CAPITOLO 8

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Il maggiordomo entrò con il vassoio della colazione, il vecchio avvocato alzò gli occhi dal giornale, era la terza volta che leggeva quell'articolo ma non riusciva mai a finirlo, nella sua mente continuava a ripensare all'incubo che aveva avuto anche quella notte. Sempre lo stesso, così maledettamente reale da fargli rivivere tutte le volte sempre la stessa notte, sempre le stesse immagini. Il maggiordomo gli versò il caffè mentre lui ancora aveva davanti agli occhi la donna morta in un lago di sangue e dentro di lui quella sensazione di impotenza e terrore si impadronì di nuovo di ogni centimetro del suo corpo e di ogni angolo della sua mente. Una leggera goccia di sudore gli scivolò lentamente dalla fronte, anche se era ancora inverno il suo corpo era percosso da brividi di paura. Si asciugò delicatamente mentre si preparava a sorseggiare il caffè, un'altra giornata, ancora un'altra, sperando di riuscire col tempo se non a dimenticare, almeno a mitigare quella sensazione di dolore che provava.

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La casa di Parson era un appartamento normale situato in un complesso di case residenziali, semplice e arredato in modo spartano senza lussi o fronzoli. Dando per scontato la vita che aveva fatto certo quella non sembrava essere la casa di Greg il mago, ma piuttosto l'appartamento di un modesto impiegato preciso e metodico. Michael aprì il frigorifero, persino le bevande nello sportello erano sistemate in modo metodico dalla più piccola alla più grande, Greg era senza dubbio un tipo preciso, forse anche per questo non lo avevano mai catturato. Perché questo suo modo di essere gli faceva analizzare tutti gli aspetti di un colpo, Michael lo immaginò seduto dietro la sua scrivania che studiava un piano. Valutava le difficoltà, i punti deboli, le probabili vie di fuga, Greg era stato sulla breccia per tanti anni senza mai farsi prendere o essere coinvolto in qualcosa di violento e ora si era fatto fregare da un rapinatore da strada? No, non era plausibile. Si sedette alla scrivania di Greg e accese il computer, lo schermo si illuminò dopo pochi secondi facendo comparire la schermata iniziale che chiedeva la password. Aprì i cassetti, tutto era in ordine alla destra fogli bianchi e un agenda, nel cassetto di sinistra una forbice, un tubetto di colla, due penne, una gomma, una matita e una striscia di plastilina.

"Plastilina" pensò Michael

-Fotografate il contenuto di questi cassetti- disse agli agenti- e portate questa plastilina al laboratorio-

L'agente si avvicinò iniziando a scattare le foto.

-Cercate qualunque cosa vi sembri strana- disse ancora agli agenti –fotografate tutto e fate controlli anche con i vicini se negli ultimi tempi è successo qualcosa di anomalo-

Si alzò dalla sedia spegnendo il computer.

-E portate questo computer alla scientifica voglio sapere cosa c'è dentro- disse prima di uscire dalla casa, il suo intuito gli diceva che qualcosa non tornava e raramente si era sbagliato nel corso degli anni. Doveva approfondire la morte di Parson, scoprire cosa c'era dietro non solo per le indagini, ma anche per lui, perché Greg in un certo senso gli era simpatico, era un brigante dei nostri tempi, che non meritava di fare la fine che aveva fatto. In un mondo dove la violenza era ormai il quotidiano, l'intelligenza di Greg era stata l'eccezione alla regola e per questo meritava rispetto. E poi c'era quella plastilina che aveva trovato, poteva essere la stessa che avevano rilevato nella villa del senatore? E se lo era, questo voleva dire che la morte di Greg era legata a qualcosa di più complesso di un semplice furto in una villa. Il "lupo" stava cominciando a fiutare qualcosa.

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