CAPITOLO 4

162 39 70
                                    

A diverse migliaia di km più a sud Il clima era molto diverso rispetto al freddo e alla neve che avvolgeva le indagini del detective Rossi. C'era freddo ma il cielo era di un azzurro limpido e il verde della collina era rigoglioso. Quasi nascosta dalla vegetazione, posizionata strategicamente a guardia della valle, c'era una fattoria. Era una classica haciendas messicana, completamente ristrutturata ma che manteneva intatto lo stile operato dai conquistatori spagnoli. Era circondata da mura alte, quasi come un castello al cui interno spiccava un bellissimo e fiorito giardino, aveva alla sua destra un enorme piscina con a fianco un maneggio e una fontana in pietra sul davanti, a qualche decina di metri di distanza sul retro della fattoria una piccola chiesa in stile coloniale. Guardie armate controllavano l'ingresso della fattoria, mentre dall'interno proveniva il suono melodico di un'opera lirica. Seduto sulla poltrona del suo salotto in totale trance musicale Emiliano Perez ascoltava le note dell'Aida. La mano destra si muoveva sinuosa scivolando sulle note della melodia, mentre con la sinistra reggeva un calice di vino che di tanto in tanto portava alle labbra gustandone l'aroma. Era leggermente fruttato con un retrogusto dolce di pesca, profumato e solido al palato. Non era mai stato un intenditore di vini ma negli ultimi anni aveva imparato ad apprezzarne le svariate sfaccettature. Alla fine dell'opera, soddisfatto, posò il calice sul tavolino e si accese un sigaro cubano, fece due profonde boccate tenendolo con la mano sinistra. Mano sinistra a cui mancava il dito indice tagliato di netto.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

L'ADX è conosciuto anche come "L'alcatraz delle montagne rocciose" si trova a Florence in Colorado ed è considerato il carcere Americano più sicuro. Ospita al momento poco più di quattrocento persone, tra cui terroristi internazionali, serial killer, praticamente tutti quei criminali che hanno come unico punto comune quello di essere considerate tra le persone più pericolose al mondo. I detenuti passavano ventitré ore al giorno da soli in una cella di isolamento di circa sei metri quadrati sotto la costante vigilanza di telecamere ad infrarossi. Era arrivato lì con un piccolo volo privato pagato dall'avvocato del senatore, la pista di atterraggio era a pochi chilometri dal carcere. La sala dei colloqui era una sala scarna con due sedie e un tavolo inchiodati al pavimento.

L'uomo che entrò nella stanza zoppicava leggermente, la barba lunga sul viso lo rendeva quasi irriconoscibile confrontandolo con le foto che Bolder aveva nel fascicolo che aveva poggiato sul tavolo. Si sedette difronte all'agente federale con l'aria stanca.

-Ho già detto tutto - disse Mike Donovan -cos'altro volete da me? - quell'uomo che lo aspettava seduto nella stanza dei colloqui era la prima persona che vedeva da mesi. Si guardarono per qualche secondo studiandosi.

L'uomo che Bolder aveva difronte era un uomo distrutto e affaticato, consumato dal lungo periodo di isolamento al quale era sottoposto, tutto l'opposto dell'agente brillante e capace che era stato un tempo. Gli fece scivolare sul tavolo un pacchetto di sigarette con l'accendino. Mike ne prese una e l'accese.

-Può tenere il pacchetto - disse Bolder

Mike lo guardò aspirando profondamente prima di prendere il pacchetto di sigarette e metterlo in tasca.

-Cosa vuole? - chiese ancora Donovan

-Solo un paio di domande- rispose Bolder -chi altro oltre lei teneva i contatti con Carlos? - chiese

Mike lo guardò mentre una nuvola di fumo usciva dalla sua bocca

-Nessuno, ero l'unico- rispose

-E' possibile che lei non fosse al corrente che c'era qualcun altro? - chiese ancora Bolder

-Se ci fosse stato qualcun altro lo avrei saputo- rispose Mike

-Ho un dubbio però- disse ancora Bolder

Donovan lo guardò senza rispondere in attesa che l'uomo proseguisse

-Perché un criminale scaltro e violento come Carlos decide di collaborare? -chiese Bolder

Donovan non rispose continuando a fumare

-In che modo lo avete convinto? -chiese ancora Bolder

-Senta è un caso morto e sepolto perché riaprirlo? - disse Mike

-Non ho deciso io di riaprirlo, ora per favore risponda alla domanda-

-Non lo so io eseguivo solo degli ordini-

-Lei comandava le operazioni, non eseguiva solo degli ordini- lo incalzò Bolder

Donovan lo guardò continuando a fumare nervosamente, erano passati due anni e ancora quella storia lo tormentava. Aveva commesso dei reati, aveva ucciso e stava pagando un prezzo enorme per quello che aveva dovuto fare: l'ergastolo, una vita dietro le sbarre, una vita di solitudine. Gettò il mozzicone per terra schiacciandolo sotto i piedi.

-Non ho altro da dirle- disse Mike- solo che Carlos era importante, le sue informazioni erano importanti, con quelle abbiamo raddoppiato gli arresti, condannato malavitosi, abbiamo migliorato la società, l'abbiamo resa più sicura. E avremmo continuato a farlo rendendo questo mondo un mondo migliore-

-Non mi ha ancora risposto- disse Bolder- perché Carlos collaborava, cosa gli avevate promesso in cambio? -chiese ancora con tono autoritario

-Le ripeto non lo so- cercò di difendersi Mike

Bolder fece scivolare sul tavolo un foglio

-Questo è l'accordo che abbiamo stipulato se lei collabora, la fine dell'isolamento e un trasferimento in un carcere più "comodo" - propose Bolder. Sperava che il piano funzionasse, che Donovan non si accorgesse che quel foglio era falso, che non c'era nessun accordo perché lui non poteva farne. Nessuno doveva essere a conoscenza della sua indagine.

Mike guardò prima il foglio poi l'uomo, in fondo era passato tanto tempo. Aveva già pagato abbastanza. Passava i giorni seduto in una stanza dove aveva sì e no tre metri per camminare, quel buco era diventato tutto il suo mondo, la sala da pranzo, il luogo dove leggeva, dove dormiva, orinava o defecava, praticamente viveva in un bagno. Era stanco.

-Perché le interessa? - chiese ancora Donovan

-Risponda alla domanda e passerà il resto dei suoi giorni quasi come fossero una vacanza- disse Bolder sorridendo leggermente.

Mike sospirò- Carlos aveva molti nemici ma non era preoccupato per la sua incolumità era un'altra la cosa che lo preoccupava. Lui ci aiutava purché noi proteggessimo una persona-

-Chi? -

Donvan lo guardò ancora cercando di capire fino a che punto poteva fidarsi di quell'uomo.

-Chi dovevate proteggere? -chiese ancora Bolder incalzandolo

Donovan si arrese

-Noi dovevamo proteggere una donna, ci dava nomi in cambio di protezione e di un identità segreta per lei-

Bolder lo guardò

-Come si chiama la donna? - chiese l'agente

Donovan non sapeva ancora se fidarsi o meno di quell'agente

-Questo non lo so, nessuno della mia squadra sapeva l'identità che era stata data alla donna- mentì Mike. Era stato un agente ad alto livello, sapeva bene come controllare le emozioni e poi aveva dato la sua parola che avrebbe protetto quel nome e tutto si poteva dire di lui ma non che non era un uomo di parola.

Bolder continuò a guardarlo nel tentativo di capire se diceva la verità. Dopo alcuni secondi si convinse che molto probabilmente non mentiva. Si alzò e dopo aver salutato Donovan che era ancora seduto e lo guardava, uscì dalla sala dei colloqui. Adesso sapeva cosa c'era nella cassaforte del senatore. Ora però doveva assolutamente trovare quella donna, sapere chi era e sapere perché è così importante per chi aveva commissionato il furto. Ma soprattutto perché quella donna era così importante per Carlos.

Bloodline Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora