capitolo 10

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Arrivammo a New York verso le 6:30 del mattino. 

Harry parcheggiò, e raggiungemmo un grattacielo vicino Central Park. Sopra l'enorme entrata c'era un'insegna che diceva 'DSD'. Il palazzo era a vetri, uno di quelli pieni i uffici, con uomini in giacca e cravatta che escono ed entrano di corsa.

Entrammo e ci dirigemmo verso gli ascensori, Harry mi faceva strada in quel mare di persone. "Pronta per il sessantaduesimo piano, piccola?" disse Harry facendomi l'occhiolino. Quasi iniziai a pensare che avesse un tic.Premetti '62' sorridendo e l'ascensore partì.

"Hey, Mad" Mason era seduto dietro ad una scrivania in mogano, con un sorriso stampato in volto. Senza dire una parola mi andai a sedere difronte a lui.

Dopo qualche secondo di silenzio si decise a parlare. "Okay, sappiamo che hai molte domande, e ti prometto che questa volta ti risponderemo".Harry si mise seduto accanto a me. "Tanto per cominciare ti starai chiedendo perché non hai superpoteri quando effettivamente ti abbiamo detto che sei una semidea." continuò, ed io annuii. "I poteri possono essere sviluppati gradualmente solo grazie all'aiuto dell'ametista. Praticamente ne devi portare sempre un pezzo con te, ad esempio come ciondolo, o come un anello. Questo sbloccherà i tuoi poteri."mi spiegò.

"Quindi io posso anche non sbloccare i miei poteri e vivere come una persona normale?" chiesi, e la speranza crebbe in me.                                                                                                                                      "Mad, le tue abilità devono essere sbloccate, non è possibile il contrario. Ci abbiamo provato, ma è andata a finire male.Vedi, a partire dal fatto che tu non sia completamente umana, tu non puoi vivere come tale. Come ti abbiamo detto, i semidei sono soggetti psicologicamente instabili. Se i tuoi poteri non saranno sbloccati quanto prima possibile la tua instabilità aumenterà di giorno in giorno, fino a farti impazzire e a portarti all'autodistruzione."

Presi un profondo respiro, non mi sarei di certo permessa una scenata come l'altra volta. Serrai la mascella, ricacciai indietro le lacrime. Sentivo la rabbia, la paura e la delusione crescere dentro di me. La speranza che con tanta fatica avevo accumulato si era spenta tutta di un colpo. Ma cercando di rimanere razionale, tentai di trovare qualcosa che mi desse conforto: Harry. "Tu..tu l'hai fatto?"gli chiesi con voce tremante. Lui, per tutta risposta prese una mano sotto la scrivania e iniziò a tracciarvi dei cerchi con l'indice. "Sì, l'ho fatto. Più o meno alla tua età".

Mi guardai i piedi, riflettendo, poi chiusi gli occhi e buttai la testa all'indietro. Accettare sarebbe stato da pazzi, ma autodistruggersi in quel modo sarebbe stato ancora peggio. E alla fine forse avevano ragione, io non ero come gli altri, non ero umana. Lo avevo sempre saputo, solo che cercavo di convincermi del contrario. Che senso aveva fingere di esserlo? Le parole uscirono da sole, senza il mio permesso. "Allora lo farò anch'io"

Daemon [h.s.] (#watty2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora