3.Hell

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3) Hell

La notte porta consiglio.

La notte è conosciuta da molti come momento in cui rilassarsi e lasciarsi andare ad un lento ed inesorabile sonno; altri la conoscono come una parte della giornata in cui far baldoria e ubriacarsi; altri invece aspettano con ansia il suo arrivo per poter uscire e andare direttamente a lavoro il giorno dopo.

Io prima lavoravo di notte, ma adesso è tutto diverso. Dormo molto e anche bene, non ho più avuto incubi e spesso mi capita di svegliarmi a mattina già inoltrata.

Anche questa notte, se non fosse successo niente, probabilmente sarei andata direttamente a domani mattina.

Sentivo in lontananza il cellulare di Ian suonare, ma lui dormiva alla grande e di rispondere sembrava che non ne avesse nessuna voglia. Aprì lentamente un occhio e con fatica aprì anche l'altro mentre il mio bellissimo marito continuava a russare alla grande. Era più forte di lui, era una di quelle persone che ha bisogno delle cannonate per riuscire a svegliarsi. Probabilmente se avesse suonato fino al sorgere della mattina, lui non se ne sarebbe minimamente reso conto.

La suoneria incessante e vagamente fastidiosa iniziava a rintronarmi in testa tanto da portarmi a tentare di tapparmi le orecchie mentre cercavo di svegliare Ian sperando che potesse mettere fine a questo suono insidioso.

-Ian il telefono!- gli dissi dolcemente cercando di scuoterlo un po'.

Lo vidi aprire prima un occhio, poi quando si rese conto che il cellulare suonava incessante, si alzò di scatto e afferrandolo dal comodino, afferrò un paio di pantaloni della tuta dalla sedia al lato del letto e mi fece un leggero occhiolino prima di uscire elegantemente dalla camera intimandomi di tornare a letto.

Guardai l'orologio analogico che avevo sopra il mio comodino e storsi il naso rendendomi conto che erano appena le 4:25. Chi mai poteva chiamarlo a quell'ora?

Sicuramente c'era a che fare qualcosa con la banda e questo non mi faceva sentire più leggera, anzi. Mi portava ancora più tormento. Succedevano guai. Per forza. Nessuno sano di mente si permetterebbe di chiamare qualcuno alle 4:30 del mattina, se non era un affare grosso.

Da quando ci eravamo sposati non era mai successo che venissimo interrotti nel bel mezzo della notte. Non è un buon segno quando succede. Stavo iniziando a sentire del sudore ghiaccio salirmi alla testa.

Mi alzai a fatica dal letto e indossai velocemente la vestaglia che avevo in fondo ai piedi per impedirmi di sentire freddo e seguì il tragitto che aveva intrapreso Ian pochi minuti prima.

Lo sentivo parlare a voce abbastanza moderata, probabilmente per la paura di potermi dare fastidio o peggio di svegliarmi dal mio sonno generatore. Troppo tardi.

Scesi le scale e lo vidi in piedi con le spalle verso la mia direzione e con la faccia dritta verso il ponte di Brooklin che si vedeva dalla finestra. Aveva l'aria di un boss che impartisce ordini e che aspetta con ansia un passo falso.

Io sapevo che non c'erano pericoli, che lui e Nate erano d'accordo a non ostacolarsi per non dover essere in condizioni di combattere l'uno contro l'altro. Sapevo che nessuno si sarebbe messo contro di loro. Nessuna sarebbe stato così pazzo da farlo. Nate controllava gli Unions e i Crips, mentre Ian aveva a suo comando i Bloods e i Flag; nessuno abbastanza sano di mente penserebbe mai di mettersi contro di loro.

-riferiscimi quello che si dice! Riley ho bisogno che tu mi tenga costantemente informato su tutto questo! Lui non deve avvicinarsi a lei!- ringhiò minaccioso mentre si passava una mano tra i capelli.

Sentivo le gambe cedermi e mi sedetti sull'ultimo scalino della lunga scalinata che mi aveva portato via dalla zona notte. Non era proprio opportuno affrontare queste cose mentre ero incinta; mi sentivo perennemente stanca e spossata; ma dovevamo affrontare questo problema prima che potesse diventare pesante e ingestibile.

Don't Call Me a Lolita 2 {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora