Incisioni permanenti.

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Natalie si avvicinò cautamente a Chris, il quale aveva uno sguardo triste e deluso. Sapeva che non sarebbe accaduto nulla di buono, sperava solo che non fosse vero.
Posizionatasi davanti a lui, cominciò ad osservarlo attentamente. Notò che la trsitezza e la delusione non erano le uniche espressioni presenti sul suo volto, ma vi erano anche la paura e l'ansia, con un pizzico di rabbia.

Nat- Eccomi, cosa c'è?-

Chris- Natalie, io...io volevo dirti che ho bisogno di frequentare qualcun'altra. Tutto ciò che ti ho detto non è servito a nulla, non mi hai nemmeno ascoltato. Sei diventata ancora più strana ed inquietante, come i tuoi disegni....lo so, ho detto che sarei rimasto, ma tu hai complicato tutto...E non ricominciare con la scusa della morte di Clara...-

Nat- Come...come sarebbe a dire...è fi-finita?-

Chris- Sì, sì Natalie, tra noi non c'è più nulla. Spero troverai da sola la felicità. Addio.-

Detto questo Chris andò via a passo veloce, mentre Natalie rimase lì da sola, completamente sola, con le lacrime agli occhi e una voglia matta di urlare.
Si inginocchiò sull'asfalto e iniziò a singhiozzare.
Non c'era più nessuno, non aveva più nulla da perdere.

Tornò a casa con l'autobus, senza nemmeno profanare una parola, con la mente vuota e occhi privi di luce.
Il niente regnava dentro di lei, perché niente le era rimasto. Era come una statua di ghiaccio: fredda, irremovibile, completamente assente.
Una lacrima le scese da un occhio per poi attraversare la pallida guancia ed arrivare al suolo, procurando un rumore fastidiosamente inesistente.

Rientrando in casa, si precipitò di corsa nel bagno, dentro il quale ebbe una crisi di pianto e di panico. Tutto ciò che le era successo la fece impazzire proprio in quel momento.
Si guardò allo specchio, notando di avere dei piccoli tic per il nervoso.
Accanto lei c'era un coltello, tirato fuori dalle sue tasche, che usava in caso di emergenza, ma quel giorno lo avrebbe usato per altri scopi.

Nat- Natalie...non lo farai, tu sei più forte degli altri...sorridi, sorridi e basta piccola Natalie...ehehhe..AHAH.-

Sprofondò in una risata isterica per poi prendere il coltello e incidersi due tagli lunghi e profondi ai lati della bocca.
Il sangue colava a dismisura e in poco tempo sporcò tutta la zona lavandino.
Natalie prese un vecchio filo nero di raso e con un ago cucì io suo nuovo sorriso con dei punti a croce.

Guardò il suo lavoro esaltata ed entusiasta, con uno sguardo folle che non le permetteva di sentire il dolore che si era procurata, o almeno, fin quando la madre non entrò nella stanza guardando la scena scioccata.

Marybeth- Na-Natalie...COSA HAI FATTO?!-

Natalie si girò di scatto verso sua madre con uno sguardo ancora pazzo che si sciolse nel mentre le sue mani toccarono le cuciture.
Vide del sangue scorrere sulle dita, e se prima era piacevole quella vista, ora non lo era affatto.
Un bruciore intenso invase le sue guance, e riusciva solo a gemere e a piangere per il forte dolore.

Nat- Ma...Mamma...fa male...fa tanto male...aiutami...per favore!-

Disse con tono disperato e di supplica, tra le lacrime.

Marybeth- Ora andiamo in ospedale!-

Salirono in macchina e dopo tanta strada arrivarono all'ospedale.
La fecero sdraiare su un lettino, poi un infermiere iniziò a disinfettarle le ferite, applicando in seguito dei punti di sutura.
Lei soffriva e pativa quel dolore in silenzio, con gli occhi puntati sul grande orologio, che era appeso alla parete, concentrandosi solo sul sul ticchettio.

Infermiere- Ecco, abbiamo finito, sei stata brava e silenziosa, meriti un premio.-

Disse, per poi darle un lecca lecca alla fragola.

Infermiere- Ora, per favore, aspetta qui, dobbiamo riferire alcune cose ai tuoi genitori...cose da adulti...va bene?-

Natalie lo guardò con sguardo assente e inespressivo.

Nat- Ho sedici anni, non pretenda di trattarmi come una bambina, corrompendomi con un lecca lecca. E comunque, non sono minimamente interessata ai vostri discorsi da "adulti".-

L'infermiere non disse nulla, ma rimase sorpreso, per poi uscire dalla stanza.
Lei rimase seduta su quel lettino, aspettando di essere portata a casa, non volendo più sentir parlare di questo incidente.
Per distrarsi, si concentrò nuovamente sul grande orologio. Finendo per amare il suo dolce e assordante suono.

Nat- Tic, tac, tic, tac...non accelera, non si ferma...è sempre uguale...compatto...deciso...-

Nella sua mente, comparvero strane figure, tutto le sembrava fuori da ogni realtà.

La porta si aprì, rivelando una donna in divisa, molto probabilmente una dottoressa, con capelli biondi e raccolti in una coda, due occhi azzurri stretti e un espressione seria.

Debra- Ciao Natalie, sono la dottoressa Debra Stiller, specializzata in psicologia e psichiatria. Sono qui per dirti che da domani, sarai una mia paziente.-

Natalie la guardò con indifferenza, facendo spuntare sul suo volto un piccolo sorrisetto che allargò, di poco, i punti applicati. In fondo, se lo aspettava.

Nat-C hissà perché vogliono mandarmi da uno psicologo...eh.-

Disse lei in tono sarcastico.

Debra- Perché ci tengono a te, e vogliono capire il problema del tuo comportamento....Lo sai che ciò che hai fatto è grave e sbagliato, vero?-

Natalie non disse nulla, si limitò a spostare lo sguardo verso l'orologio, non curandosi minimamente dell'espressione preoccupata e irritata della dottoressa.

Debra- Domani alle quattro nel mio studio, i tuoi sanno dov'è. Buona serata signorina Ouellette.-

Finì il discorso per poi uscire dalla stanza.

Tornata a casa, dopo l'avventura all'ospedale, si stupì nel vedere che il fratello maggiore sembrava non calcolarla, anzi, si andò a rinchiudere in camera, e di questo ne fu felice. Il padre prestava molta più attenzione al suo giornale che a lei, o all'economia. Altro grande sollievo.
Sua madre, invece, si precipitò in bagno per pulire il disastroso e sanguinario macello.
Natalie si accostò alla porta e osservò la madre pulire, finché non ebbe finito.
Poi la donna si girò verso di lei e le parlò dolcemente.

Marybeth- Sei rimasta lì tutto il tempo? Dovresti andare a riposare.-

Natalie stava per dirle qualcosa, ma non riuscì a completare la sua frase.
Nat- Io...si mamma, hai ragione.-

Marybeth vide la figlia allontanarsi, ma la fermò prendendola per il braccio. La tirò verso di sé, abbracciandola.

Marybeth- Per ciò che è successo oggi, non mi servono spiegazioni...io non voglio stressarti, e prima che lo facciano tuo padre e tuo fratello ti consiglio di andare a letto. Buonanotte Natalie.-

Le diede un bacio sulla fronte e entrambe andarono a dormire nelle proprie stanze.

L'indomani Natalie andò a scuola con una sciarpa lunga, di colore verde chiaro, per evitare che la vedessero e passare totalmente inosservata.
Le ore scolastiche volarono lisce e tranquille.
Si fecero le quattro ed era l'ora della visita con la sua psicologa.
Passarono un paio di settimane in questa maniera, scuola psicologa, psicologa scuola, ma non si riuscì mai a trovare la soluzione al problema, o meglio, non si riuscì a trovare il problema, vi erano solo delle ipotesi azzardate.
Ma quel giorno, tutto sembrò cambiare.
Da quel giorno, tutto divenne terribilmente inquietante e la solitudine e la trsitezza, regnavano sovrane, con la depressione che faceva il suo lavoro da messaggera per conto della follia.
Quel giorno, le cicatrici del cuore divennero permanenti...perché lei fu tradita, ancora una volta.


Clockwork || Fino All'ultimo Ticchettio. ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora