// diciotto //

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Harry's pov

Perchè doveva essere tutto così complicato? Sarebbe stato semplice se Chelsea non fosse esistita, rimpiangevo il giorno in cui avevo iniziato a frequentarla. Mi meritavo tutto, l'avevo usata e lei voleva avere vendetta. 

Come diavolo faceva a sapere in quale bar lavorava Amy? Ed ero sicuro che questa volta nessuno dei ragazzi gliel'avesse detto perchè non lo sapevano neanche loro. C'era una moltitudine di bar, ma perchè aveva scelto proprio questo? Ero sicuro che volesse avere un'altra discussione. 

Sapevo che non mi amava e anche se l'avesse fatto, allora aveva fatto tutto da sola. Non pensavo di averle mostrato che l'amassi. La trattavo bene nonostante non le avessi dato molte attenzioni verso la fine della nostra relazione. Ero certo che il suo amore si era trasformato in odio quando aveva scoperto la verità, voleva semplicemente vincere una gara che stava giocando e voleva vendetta. Ma Amy non si meritava nulla di tutto ciò. 

Mi sentivo così in colpa e triste per Amy, l'amavo, ma quelle tre settimane appena passate erano state le peggiori. Non avevo sentito la sua voce ed era una cosa che mi faceva impazzire, avevo ormai passato molto tempo senza poterlo fare. Avevo bisogno di lei, amavo sentire la sua voce angelica e volevo solamente vederla felice. 

Speravo che mi desse la possibilità di spiegare tutto e qualsiasi cosa che volesse sapere, ma con Chelsea nell'insieme, aveva rovinato tutto. Amy avrebbe dovuto dar retta a me e solamente a me, avrebbe dovuto fidarsi di me e credere a me. Non le avrei mai mentito ancora. Avrei dovuto dirle di quando Chelsea mi aveva chiamato la prima volta, quando voleva incontrarmi al suo appartamento. 

Ero in camera mia sdraiato sul letto e pensavo a come avrei potuto riavere Amy. Avevo bisogno di un piano. Chiesi ai ragazzi e loro non mi avevano aiutato perchè non la conoscevano bene, ma apprezzavo il fatto che se ne preoccupassero. 

Dopo aver pensato per un po', mi venne un'idea, ma avevo bisogno dell'aiuto di qualcuno. Speravo solo che non andasse male nulla perchè quella persona era l'ultima a cui avevo pensato, che la conoscesse bene. 

Indossai il mio giubbotto e uscii dalla porta. Vidi Amy seduta su una sedia in cucina a bere dell'acqua. 

"Ehi." sorrisi e la raggiunsi, poi mi misi a sedere di fronte a lei. 

"Ehi Harry." parlò finalmente. Sperai che andasse bene. 

"Beh, sto uscendo per un po' ehm... vuoi qualcosa?" sospirò. 

"Non lo so, ma non ho bevuto caffè oggi, quindi ehm... potresti prendermene un po', per favore? Se non puoi non-" 

"No! Certo, ti porterò del caffè." sorrisi e andai verso di lei. Era nervosa e me ne accorsi. Sorrisi e le lasciai un bacio sulla guancia, ma era molto vicino alle sue labbra. 

Volevo assaporare di nuovo le sue labbra, mi mancavano e mi mancava lei. Beh, dovevo farmi perdonare e speravo che lui potesse aiutarmi. Ci speravo e basta. 

_____

"Harry?" i suoi occhi si spalancarono e si spaventò quando mi vide entrare perchè Amy non era con me. "Va tutto bene?" 

"Sì, sì! Sono venuto qui... per parlarti." dissi e lui sospirò sollevato. 

"Mi hai spaventato a morte." risi. "Ok, il mio turno è quasi finito, ma puoi parlarmi ora se vuoi." lui sorrise mentre mi misi a sedere sulla sedia di fronte a lui. 

"Ho fatto un casino come sai e ho bisogno del tuo aiuto." sospirai. 

"Perchè?" 

"Uhm... perchè magari tu sei l'unico che mi può aiutare ora e sei il suo migliore amico." 

"E, ti sei dimenticato che sei stato il suo ex ragazzo in passato, e che magari la conosci meglio di me?" sospirai. 

"Lo sai?" annuì. "Guarda, non mi vuole neanche parlare. Non mi parla più come era solita fare. Quindi, mi aiuterai o no?" annuì ancora. 

"Certo che lo farò." 

"Grazie Niall." sorrisi e lui annuì. Sembrava una persona gentile, ovviamente era una suo amico. 

"Nessun problema." dopo quello, non aveva nessuna idea, ma mi aveva detto che mi avrebbe aiutato in qualsiasi cosa e se gli fosse venuto in mente qualcosa me l'avrebbe detto. Presi il caffè per entrambi e tornai a casa, c'era silenzio. 

"Dove sei Amy?" mormorai a me stesso poi andai alla sua stanza. Stavo per bussare, ma la porta era già aperta. Ero sul punto di entrare, ma la sua voce mi fermò. 

"No." la sentii, stava parlando al telefono, supposi. Guardai attraverso la porta e i miei pensieri furono giusti. 

Decisi di allontanarmi e aspettarla, ma rimasi immobile. Era una cosa sbagliata, non avrei dovuto spiarla. 

"No, lo amo, ok." 

Cosa? Amava qualcuno e non ero io? Mi sentivo distrutto e triste. Pensavo di poter avere una possibilità, ma sembrava come se mi sbagliassi alla grande ogni volta. Amava qualcun altro ed era migliore di me. Almeno, non l'avrebbe ferita. 

Sospirò poi lanciò il suo telefono sul letto. Tornai in salotto e mi misi a sedere sul divano. "Ehi, non ti ho sentito entrare." mi voltai e mi sorrise. Finsi di ricambiare così che non avrebbe sospettato nulla. Dovevo fingere di comportarmi come se tutto andasse bene, ma dentro di me sapevo che non fosse così. 

"Sì, qui c'è il tuo caffè." le passai il caffè e lei mi ringraziò. Ero silenzioso e sapevo che avesse il sospetto che qualcosa non andasse, mi conosceva molto bene. 

Ma ovviamente, non mi avrebbe chiesto nulla. Non mi amava, perchè avrebbe dovuto preoccuparsi per me allora? Mi sbagliavo fin dall'inizio, pensavo che sarebbe stata una bella giornata, ma si era capovolto tutto. 

Era stata la giornata in cui mi venne spezzato il cuore dalla ragazza che amavo di più.

Roommates [Harry Styles] ITALIAN TRANSLATIONWhere stories live. Discover now