capitolo 12

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Non potevo credere che Aaron, il mio migliore amico, mi avesse abbandonata in quel modo; ma come potevo darti torto? Io avrei fatto di peggio. Mi abbandonai sul letto, mi presi il volto tra le mani e piansi, piansi disperatamente. 

Cosa sarebbe successo il lunedì seguente? Mi sarei ritrovata di nuovo da sola, e ritrovare un amico come Aaron non sarebbe stato semplice. In quelle settimane era diventato come un fratello per me, l'unica ragione per la quale non mi abbandonavo alla follia e ai pensieri oscuri che incombevano nella mia mente. Aaron era la mia salvezza e non potevo permettermi di perderlo. Era come se camminassi sull'orlo di un precipizio e Aaron fosse il mio equilibrio, se avessi perso lui sarei caduta nel buio, nell'oblio.

A distrarmi dai miei pensieri fu la voce di Harry dall'altra parte della porta: "Hey, Mad" disse, poi prese qualche secondo di silenzio. "Ti...ti va di uscire a cena?" continuò. Era una domanda del tutto inaspettata da Harry.

Mi sentivo distrutta da ciò che era successo, ma forse distrarmi mi avrebbe aiutato a lavorare meglio il giorno seguente. Presi un profondo respiro, poi risposi: "Dammi cinque minuti"

Corsi in bagno, per sciacquarmi il viso. Ma la ragazza riflessa nello specchio non assomigliava affatto a me, aveva gli occhi stanchi e sconvolti, il viso pallido e i capelli arruffati. Tentai di rimediare con un po' di trucco, poi misi una felpa nera e dei leggins, e mi pentii di non aver portato qualcosa di più elegante. Legai i capelli in una treccia per renderli più o meno presentabili. Presi il telefono ed infilai le scarpe, poi mi precipitai fuori dalla porta.

Harry era appoggiato allo stipite della porta, con lo sguardo rivolto verso un angolo buio del corridoio e l'espressione accigliata. Con la mano tormentava i ricci scuri. Era bellissimo, Harry sarebbe sempre stata il ragazzo più bello che avessi mai visto, e fortunatamente neanche lui era particolarmente elegante. Alzò lo sguardo e mi sorrise: "Ehi, piccola"

Mezz'ora dopo eravamo nel parcheggio di un fast food con le peggiori schifezze in mano. "Piano, piano, sembra che tu non mangi da anni" rise Harry. In effetti mi stavo ingozzato, ma non me ne curavo più di tanto. "Taci" dissi prendendolo in giro a mia volta.

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Harry parlò. "Così tu ed Aaron siete molto amici?" Fissava un punto davanti a sé, oltre il parabrezza, ed io sentii il ricordo della nostra ultima telefonata. "Sì, molto" risposi. "Perché me lo chiedi?" "Perché a me non piace, dovresti stargli lontana" Feci una risatina. "Anche lui mi ha detto la stessa cosa di te" dissi. Si voltò verso di me e rise. "Dovresti dargli ascolto." Ridemmo entrambi, così forte che la gente che si trovava nel parcheggio si girò a guardarci.

"Va bene, va bene" disse lui riprendendosi. "Dimmi una cosa" continuò. "Se potessi scegliere un posto, un posto in cui stare con me in questo momento, quale sceglieresti?" mi chiese serio, ed io pensai che fosse uno scherzo.

Lo fissai, cercando qualcosa da dire, ma decisi di stare al gioco. "Un posto alto, molto in alto, da dove io possa vedere tutto" sussurrai incerta. Harry mi guardò, ed io mi persi nei suoi occhi profondi. Mi sorrise e mi prese la mano con un gesto delicato. "Siediti sulle mie gambe" disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo. "Sei impazzito?" lo guardai sconcertata, mentre lui se la rideva. "Dai, Mad, fidati"

Alzai gli occhi al cielo e mi mossi goffamente all'interno del piccolo abitacolo. "E ora reggiti forte".

Non sapendo cosa fare gli gettai le braccia al collo e nascosi il viso nell'incavo del suo collo. Lui chiuse gli occhi e mi strinse forte a se, così lo feci anche io. Poi una scarica di adrenalina, energia pura che si trasmetteva dal corpo di Harry al mio, ed io mi abbandonai a quella strana ma meravigliosa sensazione.

Non riaprii gli occhi fin quando non sentii una leggera brezza sul collo.

Ed eccola lì, New York sotto i miei piedi. Non sapevo come Harry mi avesse portata in cima all'Empire State Building, ma era la cosa più bella che avessi mai visto. Non c'erano parole per descrivere quel momento, la sensazione di volare sopra il mondo mi faceva sentire la mente leggera ed il cuore pieno di gioia. Provai emozioni così forti che sembravano impossibili anche da immaginare.

"Ma come.." iniziai, ma lui mi fermò. "I vantaggi essere un semidio" Sorrideva, e le sue solite e adorabili fossette gli comparvero sul volto.

Mi guardò negli occhi, ed io mi persi guardandoli, di nuovo.

Schiuse le labbra,e mi strinse di più a lui. Poi si avvicinò lentamente, i nostri nasi che si sfioravano, i respiri che si mischiavano. Persila lucidità e mi lasciai travolgere dal dolce bacio che mi regalò dopo che le nostre labbra si toccarono.

In quel momento ritrovai la parte di me stessa che avevo perso in quei giorni, in quelle esperienze, la parte felice, la parte contenta della sua vita e del suo piccolo mondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2017 ⏰

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Daemon [h.s.] (#watty2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora