3.Mo' danger mo' problems

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Quella mattina io ed Henry avevamo raggiunto la scuola insieme, sembrava uscito da un film riguardante gli zombie che Danny amava e, per giunta, dovevamo svolgere un compito con la Shapen sulla storia portoricana.
"Henry, il compito è sulla storia portoricana, non sull'alba dei morti viventi" lo informò la Shapen con tono saccente.
"non sono preparato" la avvertì egli.
Dalle sue labbra non era uscito più alcun suono e, stranamente, la Shapen lo aveva lasciato con la testa sul banco..chiaro segno che ben presto avrebbe servito su un piatto d'argento una delle sue amare ed imbarazzanti vendette. L'ingresso di Charlotte e Jasper in aula mi aveva distratta dall'orripilante sguardo compiaciuto di quella sottospecie di essere umano, era estremamente disgustoso e provocatorio.
"che ha Henry?" chiese Jasper perplesso.
"speravo che voi lo sapeste" rivelai delusa.
"non avrà dormito" sdrammatizzò Charlotte.
"già" tagliai corto poco convinta.
"voi tre sedetevi, il test sta per cominciare ed il vostro amico avrà ciò che merita" sghignazzò la professoressa come una vecchia strega.
"è nervosa oggi!" osservò Jasper esasperato.
"in realtà lo è sempre" dichiarò Charlotte, per poi fare una risata isterica.
"esatto!" esclamai ridacchiando con lei.
Dopo quella piccola chiacchierata avevamo già preso posto e la donna bionda aveva distribuito i test a tutti i presenti, ero curiosa di sapere ciò che c'era di complesso nelle domande, ma ero comunque in pensiero per Henry dato che egli aveva preso a dormire profondamente.
"a chiunque cercherà di svegliare Hart verrà ritirato il test" ci informò ghignando.
"se mi sveglio da solo ritirate il test proprio a me?" chiese il biondo, facendo sbellicare dalle risate tutta la classe.
"tu vuoi essere sospeso!" gridò la Shapen con tutta la voce che possedeva.
•~~~•

Un'ora dopo avevo terminato brillantemente il mio test e speravo davvero in un voto positivo, mi ero impegnata molto il giorno prima pur di capirci qualcosa. Mancavano pochi minuti alla campanella strimpellante che segnava la fine di quella tortura e, improvvisamente, la Shapen si era presa la briga di gridare qualcosa di strano alle orecchie di Henry, provocando un risveglio brusco di esso: i suoi occhi erano balzati fuori dalle orbite, il battito cardiaco era irregolare ed il terrore dominava sul suo innocente visetto. A parere dei miei compagni la scena era davvero epica, ma io ero contraria a tutto quello sfarzo e mi ero precipitata accanto ad Henry per far in modo che comprendesse che era stata solo quel brutto esempio di adulta della Shapen a fargli uno scherzo di pessimo gusto. Ero furibonda e, non appena i miei grandi occhi avevano avuto l'occasione di incrociare quelli della donna, ciò che ci circondava era tramutato: dei nuvoloni si erano ingrossati, all'interno dell'aula tirava un vento innaturale, tanto che tutte le finestre che ci circondavano si erano rotte ed ogni oggetto che dava fonte di luce si accendeva e spegneva in continuazione. Ero uscita fuori di testa per la rabbia ed i miei poteri ne avevano approfittato per manifestarsi senza il mio consenso; non si sarebbero fermati, così, per riuscire a limitare i danni, avevo fatto fare un volo al nuovo secchio di Jasper sulla testa della professoressa. Poco tempo dopo aver compiuto l'azione, la natura si era presa un tranquillante e, con essa, anche la Shapen visto che era stesa sul pavimento, priva di sensi. Avevo esagerato davvero molto e ciò si evinceva dagli sguardi stupiti che tutti gli altri mi stavano lanciando, oltre alle loro bocche che formavano delle o perfette.
"come ci sei riuscita!?" esclamarono in molti.
"cosa?" chiesi falsando un'espressione confusa.
"come ha fatto il secchio a volare sulla testa della professoressa?" chiese il cervellone della classe che amava competere con Charlotte.
"qualcuno di voi lo ha lanciato, complimenti, ci vuole proprio coraggio a mettersi contro la Shapen!" esclamai meravigliata.
•~~~•

Dopo il pranzo con i miei avevo realizzato che il mio fratellone mancava all'appello e, per la mia gioia, non mi avrebbe infastidita quando sarei uscita per raggiungere i miei amici a casa Hart. Quell'affermazione era andata a farsi benedire mezz'ora dopo, egli mi aveva mandato un audio sul mio cellulare in cui mi incitava chiaramente a non provarci con Henry e, con l'affermazione, anche il telefono era andato a farsi benedire a causa dei miei poteri, ormai incontrollabili.
Mi ero accorta di essere in ritardo poco tempo dopo, così mi ero recata a casa Hart e, appena avevo varcato la porta, Charlotte e Jasper mi avevano invitata a giocare alla PlayStation con loro. Stavo per cadere in tentazione, ma la vista di Henry con una tazza gigante di puro caffè tra le mani mi aveva convinta a svuotarla nel suo lavandino in men che non si dica.
"ne avevo bisogno!" esclamò egli contrariato.
"hai bisogno di dormire!" lo rimproverai.
"e tu di un nuovo telefono!" esclamò strabiliato mentre lo guardava.
"mi è caduto dalla finestra" improvvisai senza alcuno scrupolo.
"c'entrano i canadesi?" chiese perplesso.
"stavo proprio parlando con loro!" esclamai per far valere il mio alibi.
"possiamo conoscerli?" domandarono Jasper e Charlotte all'unisono.
"già, siamo curiosi" affermò Henry sorridente.
"uhm..va bene" confermai entusiasta, ma nel profondo sentivo che era una pessima idea.
D'un tratto era comparso il padre di Henry che scendeva le scale frettolosamente, in estasi alla sola idea di un pomeriggio senza le solite grida della figlia minore.
"Henry, oggi tocca a te cucinare" lo informò con un tono abbastanza categorico.
"oh no, cosa devo preparare?" chiese mentre si massaggiava le tempie.
"delle polpette piccanti" rispose egli, per poi dirigersi verso la porta.
"QUESTA VOLTA FALLE PICCANTI" gridò la sorella dal piano superiore.
Il signor Hart aveva scrollato le grandi spalle in un modo ambiguo, che ci lasciava intendere un senso d'impotenza forte confrontato a quello di Piper, poi il suo sguardo si era posato sul figlio maggiore e lo scrutava bene, quasi come se egli avesse commesso un crimine. L'uomo, dopo un paio di istanti, aveva lasciato la casa, sparendo alle spalle della porta.
"ti do una mano?" chiesi al biondo.
"lo faresti davvero?" domandò con due occhi grandi e lucidi.
"si, potresti persino addormentarti mentre le prepari!" ridacchiai beffarda.
"hai ragione!" rise con me, per poi darmi uno dei primi abbracci ricevuti da quando ero stata portata lì contro la mia volontà.
Avevo avvertito alla pelle dei brividi, le comuni farfalle allo stomaco ed una specie di carica per tutto il corpo. Quella sensazione non mi era per niente nuova grazie a Jack, ma forse bramavo il contatto in questione con Henry, insomma, per me era strano ammetterlo dato che dovevamo ancora approfondire la nostra conoscenza, ma le cose forse stavano cambiando. Non sarebbe stata male l'idea di me accanto ad Henry, ma il lato negativo dell'immaginazione in questione era il fatto che i miei genitori amavano davvero molto viaggiare e se tra me ed il biondo poteva nascere qualcosa, questo non avrebbe potuto proseguire.
•~~~•

I genitori di Henry ci avevano convinti a cenare da loro e, non appena avevo servito le polpette, tutti si erano precipitati a rubarle con le posate, l'odore del piccante che aleggiava per la stanza era così ammaliante che nessuno era riuscito a resistergli.
"buonissime!" esclamò Charlotte golosamente.
"le hai cucinate da solo?" domandò suo padre con una certa curiosità.
"mi ha aiutato Kate" disse mentre arrossiva.
"si sente il tocco femminile" osservò a voce alta sua madre, molto radiosa.
"siete una coppia formidabile se si tratta di cucina" disse Piper, per poi deglutire.
Avevo chinato lo sguardo sul mio piatto, tutti i loro complimenti erano dolci, ma quello della piccola Piper mi aveva spiazzata ed era stato a dir poco capace di imbarazzarmi per molto più tempo di quanto speravo.
"sei da sposare!" esclamò Jasper dopo aver caricato il suo piatto.
Potevo definire quel suo complimento come un innocente fantasia irrealizzabile ed avevo fatto una risata per non pensarci troppo, ma Henry, invece, lo aveva fulminato con lo sguardo.
"Henry, che ne dici di smettere di dormire nel momento delle verifiche a scuola?" domandò il signor Hart severo, scacciando via lo sguardo del figlio dalla sagoma di Jasper.
"devo alternate meglio il lavoro con la scuola, mi dispiace" si giustificò il ragazzo.
"se non migliori ti farò lasciare il lavoro" disse solenne il padre.
Il signor Hart aveva riacquistato la sua autorità e ciò lo rendeva allegro, ma l'orologio del figlio maggiore che emetteva un suono paragonabile ad un allarme aveva messo da parte il discorso che egli gli stava facendo ed aveva costretto il ragazzo a fuggire al piano superiore. Il povero uomo era sconcertato e deluso, come ormai di routine, egli sembrava non contate niente per i suoi figli, tanto che per loro era di gran lunga più semplice non dargli ascolto.
•~~~•

Avevamo trascorso un'ora a chiacchierare con i genitori di Henry e lui sembrava essere stato a dir poco inghiottito dalle pareti, tanto che io ed i miei amici avevamo deciso di tornarcene alle nostre abitazioni, ormai stufi di attenderlo. Il cielo stellato annunciava la realtà, ma suscitava anche dubbi: sapevo che non potevo dar libero sfogo ai sentimenti che stavano crescendo per Henry perché i miei non avrebbero perso altro tempo a traslocare dopo soli tre mesi, ma non sapevo se lui ricambiava..
"il classico sguardo perso di chi ha il cuore infranto" sospirò mio fratello.
"sto bene" mentii mentre toglievo le scarpe.
"oh, invece no, so che Henry potrebbe piacerti, ma che non vuoi dirglielo per paura che papà e mamma potrebbero decidere di partire" mi disse egli dolcemente.
"Danny.." esitai mentre due lacrime solcavano il mio volto.
Per la prima volta mio fratello mi aveva accolta tra le sue braccia e mi aveva lasciata affondare il visto nell'incavo del suo collo, era insolito dal momento che noi ci facevamo molti dispetti a vicenda, ma era bello averlo al mio fianco.
"non sembra, ma so come ti comporti quando ti piace qualcuno e quando ti ho vista con quel muso lungo ho capito che c'era qualcosa che non andava" disse mentre mi accarezzava la testa dolcemente.
"lui potrebbe piacermi e non voglio andare via di nuovo, starei troppo male" dichiarai tra un paio di singhiozzi disperati.
"sai che non decidiamo noi, ma sta certa che i nostri non vogliono traslocare" mi rassicurò con aria tenera.
"ci spero, sono stanca ci cambiare" ammisi, per poi affondare le unghie in un cuscino.
"stavolta è diverso" disse, quasi come se stava cercando di difendere i nostri genitori.
"dite che sarà diverso ogni volta!" ringhiai con aria adirata.
Un silenzio assordante aveva preso il comando, sapevo di averlo spiazzato, era senza una via di fuga dalla verità che tentava di occultare ogni volta che gli parlavo. Avevo scosso la testa per fargli capire quanto ero delusa ed ero fuggita in camera mia per stare da sola, non avevo alcuna necessità di altre bugie.

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