capitolo 5

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In quel momento fui incapace di formulare pensieri razionali. Sentivo il sangue andarmi al cervello.

Una lacrima scivolò sulla mia guancia. "Non è possibile, vi state sbagliando" dissi a Mason tentando di mantenere una voce pacata.

Ebbi improvvisamente un attacco di panico, forse uno dei peggiori della mia vita. Non volevo essere un esperimento, una cavia per tutta la vita, non volevo vivere per sempre in un laboratorio scientifico, io volevo essere una persona normale, volevo solo che tutto quello finisse.

La stanza iniziò a girare, sarei potuta svenire di lì a poco. Dovevo uscire di lì. Dovevo tornare a casa e dimenticare tutto.

Gridai, come se qualcuno potesse sentirmi, come se qualcuno potesse dirmi che sarebbe adattato tutto bene.
L'ultima cosa che vidi furono gli occhi di Harry, poi niente, il buio.

"Mad" improvvisamente mi svegliai, ma non avevo la forza né di aprire gli occhi, né di muovermi. "Mad, svegliati" sentii due dita sfiorarmi la clavicola.
Aprii gli occhi di colpo. Harry era difronte a me, seduto su una sedia. Mi stringeva la mano, ma appena notò che me ne ero accorta me la lasciò e nei suoi occhi calò il gelo, di nuovo.

Ero sdraiata su un barellino, non mi trovavo più nella stanza di prima. "Dove siamo?" chiesi ad Harry. "Siamo in infermeria, sei svenuta. Hai dormito tre ore." Mi alzai a sedere.
Ricordai e sentii le lacrime salirmi di nuovo. "Ehy, non piangere. Non devi."
Feci un mezzo sorriso, ironica "Perché non dovrei?" 
In quel momento nei suoi occhi vidi qualcosa, qualcosa di diverso: non seppi riconoscere se fosse compassione, dispiacere o semplicemente una mia impressione.
Mi limitai ad osservarlo per un paio di secondi.
"Harry" alzò lo sguardo, serio. "Harry, mi faranno del male?" chiesi. con voce tremante.
Mi guardò carico di tensione. "No" la sua voce era roca, un sussurro, quasi fosse spaventato. Aveva la fronte aggrottata, la mascella contratta. Non mi sembrava un buon segno, ma in quel momento era così bello che quasi mi persi a guardarlo. 

Anche in quella situazione Harry riusciva ad attrarre l'attenzione senza dire una parola. "Non ti faranno del male, e giuro che comunque vada non glielo permetterò. Ho visto quegli stronzi distruggere la vita di troppe persone"

Non sapevo se sentirmi confortata o spaventata da quelle parole. Insomma, il fatto che Harry avesse detto che mi avrebbe protetto mi confortava, ma onestamente avrei fatto a meno di farmi distruggere la vita.
"Comunque, meglio che tu non dica nulla a nessuno quello che sta succedendo, non credo che te lo perdonerebbero"disse, accennando a Mason e agli altri. Annuii, avevo immaginato che sarei dovuta stare zitta, altrimenti non mi avrebbero portata in un vecchio magazzino in mezzo al nulla per dirmelo.

Ci furono attimi di silenzio, che a mio parere sembrarono interminabili.
Poi, fui io la prima a parlare.
"Harry, tu cosa centri con tutto questo?" finalmente gli feci la domanda che fin dall'inizio mi tormentava.
"Io? Io sono come te, Mad" 

Spalancai la bocca. Non me lo aspettavo di certo.
Non sapevo il perché, ma Harry non ce lo avrei mai visto. "E..." feci per porgli una delle mille domande che mi frullavano in testa, senza sapere neanche quale, ma mi bloccò.
"So che hai molte domande, ma Mad, ora stai già abbastanza male, non capiresti" 

Nei minuti successivi tentai di placare tutti i miei dubbi, riuscendo visibilmente a notare il disagio che si era formato sul volto di Harry quando avevo tirato in ballo quel l'argomento.
Mi alzai in piedi, tentando di non cadere. Mi girava la testa e riuscii a stento a non vomitare. "Tu stai male. Meglio se ti porto a casa, per oggi è abbastanza"
Ero sempre più stupita dal fatto che lui fosse così preoccupato per me. Io, personalmente, avevo così tante cose di cui preoccuparmi che non sapevo neanche da dove iniziare.
"Sì, forse è meglio"

Daemon [h.s.] (#watty2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora