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20 gennaio 2017
Washington DC, giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

La piazza gremita del Campidoglio vociava in attesa del giuramento. Il numero di persone presenti alla cerimonia non era mai stato così basso, questo a dimostrazione di quanto effettivamente il candidato fosse il più controverso della storia americana; ma probabilmente anche perché tutto il resto dello spazio vuoto era in realtà occupato dall'enorme ego presidenziale. l'America si era trovata totalmente spaccata in due, e, paradossalmente, a schierarsi con un borioso miliardario erano stati proprio i ceti più bassi. Per lo stesso motivo, forse, non poteva essere lì la pancia di quegli States la cui voce era stata soffocata dall'accecante patina di celebrità di cui si era vestita la precedente amministrazione.
La sicurezza era ai massimi livelli, sia per le contestazioni programmate dai suoi rivali politici e dai cittadini sia per il periodo tristemente noto per il terrorismo. Per chiudere sempre di più le maglie, nell'arco di un chilometro quadrato i poliziotti avevano bonificato la zona da tutti i messicani e i relativi cibi infiammanti, mentre gruppi di buoni cittadini volontari perlustravano le strade con il riconoscibile cappuccio a punta bianco, classico di chi si sentiva fortemente coinvolto nella vita civile dello stato.

Come un rumore che si allontana il chiacchiericcio iniziò a diminuire sino a spegnersi, la cerimonia stava per iniziare.
Il presidente eletto comparve sulla terrazza del Campidoglio e salutò sorridente, la sua pelle dal classico colorito arancione brillava alla luce, mentre i capelli sembravano voler volare via per raggiungere nelle calde isole del sud i suoi simili canarini Gloster. Dietro di lui l'imminente ex-presidente Obama e la famiglia indossavano un sorriso che mal celava un'espressione grave.
Un breve applauso di rito anticipò il suo discorso, il futuro presidente aprì la bocca ed esplose.
Il silenzio cadde come un macigno, nessuno si era ancora davvero reso conto di cosa fosse successo. Come se il freddo di quella giornata invernale avesse effettivamente congelato il tempo, tutto sembrava immobile, tutto eccetto il corpo inerme di Trump che, come un sacco pieno, si afflosciò sotto il suo stesso peso.
Di colpo l'enorme cicatrice lasciata dall'omicidio del presidente Kennedy si riaprì nella mente degli americani, questa volta nell'esultanza.
I due direttori della CIA e del FBI poco dietro si scrutarono stupiti con lo sguardo interrogativo che chiedeva all'altro "sei stato tu?", intanto i poliziotti, mano sui manganelli, iniziarono già a cercare tra la folla un nero per portarsi avanti con il lavoro.
Finalmente il gelo temporale si sciolse, la folla si rese conto che, al di là dell'euforia generale, vi era la possibilità che ci potessero lasciare la buccia pure loro e vennero investiti da una tempesta di caos, iniziando a muoversi proprio come farebbe un oceano nelle stesse condizioni. Le urla e le grida non fecero notare alla gente qualcosa che era totalmente sotto i loro occhi, in diretta TV e su internet, trasmetto ovunque nel mondo, ovvero lo sguardo di Obama. Guardava fisso nel vuoto, con un piccolo ghigno che i muscoli del volto tentavano in tutti i modi di tenere a bada, come fuscello che costantemente piegato dal vento si rialzava per essere ancora piegato. Compiaciuto abbassò lentamente lo sguardo per vedere il risultato delle loro azioni. I suoi denti scricchiolarono con violenza lasciando spazio solo a un forte sibilo. Per terra non vi erano né sangue né ossa -nessuno si aspettava comunque di trovarvi materia cerebrale- ma solo cavi, circuiti stampati e liquido di raffreddamento.La rabbia immane di Barack venne interrotta da un rumore intermittente in lontananza che si stava avvicinando sempre di più. Un grosso elicottero nero si stava dirigendo velocemente sul posto e, quando finalmente raggiunse l'ubicazione, un altro colpo di scena squarciò quella giornata così inquietante. Con un magistrale e atletico salto una figura tozza si lanciò sullo stesso terrazzo dove il corpo di Trump giaceva e dove Obama guardava incredulo, un ciclone di polvere e un potente tonfo si alzarono ammutolendo tutti e riportando l'attenzione sul Campidoglio. Quando la nube permise a tutti di vedere ciò che nascondeva il mondo smise di respirare per la seconda volta nell'arco di pochi minuti. Donald Trump si stagliava sotto il freddo sole invernale vivo e vegeto, con un enorme spadone a due mani al suo fianco. Obama con lo sguardo colmo di un'ira mai vista poté solo fare un passo indietro pronunciando maledizioni in una lingua incomprensibile, in un istante un velocissimo fendente del Repubblicano gli recise di netto la testa.
"Sei licenziato." Mormorò Donald.

I poliziotti, i cecchini, la guardia nazionale e tutti i rappresentanti della sicurezza, armi alla mano, erano totalmente sbigottiti -eccetto i tizi con i cappucci bianchi appunti, loro ridevano- non sapevano cosa fare, se stare fermi o se inzuppare ancora la ciambella nel caffè con il rischio drammatico di far cadere inesorabilmente il pezzo bagnato dentro la tazza colma. Non prestavano grossa attenzione, effettivamente.
"Aspettate!" Urlò ai microfoni The Donald.
"Guardate!" Tuonò alzando la testa del suo predecessore Democratico.
Apparve subito per quello che era, una testa di un essere umano ancora calda; ma quando la disperazione si stava per dipingere nella mente della folla qualcosa di impensabile accadde. La pelle scura di Obama si tinse lentamente di sfumature verdognole, come quelle che colorano una macchia di petrolio colpita dalla luce, comparvero poi solide squame, i capelli si trasformarono in dure corna e gli occhi, rimasti aperti, si scoprirono in realtà gialli e tagliati da un'affilata pupilla nera.
La testa di un rettile.
"Sono tra noi!" Gridò l'uomo alla folla "per questo hanno osteggiato tanto la mia candidatura, per questo hanno combattuto così violentemente contro di me, per questo ho dovuto evadere le tasse, per questo ho afferrato organi genitali femminili, per questo ho fatto tutto quello che ho fatto! Controllano tutto, dai mezzi di comunicazione agli organi civili e militari, tutto! Loro ci hanno comandato, ci hanno controllato, ci hanno sfruttato, ma è ora di dire basta! Unitevi a me in quest'ultima battaglia, liberiamoci per il bene dell'umanità e dei miei hotel -avete mai visto una lucertola dormire in un albergo di lusso?-, andate e armatevi, preparatevi alla resistenza!"
Alzò la spada che brillò nel cielo emanando un fiero sibilo metallico, sulla lama l'incisione dorata "Be Prepered" era ben visibile. Insieme a svariate offerte commerciali allettanti, hamburger Hudson, pillola per allungamento pene garantita, a 2.5 km Jessica vuole accoppiarsi con te, prestiti a tassi ridotti, ragazzi sono veramente euforico e così via.
La folla esplose in un boato di rivalsa sino a quando Trump urlò un ultimo messaggio.
"Make America Great again!
Scappate!"
Subito dopo i suoi piccoli occhietti infossati ruotarono in maniera inumana, lasciando spazio ad un numero uno su un occhio e uno zero sull'altro, un secondo dopo, l'uno cambiò in uno zero e lo zero dell'altro occhio in un nove, che cambiò in un otto, in un sette, in un sei.
Un conto alla rovescia.
La folla terrorizzata si riversò urlando nella strada poco lontano. Quando su entrambi gli occhi del presidente comparvero due zeri una gigantesca esplosione avvolse in un abbraccio infuocato tutto quello che lo circondava, sventrando uno dei più importanti simboli di quella che sarebbe dovuta essere la più grande democrazia del pianeta.

Il mondo non era più quello che avevamo sempre creduto essere.

Dai meandri più oscuri di internet decine di migliaia di persone, in gran parte obesi, con i loro cappelli di stagnola, si alzarono a (fatica) dalle scrivanie dei computer -nonché loro unici collegamenti e mezzi di interazione con il mondo- su cui guardavano la diretta streaming di quell'impossibile evento, salirono (sempre a fatica) le scale degli umidi scantinati in cui vivevano da decenni, per la prima volta evitarono il panino imbottito che la loro madre gli aveva preparato (cosa che fece preoccupare a morte le povere donne) e videro dopo moltissime settimane la luce del sole. Fuori dai loro bui scantinati, da cui erano usciti come mossi da una forza invisibile, incrociarono lo sguardo di chi, alla loro stessa maniera, aveva fatto la stessa e identica cosa. Lungo i vialetti, nei quartieri, nelle città, nelle contee, negli Stati e in tutto il paese, una catena di sguardi si era intrecciata. Erano molti, davvero molti e finalmente, per la prima volta, ebbero la prova tangibile che non erano soli.

I complottisti avevano ragione e adesso lo sapevano tutti.

I want to set the world on firedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora