'' ''Quindi te li spedisco domani e te li faccio arrivare per posta nell'albergo dove andrai a stare!'' ''Scusa ma chi ti ha detto dove vado a dormire, non lo so nemmeno io!'' mi guardò dall'alto in basso e iniziò a gonfiare il petto come se fosse stato un pavone ''ho aperto il fascicolo che hai in camera con tutti i dati. Pensi che mi sarei accontentata di sapere che devi partire domani mattina, senza conoscere il posto dove andrai a dormire per i prossimi quattro mesi?'' certe volte mi faceva paura, giuro.

Salii in camera e iniziai a preparare i vestiti da mettere in valigia. Non avevo idea di cosa portarmi, insomma andavo li per studiare e sarei rimasta per un bel po' in un bosco sperso nel nulla, non mi sarebbe dispiaciuto fare una capatina alle spiagge di tanto in tanto quindi decisi di infilare un paio di costumi insieme a una quantità spropositata di abbigliamento intimo.

Uscii dalla stanza due ore dopo e quattro valigie troppo pesanti. Quando iniziai a scendere le scale mi maledissi per non aver chiamato mio padre ad aiutarmi; riuscii a fare tutta la rampa di scale senza spezzarmi l'osso del collo, tranne l'ultimo. Già perché quel gradino difettato è stato il mio compagno di avventura per venticinque lunghi anni. Venticinque anni di cadute di faccia a terra per colpa di quella dannata moquette che mia madre ha messo lungo i gradini, manco fossimo alla reggia di Caserta. Ovviamente non si è mai preoccupata di attaccare il lembo del tessuto, per bene, vicino il gradino, causando un incitamento all'impiglio del tacco alle quattro del mattino, o come nel caso delle valigie, uno scontro diretto tra angolino di moquette e rotella difettata della valigia. Risultato: io tiro, la valigia si oppone, perdo l'equilibrio, finisco a terra e le valigie su di me; mia madre si affacciò dalla cucina cercando di capire cosa fosse caduto con il baccano di uno Gnu che corre ''Ah beh pensavo peggio'' disse tirando un sospiro di sollievo e tornandosene in cucina come se nulla fosse accaduto. E io continuavo ad essere sepolta dalle valigie.

Con un colpo di reni e innumerevoli sbuffi di frustrazione mi riuscii ad alzare e trascinare il tutto alla porta. C'era uno specchio di fianco l'ingresso e quando mi riflessi, lo spettacolo che mi si parò davanti era un incrocio tra il cugino It degli Adams e Samara.

Non mi potevo guardare.

Entrai in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e trovai mia madre intenta a infilare in un borsone tutto ciò che di commestibile esistesse il quella cucina: contenitori congelati pieni di carne, pacchi di pasta, verdure, buste del latte, merendine. ''lo sai che esistono i super mercati in Grecia si?'' Mi rispose solo dopo essere riuscita a chiudere la cerniera e aver fatto un sospiro carico di soddisfazione ''non mi interessa tu ti mangi le cose che ti faccio io. Questo te lo porti, il resto te lo spedisco.'' Mi rispose guardandomi per vedere se avevo il coraggio di oppormi, ma più la osservavo e più mi veniva da piangere al pensiero che non l'avrei vista per quattro mesi. ''Va bene mamma...'' le risposi con un mezzo sorriso e corsi ad abbracciarla facendo il pieno del suo profumo. Rimase un attimo ferma, non se lo aspettava, non ero un tipo da dimostrazioni affettuose, ma questa volta ne avevo bisogno; quando si decise a ricambiare credevo sarebbe scoppiata a piangere come da copione, e invece mi rassicurò ''dai ci sentiremo tutti i giorni, ultimo sforzo e avrai finito'' concluse con un bacio tra i capelli.
Mi staccai da lei come un bambino a cui si ripete ''su su ora sei un ometto e gli ometti non piangono''  asciugandomi alla meglio le guance e annuendo a testa bassa, andai in camera, volevo parlare un po con Claudia.
Dopo un paio di squilli rispose molto placidamente, stava ancora dormendo ''p..pronto?'' ''Stavi dormendo?'' ''Si e stavo pure sognando Fernandi con una bomboletta di panna spray che mi minacciava di spruzzar.....'' ''aaaaaa zitta! Non le voglio sentire le tue fantasie da film porno!'' '' ammazza oh. Non vedo l'ora che stia in astinenza anche tu, vediamo se non trovi sexy pure le carote al supermercato poi! '' mi fece ridere di cuore ''Clà...'' '' ohhh?'' rispose delicatamente, certe volte le immaginavo come un incrocio tra un camionista e una top model, aveva dei modi che si alternavano da dolce e compassionevole a scaricatrice di porto;'' ci vediamo oggi pomeriggio?'' ''Va bene alle 3 sgjffi..no li'' rispose con un delicato sbadiglio da leone, e riattaccò, probabilmente tornando a dormire.

Il pranzo scorse tranquillo, mi misi sul divano a guardare la tv aspettando Claudia che mi venisse a prendere. Non avevo voglia di uscire, volevo passare il pomeriggio con lei in camera a ingozzarmi di schifezze e cantare come due esaurite, brani che avremmo solo storpiato.
Suonarono al campanello e non feci in tempo ad alzarmi che andò mia madre ad aprire, trovandosi la mia migliore amica, piena fin sotto il naso di orsacchiotti gommosi e altre schifezze spacca-fegato. Dio se mi conosceva!

Andai a dormire con le galline, dovevo alzarmi alle 4, o non c'è l'avrei fatta ad alzarmi. Cercai di fare colazione il più silenziosamente possibile per non svegliare nessuno, ma andando in cucina trovai mia madre intenta a prepararmi il latte e caffè. Conoscendola, non era proprio andata a letto.
Alle quattro e mezza mi arrivò un sms sul cellulare ''ESCI'', così mi misi una giacca, e iniziai a portare fuori le valigie aiutata da mia madre; Simone scese dall'auto e ci venne incontro per prendere le valigie e caricarle nel cofano, inutile dire che mia madre quando lo vide rimase a fissarlo con un pesce inchiodando la mano alla valigia senza mollare la presa; ''signora...'' la richiamò sulla terra Simone, ''sisi scusami'' lasciando la valigia ad un Simone perplesso ma non troppo, consapevole del suo aspetto.

Finimmo di caricare tutto e andai a salutare la mamma ''preservativo!''  Mi urlò sussurando nell'orecchio ''mà che stai dicendo!'' '' senti, non sono consigli da mamma, ma quant'è vero che mi chiamo Patrizia, se in quattro mesi non riesci a combinarci niente cò lui, ti disconosco!'' ''Tu non stai bene, faccio finta che sia una specie di shock causato dalla mia partenza! Ciao mamma'' le risposi guardandola truce e infilandomi in macchina. Simone la salutò a distanza ''ciao caro!'' le sentii gridare in risposta: santi numi volevo sparire sotto il sedile.

TABITHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora