capitolo 4

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Onestamente non avevo capito cosa avesse voluto dire Harry, ma non feci domande, mi limitai a guardare fuori dal finestrino per il resto del viaggio.

Avevo mille pensieri per la testa, domande che mi divoravano, dubbi e paure che misi da parte prima che mi facessero completamente perdere la testa.
Sentivo un peso all'altezza del cuore, forse ansia, forse panico, forse non volevo neanche sapere cosa fosse, contava solo il fatto che mi stesse lacerando il petto.
Ero indifesa, sola, in territorio completamente sconosciuto.

 Non sapevo chi fossero, cosa volessero da me e dove stessimo andando. Era come camminare in un tunnel completamente buio.

Una persona sana di mente si sarebbe opposta, avrebbe urlato, avrebbe chiesto aiuto. Di certo non li avrebbe seguiti. Perché io non l'avevo fatto? Perché ero lì, quando sarei dovuta scappare? Cosa stavo facendo?
Ma ormai c'ero dentro, loro sapevano qualcosa che probabilmente sarebbe potuto interessarmi, che avrei dovuto sapere anche io.

Dopo due ore di snervante viaggio Mason parcheggiò vicino a quello che sembrava un magazzino in mezzo al nulla.
MI fecero scendere dall'auto. "Harry?" lo strattonai per un braccio. "Harry, dove siamo?" gli chiesi, domandandomi perché l'avessi chiesto proprio a lui. "Vedrai" disse, dal suo volto non traspariva alcuna emozione. Beh, rassicurante.

Il magazzino all'esterno era abbastanza malridotto, sembrava la location perfetta per un film horror. Fantastico.
Ma quando entrammo mi dovetti ricredere, era una struttura modernissima, con tanto di uffici, un labirinto di corridoi nel quale mi sarei persa in cinque secondi.                                                                  Ne percorremmo un paio, fino ad arrivare ad una porta, uguale a tutte le altre presenti nei corridoi. Su questa c'era scritto K547.

Mi fecero cenno di entrare. La stanza era simile ad uno studio medico, con tanto di attrezzatura e odore di disinfettante. "Siediti" disse Zachary indicando una sedia in pelle nera di fronte ad una scrivania al centro della stanza, ed io obbedii.

"Bene Mad, è ora di parlare di cose serie, anche se fino ad adesso non ti abbiamo detto proprio nulla, e ci scusiamo per questo. Non so come prenderai quello che stiamo per dirti, spero che tu comprenda" positività e ottimismo a parte, questo avrebbe fatto cadere nel panico chiunque.
Harry mi guardava fisso, come se già sapesse che ne sarei uscita pazza.

Mason si schiarì la voce e continuò. "Allora, poco dopo la seconda guerra mondiale il nostro dipartimento, che si occupa di mutazione genetica, condusse degli esperimenti su degli individui che contribuirono volontariamente a questo progetto. Si trattava di una mutazione genetica che ipoteticamente li avrebbe resi quasi indistruttibili, sovrumani fisicamente e mentalmente. L'esperimento fallì, i soggetti vennero rilasciati ma vennero comunque tenuti sotto controllo. Molti anni dopo, quando le speranze erano ormai perdute da tempo, gli scienziati si accorsero che gli effetti che si sarebbero dovuti verificare sui volontari si 'tramandarono' e si verificarono sui bisnipoti, rendendoli a tutti gli effetti superuomini, un po' come in Capitan America.
Qui sono chiamati 'semidei', perché hanno proprio le loro stesse caratteristiche. Ma sono anche molto instabili mentalmente, non in tutti i casi, ma nella maggior parte sono affetti da disturbi psicologici." Mason terminò la sua 'bella storiella', ed io ero ancora più confusa di prima. 

"Sì, sì bell'affare, ma io cosa centrerei con tutto questo?" Mason guardò prima me, poi abbassò lo sguardo "Mad..il tuo bisnonno era un volontario. Tu sei una semidea"

Daemon [h.s.] (#watty2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora