5.Jump in the past

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Era un sabato come tutti gli altri in Canada, ma il tempo era stupendo: le nuvole erano assenti e si potevano ammirare i timidi raggi del sole e quel bel celeste che padroneggiava il cielo. Non era mia intenzione far impazzire i giornalisti, così ero atterrata su un palazzo alto dieci piani e mi ero accomodata sul suo bordo, con le mie gambe che penzolavano. Non sapevo per quale motivo ero lì, forse il trambusto mattutino mi era mancato, o il panorama che ammiravo ogni volta che mi ritrovavo da sola a riflettere.
"sei davvero tu?" chiese una voce maschile alle mie spalle, più che riconoscibile.
Mi ero voltata immediatamente verso il punto da cui proveniva la voce ed avevo riconosciuto il mio più acerrimo nemico, Darkbreath: il suo costume era fatto di pelle nera, con un simbolo rosso fuoco situato sul petto ed una maschera nera dai bordi rossi della stessa forma di quella che Henry possedeva.
"come sapevi che ero qui?" ribattei alzandomi.
"ho seguito il battito del tuo cuore" rivelò con un tono di speranza che mi infastidiva.
"ora va via" intimai nervosamente.
"no, sei partita senza darmi una spiegazione ed ora la esigo" controbatté insistente.
"riguardo cosa?" domandai sulla difensiva.
"lo sai" tagliò corto sorridendomi.
Non avevo proferito parola, rammentavo bene dei suoi sentimenti per me e della notte prima della mia partenza: lo avevo incontrato un po' riluttante su un palazzo e gli avevo detto addio, ma egli aveva provato a baciarmi ed io mi ero dileguata dalla sua presa, congelandogli i piedi.
"sai che sono ancora innamorato di te, quando sei andata via ho capito che anche combattere contro te era inutile, perché io ti voglio e non desidero altro" confessò avvicinandosi.
Ero pietrificata al suono delle sue parole e lui ne aveva approfittato per strapparmi un bacio, ma era ignaro al fatto che ciò mi era molto utile per scappare dalle sue grinfie come avevo fatto l'ultima notte passata in Canada. Certo, sapeva del mio piccolo debole per lui date le occasioni in cui lo avevo aiutato a guarire da brutte ferite e in cui avevamo collaborato, ma convivere con il passato non poteva far altro che ferirmi e lui, purtroppo, ne faceva parte.
"so che vuoi congelarmi i piedi, se non ricordi male, ho il potere di leggere i pensieri" ci tenne a precisare abbastanza categorico.
"senti..sono venuta qui per rivedere il Canada, non posso tornare sui miei passi, devo pensare al presente" rivelai con aria gelida.
"non puoi darmi una possibilità?" domandò con un tono abbastanza affranto.
"io..non posso" esitai incerta.
"allora dovrai dire al Canada che difendi una città diversa e poi dovrai sparire da qui per sempre" disse assumendo un tono autoritario.
"è un addio?" chiesi inarcando un sopracciglio.
"si, ma potrei darti una mano" disse malizioso.
"potresti aiutarmi, ma smettendo di attaccare la città dato che non la salverò più" comunicai con un piccolo sorriso.
"d'accordo" pronunciò sorridente.
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La piazza principale era stracolma di persone, per quanto ne sapevo, lì sarebbe stato fatto un concerto ed era presente un palco su cui potevo parlare difronte a tutti. Appena vi ero atterrata, molte persone avevano preso i propri cellulari per registrare il mio discorso, situazione utile affinché la notizia potesse essere divulgata.
"buongiorno cittadini, ho colto l'occasione per dirvi il motivo per cui non mi avete più vista in azione. Sono ancora un'adolescente ed ho dei genitori che hanno deciso di partire, quindi è per questo che non ho più potuto salvarvi, spero possiate capire che non posso oppormi alla loro volontà e che è stato difficile essere qui per parlarvi. Vi auguro un'altra persona in grado di proteggervi dato che questa è la mia fine in Canada..addio e vi ringrazio per il vostro sostegno" dichiarai sinceramente.
Molti dei presenti approvavano ciò che avevo appena detto e ne ero felice, non sapevo cosa dire ancora pur di giustificarmi per averli del tutto abbandonati. Dopo poco mi ero decisa ad abbandonare il passato in modo definitivo e mi ero messa in volo per ritornare a Swellview, ma durante il tragitto, un laser biancastro mi aveva colpita in pieno, facendomi precipitare verso il basso. Ero incapace di muovermi e ciò forse era dovuto all'effetto che il laser doveva avere su di me, così, prima di toccare terra, due braccia mi avevano sostenuta.
"non puoi abbandonarmi" disse con un tono malevolo Darkbreath.
Maledizione, avevo sbagliato ad affidarmi a lui, dovevo rendermi conto prima di quanto poteva essere testardo se teneva davvero a qualcosa, o a qualcuno.
"sono felice di riaverti" disse sorridente.
Volevo davvero tirargli un bel cazzotto in pieno viso, ma non ne ero in grado e, per non subire il mio sguardo furente, egli aveva schioccato le dita in modo rapido, facendomi perdere i sensi.
Nessuno sapeva del mio ritorno in Canada e ciò mi aveva tradita, nessuno poteva salvarmi dalle sue grinfie, nemmeno il mio adorato Henry che doveva essere in pensiero per me dato che non ero presente in classe.
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