"Dai andiamo a farci un giro, è ancora presto. Non vorrai metterti in letargo alle 7 di sera! Guarda che spettacolo c'è lì sotto e tu fai la guasta feste così!" "mmm" mugugnai in preda ad un attacco di pigrizia assoluta. "Per Diana abbiamo quattro mesi dove staremo reclusi a studiare e fare ricerche, approfittiamone ora che abbiamo due giorni di viaggio per visitare il posto! Che ne sai se trovi pure informazioni!" parola magica! Le mie orecchie si drizzarono a quell'avviso e scesi giù dal letto con un'agilità degna di una biscia. "Ah però... pensavo che avessi piacere a farti un giro con me, invece mi reagisci solo se si parla di tesi!" "beh sono qui per questo, non per flirtare con te!" "mica sei lesbica!?" "come?" gli chiesi con gli occhi sgranati, sghignazzò "scusa ma hai una repulsione nei miei confronti mai vista prima. Sembro uno storpiato per caso? Ti faccio così schifo?" facendo un finto broncio offeso che lo faceva sembrare un pesce. "No non mi fai schifo sei.. mm.. guardabile diciamo ma non rientri nei miei canoni? Si, si canoni" gli risposi con aria da civettuola sventolando una mano in aria come se fosse una cosa di poco conto. Non potevo mica dirglielo! Non sono mai stata brava nel flirt, nel fare la gattamorta, o altro. Quelle due frequentazioni, se così posso chiamarle, si sono ridotte a un caffè al volo nei corridoi e scambio di appunti. Dopo nemmeno una settimana di messaggini smielati, da parte loro eh, sparivano come topi, quando capivano che non avrebbero messo mani in pasta (non so se mi spiego). Quindi vergine, alle prime armi, una frana negli appuntamenti e ultimamente avevo pure scoperto la mia killer imbranata interiore. 'Nsomma na tragedia!
"Scusa e quali sarebbero i tuoi canoni?" mi rispose guardandomi a braccia conserte e fermandosi vicino la porta del bagno dove ero andata a rinfrescarmi almeno il viso, visto che non mi voleva dare il tempo neppure per una doccia. "mmm...non tu. E questo ti basta" gli risposi uscendo e facendogli ondeggiare in faccia la coda che mi ero fatta, per marcare il concetto. "Facciamo una scommessa. Se entro due settimane non riuscirò a farmiti piacere almeno un po' da voler desiderare un bacio pagherò un pegno a tua scelta e non ti darò più fastidio" annunciò con uno sguardo misto tra eccitazione per la scommessa e speranza nel mio esito positivo a quella cosa che per me non aveva senso, ma che se avessi detto no gli avrei dato la conferma dell'esatto opposto e cioè che avevo paura a lasciarmi andare con lui come se fossimo in vacanza se pur per due giorni "accetto!" gli confermai con un sospiro di rassegnazione, provocandogli un sorriso furbo e da capogiro "ottimo, allora..." si avviò alla porta "...prego milady" aprendola e facendomi gesto di accomodarmi.Con i suoi riccioli scompigliati e sbarazzini, che gli cascavano davanti gli occhi, mi guardava di sottecchi per vedere la mia reazione a un simile gesto che non gli si addiceva neanche un po' ma che cercava di farselo calzare addosso a forza pur di raggiungere il suo obiettivo. Voleva giocare. Per quanto poco esperta ero competitiva, e se voleva raggiungere il suo obiettivo doveva sudare sette camicie!
"Oh che gesto galante, non ce ne sono più uomini così al mondo" lo derisi sbattendo le ciglia come un colibrì ubriaco e uscii ancheggiando come meglio potevo; sentivo il suo sguardo addosso, lo sapevo che mi stava guardando, e la cosa seppur mi mandava in escandescenza mi provocava un certo piacere nel vedere l'effetto che gli facevo. Meglio così, almeno giocavamo ad armi pari.
Chiamai l'ascensore e nel frattempo Simone mi raggiunse aggiustandosi la giacca leggera che si era messo prima di uscire, aveva una camminata posata, sicura, si muoveva a suo agio con il suo corpo e ne era consapevole. "Allora cosa facciamo?" gli chiesi quando fummo nell'ascensore "un giro sul lungo mare? Ho visto che ci sono parecchi locali, o se vuoi mangiare possiamo cercare qualche ristorante o pizzeria qui vicino visto che siamo senza macchina" "ho voglia di passeggiare... possiamo andare in uno dei locali che stanno lì" mormorai pensando non ricevendo alcuna risposta di conferma mi girai a guardarlo e lo trovai a fissarmi la bocca "che hai?" "no...no niente".
Usciti dall'albergo andammo in direzione della spiaggia, il sole era già alla fine del tramonto e giocava con i colori dell'acque e della spiaggia alberata. Seppur più ampia della prima che hanno incontrato, gli alberi di abete e pino non ancora completamente rinnovati dall'inverno, erano di una tonalità mista tra verde smeraldo e parti arancioni-rossastre causate dal sole che stava calando; il mare rifletteva il colore leggermente plumbeo del cielo e all'orizzonte una linea netta creava il gioco di luci che staccava nettamente acqua e cielo. "Che meraviglia..." mi uscì come un soffio appena udibile "hai visto? E tu che volevi seppellirti nel materasso" "punto a tuo favore belloccio" gli rimbeccai guardandolo di tralice.
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TABITHA
General FictionUna tesi di laurea da scrivere, piani completamente scombinati, un mito da confermare o sfatare. Tabitha ha 25 anni, una smoderata passione per l'archeologia e la storia greca antica, ma una professoressa della sua facoltà, nonché relatrice della su...