Il Complice

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Rachel stava camminando verso casa e intanto aspettava che la persona che aveva chiamato rispondesse al telefono. Non aveva idea di come fare a spiegargli tutto, ma doveva trovare un modo.

-Pronto?- chiese un ragazzo con voce assonnata.

-Will, ciao sono Rachel-

-Rachel? Che succede?-

-É successo un gran casino...- stava per farlo, per confessargli tutto, ma una strana voce nella sua testa le disse di non metterlo al corrente di niente -ho...ho rotto la scaletta della casa sull'albero-

-Tutto qui?-

-Sì...tutto qui-

-Ah ok...va bene, non ti preoccupare comunque non è nulla di che-

-Davvero? Ah perfetto d'accordo allora ci sentiamo poi-

-Ok ciao-

-Ciao-

Attaccarono entrambi. Rachel sospirò. Non era riuscita a chiedergli aiuto. In quel momento un lampo improvviso le fece tornare le speranze: la soluzione era la foto!

Corse a casa e prese la seconda macchina con la quale raggiunse rapidamente la centrale di polizia. Si chiese se fosse il caso di entrare di persona. Aveva paura che se lo sceriffo o i suoi colleghi l'avessero rivista, avrebbero cercato di trattenerla lì e le conseguenze potevano variare tra qualche stupida domanda e il rischio della vita. Decise che non ne valeva la pena. Lasciò la foto sulla porta davanti all'edificio sperando che qualcuno la vedesse ed entrasse chiedendo spiegazioni. Attese per quasi un'ora quando un'agente, Suzanne, finalmente vide Michael. Prima si guardò intorno, come se si stesse chiedendo dove fossero gli autori di quello scherzo, poi prese il foglio ed entrò quasi correndo. Rachel sorrise. Missione compiuta. Alla fine quel mostro di Richard si era fregato da solo e Jack avrebbe presto potuto rivedere suo padre.

Nel mentre, il ragazzo in questione, era sceso dalla casa sull'albero dopo aver calato a terra il suo cane. Aveva deciso di capire perché quegli uomini, il giorno in cui avevano rapito suo padre, avevano fatto irruzione in casa sua portando via chissà cosa. Raggiunse la strada facilmente, ma si rese conto di non sapere se scendere o salire. Sperò per il meglio e scese. Aveva paura di stare allo scoperto. Se Richard fosse tornato lo avrebbe trovato senza problemi, ma si chiedeva cosa ci fosse mai stato in quella casa piena di scatoloni da disfare di così importante e la curiosità lo vinse.

Stava camminando da un po' quando finalmente la vide. Entrare in giardino non fu difficile, dato che il cancello era aperto. Ogni passo gli faceva crescere un terribile senso di pericolo. Arrivato alla porta le diede una leggera spinta e questa si mosse cigolando. Il salone era come sempre: spazioso ed invaso dalle scatole. Guardandosi intorno notò che mancavano solo cose come un set di coltelli da cucina, alcune delle mazze da baseball...tutto ciò che lui avrebbe potuto usare come arma. Controllò anche dentro le scatole se fosse rimasto qualcosa e ritrovò quasi tutto. Mancavano un paio di foto di sua madre e questo lo inquietò ancora di più.

Sospirò. Il silenzio che regnava in tutta la sua casa lo demoralizzava. Aveva paura che quel posto sarebbe rimasto così: vuoto. Se avesse perso Michael cosa avrebbe fatto? Non sapeva assolutamente cavarsela da solo e non aveva un'istruzione adeguata per lavorare non avendo mai terminato gli studi del liceo. Avendo avuto dei maestri privati, non era nemmeno abituato a cose nuove e normali come le feste o gli amici. Perché suo padre doveva difenderlo da Richard? Cos'era successo? Cercò tra i documenti di Michael, ma non saltò fuori niente. Alla fine si arrese e uscì. Sapeva di dover ritornare subito nella casetta, ma era stanco di nascondersi. Decise di camminare ancora un po' lungo la strada, ma in quel momento la macchina di Rachel apparve davanti a lui. Lei lo fissò senza dire una sola parola. Era furiosa. Lui salì con Andy, che si sistemò nello spazio per i piedi.

 JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora