Era sera e stavano navigando in un mare meravigliosamente calmo. La crociera purtroppo stava per terminare, e il rientro era ormai imminente. Erano state due settimane intense e piacevoli, contornate da dell'ottimo cibo, avevano visto posti meravigliosi, pieni di storia e di umanità ma anche angoli di autentico paradiso. Tutto esattamente come lo avevano immaginato. Erano stati felici e per la prima volta da moltissimo tempo si sentivano completamente ritrovati, si sentivano come all'inizio della loro relazione, si sentivano l'uno parte dell'altra e Robert dopo moltissimo tempo, la notte, era riuscito finalmente a dormire, senza svegliarsi di soprassalto sudato e tremante in preda agli incubi come invece continuava ancora a capitargli molto spesso anche se erano passati più di due anni. Quelle due settimane erano servite maggiormente a farli ritrovare. Madeleine era un avvocato in carriera, lui un professore universitario, molto spesso i loro differenti lavori non lasciavano spazio alla loro relazione, spesso si era trovato la sera ad aspettarla seduto sulla poltrona del salotto della loro casa leggendo un libro mentre lei era impegnata con la risoluzione di qualche caso importante. Spesso si era addormentato nell'attesa su quella poltrona, spesso si era risvegliato sudato e in preda agli incubi sempre solo e la loro vita di coppia già messa a dura prova dagli anni di differenza che avevano e dai diversi interessi, ne aveva risentito. Quando avevano deciso di partire per quella vacanza, avevano fatto una specie di accordo all'inizio di quelle due settimane, lo avevano fatto quasi per scherzo, un gioco, che però si era rivelato decisivo, avrebbero spento i cellulari, lasciandosi tutto alle spalle, si sarebbero completamente disintossicati nel tentativo di ritrovarsi e godersi quelle due settimane. Ed era quello che era successo, grazie a lei, alla sua costante vicinanza e all'intensa attività di quei giorni, lui per la prima volta da due anni era riuscito a dormire senza incubi. Ora che erano giunti all'ultima sera si sentiva quasi dispiaciuto che tutto stesse finendo. Erano seduti su un divanetto ad angolo nella penombra della sala con due bicchieri in mano contornati da musica ad alto volume e giochi di luce. Robert la guardò, era bellissima ed incantevole mentre seguiva con lo sguardo felice, la gente che ballava al ritmo della musica. Si avvicinò a lei, prese i bicchieri e li posò sul tavolinetto, si alzò prendendo la mano di Madeleine per invitarla ad alzarsi.
-Posso avere l'onore di questo ballo? - chiese lui guardandola con un sorriso
-Ma tu non ami ballare- rispose lei nel frastuono generale leggermente stupita
-A dire la verità non ne sono neanche capace- disse ancora Robert leggermente divertito dall'espressione di lei- ma per te sono pronto anche a rischiare di cadere e fratturarmi le mie vecchie ossa- rise
Madeleine rispose di rimando al sorriso splendido di lui, illuminandosi in un'espressione di gioia.
-Guarda che non è un lento- disse lei sentendo la musica che martellava ad un ritmo sempre più forte prendendolo un po' in giro
-Sai me ne sono accorto- rispose lui in modo ironico- ora My lady posso avere l'onore di questo ballo? -chiese Robert accennando un inchino
Lei lo guardò con occhi pieni di felicità
-Che dire, un invito così non si può mica rifiutare- rispose alzandosi e avviandosi verso il centro della pista.
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La porta si aprì con un forte rumore metallico. La piccola cella era composta da un lettino, un water, un lavabo e uno scrittoio fissato a terra, il tutto coperto da telecamere ad infrarossi in azione ventiquattrore su ventiquattro. Per ironia della sorte era finito come il professor Braun all'inizio della vicenda Carlos, da solo in una cella. Solo che lui a differenza del professore aveva mantenuto il suo volto e il suo stato di salute mentale, ma per quanto tempo ancora ci sarebbe riuscito non lo sapeva.
-Forza Donovan fuori, è l'ora della passeggiata- disse la giovane guardia carceraria
Mike alzò gli occhi dal libro che stava leggendo guardando l'agente sulla porta
-Arrivo- rispose alzandosi e zoppicando leggermente si avviò ad uscire dalla cella. Passò accanto alla guardia
-Sei nuovo? Non ti ho mai visto qui- chiese Donovan
-Sono qui da una settimana- rispose l'agente accompagnandolo nei corridoi verso il cortile di cinque metri per cinque circondato da enormi mura. Mike uscì fuori. Non aveva possibilità di vedere niente, solo un angolo di cielo coperto da nuvole, mentre l'aria fredda faceva uscire nuvole di fiato dalla sua bocca come stesse fumando. Iniziò a camminare seguendo il percorso del muro trascinando la gamba, era il suo breve momento di libertà quell'angolo di cielo e quel sole pallido, il tutto coperto da telecamere di sorveglianza. Aveva fatto molte cose nella sua vita di cui non andava fiero, ma non aveva rimpianti, certo che la visita di Bolder aveva riacceso in lui ricordi dolorosi che aveva cercato invano di seppellire. Più volte nella sua mente aveva rivissuto gli avvenimenti della vicenda Carlos, specie quella chiacchierata a casa sua con Madeleine, quella forse era stata la sola cosa che rimpiangeva, la sola che potendo non avrebbe rifatto. Quello era stato il suo punto di non ritorno, da lì era iniziata la sua discesa, la sua fine. Se avesse potuto, tornando indietro, avrebbe eliminato Madeleine a qualunque costo. La sua ora d'aria stava per finire era quasi tempo di rientrare nella sua cella, si avviò verso la porta dove la guardia, che non lo aveva perso di vista neanche per un minuto, lo aspettava.
-E' ora di rientrare- disse la guardia spostandosi in una zona d'ombra
Donovan assentì passando accanto al giovane agente. Improvvisamente la guardia fece un movimento veloce, nonostante l'addestramento ricevuto non era pronto, non si aspettava un attacco, sentì qualcosa pungerlo alla base del collo, non fece in tempo a capire cosa stava succedendo o ad emettere suono, era frastornato, incredulo, la testa cominciò a girargli, le gambe a cedergli, quasi immediatamente il buio lo inghiottì. Non aveva visto l'agente che, approfittando dell'unico punto buio non coperto dalle telecamere, voltandosi gli aveva iniettato, con un piccolo ago, qualcosa nel collo subito sotto l'orecchio. La guardia, fingendo sorpresa e apprensione, chiamò aiuto, Donovan si era sentito male urlò. Immediatamente fu trasportato in infermeria. Il medico, che era corso subito, non aveva potuto fare altro che costatare la morte presumibilmente per infarto, il cuore non aveva retto alla solitudine. Lo coprirono con un lenzuolo fin sul volto e lo lasciarono steso sul lettino dell'infermeria in attesa di trasferirlo per l'autopsia. Dopo qualche ora la porta dell'infermeria si riaprì, un uomo entrò avvicinandosi al corpo senza vita di Donovan, tirò giù il lenzuolo, e fissò quel corpo. Quello che restava del grande agente e capo dell F.B.I. era lì steso, freddo e immobile, l'uomo prese dalla tasca quella che sembrava una pinza e preso il dito indice della mano sinistra di Donovan lo tagliò di netto. Mise il dito in un piccolo contenitore contenente ghiaccio fuso. Ricoprì il corpo senza vita di Mike e si girò uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle. Il primo invito per Carlos stava per partire.
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Bloodline
Bí ẩn / Giật gân(Da ottobre disponibile in versione cartacea su Amazon) Bloodline https://www.amazon.it/dp/1549923862/ref=cm_sw_r_wa_apa_nTf5zbT2J0VD8 Una sera piovosa, un furto in una villa, il bottino? Un documento scottante, il suo contenuto? Estremamente segre...