CAPITOLO 9

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Bolder era nella sala gelida dell'obitorio federale. Il corpo senza vita e senza il dito indice della mano sinistra di Donovan, giaceva immobile sul tavolo operatorio. Il medico legale stava effettuando gli esami autoptici, aveva già pesato e misurato il corpo e ora lo stava ispezionando visivamente in cerca di ecchimosi o altre macchie visibili. Trovò il piccolo foro alla base del collo, un puntino quasi minuscolo sotto l'orecchio. Lo comunicò continuando a parlare al registratore.

-Foro di piccole dimensioni probabile puntura di un ago, la zona circostante è leggermente arrossata- disse continuando l'ispezione. Non trovando altri segni proseguì prendendo il bisturi.

-Procedo ora ad aprire la cassa toracica- disse iniziando ad incidere con un taglio a "y" dove i bracci corti andavano dalla parte superiore della spalla all'estremità inferiore dello sterno, mentre la coda della "y" andava dallo sterno fino all'osso pubico. Posò il bisturi e prese le forbici speciali per tagliare i nervi e le costole per arrivare così agli organi interni.

-Mi faccia avere al più presto i risultati dell'autopsia- disse Bolder uscendo da quella sala che stava diventando sempre più fredda. Non gli era mai piaciuto assistere alle autopsie, mentre non aveva problemi ad uccidere un uomo. Non sapeva il perché ma la morte non lo spaventava in nessuna delle sue forme ma quella sala invece gli dava fastidio. Quella sala dove ora giaceva il corpo senza vita di quello che era stato un grande agente federale, uno di quegli agenti con il più alto indice di missioni riuscite, quel Mike Donovan che aveva come unica macchia nella sua carriera il caso Carlos Santiago e le sue implicazioni. Donovan era morto e lui era al punto di partenza, sapeva cosa c'era in quel documento ma non sapeva il nome della donna, aveva provato a cercare negli archivi ma non aveva trovato niente che già non sapesse o che non fosse già venuto fuori dagli organi di stampa. La sua unica possibilità era il senatore perché il suo intuito gli diceva che l'ex procuratore Ruocco realmente non sapesse niente. Mentre invece il senatore era molto probabile che potesse aver letto quel nome, anche ammesso che non fosse a conoscenza dell'intera vicenda era impossibile che non avesse mai dato un occhiata a quei documenti che custodiva nella sua cassaforte. Quindi doveva tornare dal senatore e costringerlo a dire tutto quello che sapeva, doveva trovare quella donna per trovare chi voleva Carlos. Prese il cellulare e compose il numero privato del senatore. Dopo alcuni squilli la voce possente del senatore rispose

-Pronto-

-Senatore Miller sono l'agente Bolder ho bisogno di parlare con lei-

-Agente Bolder sono piuttosto impegnato ora- il senatore sembrava scocciato

-Senatore è urgente l'agente Mike Donovan è morto come lei già saprà, e io non credo che la sua sia stata una morte naturale- disse Bolder in tono deciso

-Lei non crede o sa già che è stato assassinato? –chiese il senatore cambiando il tono di voce

-Non ne ho ancora la certezza ma non credo di sbagliare. Gli hanno tranciato via il dito indice della mano sinistra- disse di getto- Ho bisogno di parlare con lei senatore o questa storia rischia di sfuggirci di mano- continuò Bolder con un tono quasi di minaccia

Ci fu qualche momento di silenzio, la notizia della morte di Donovan gli era già pervenuta ma il dito indice non era stato menzionato da nessuno. Miller stava cominciando a preoccuparsi, quella storia si stava ingarbugliando sempre di più.

-Va bene Bolder venga stasera a casa mia chiariremo tutta la situazione- disse convinto

-A stasera allora senatore- Bolder era finalmente più sereno, in serata forse avrebbe avuto qualche elemento in più per poter iniziare la sua caccia

-A stasera- riattaccò il senatore

Bolder mise via il cellulare e salì nella sua macchina. Mise in moto e partì sfrecciando nel traffico cittadino dell'ora di punta.

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La sera stava sopraggiungendo spegnendo le luci e i rumori.

Il senatore aveva finito l'ultima riunione della giornata, raccolse tutti i suoi documenti e si avviò ad uscire dall'ufficio.

-La sua macchina la sta aspettando all'ingresso signore- disse il suo segretario porgendogli il cappotto. Lo indossò e si avviò all'auto. Prese il cellulare dalla tasca e compose il numero del suo avvocato.

-Artur devi venire a casa da me- disse appena l'uomo rispose

-Che succede? – chiese il vecchio avvocato con la voce roca e stanca, aveva appena spento il computer e stava per prepararsi ad andare a casa.

-Bolder mi ha chiesto un incontro- disse mentre saliva sull'auto -ha bisogno di altre informazioni- continuò

-Va bene sarò da te tra circa mezz'ora- disse l'avvocato leggermente seccato

-Non so se abbiamo fatto la cosa giusta- disse il senatore mentre l'auto partiva immettendosi nel traffico

-Non abbiamo alternative- rispose l'avvocato -dobbiamo fidarci di quell'uomo-

Il senatore Miller stava cominciando a spazientirsi

-Anche l'altra volta avevi detto che sarebbe andato tutto bene- disse nervoso

Ci fu un breve silenzio

-Cerca di stare calmo- rispose il vecchio avvocato –vedrai tutto andrà bene- continuò cercando di tranquillizzare il senatore.

-Va bene- disse Miller con un sospiro mentre riattaccava. Posò il cellulare nella tasca interna del cappotto e presi alcuni documenti dalla sua cartelletta iniziò a leggerli. L'auto sterzò bruscamente facendolo sbattere contro la portiera

-Che diavolo succede? – chiese rivolgendosi all'autista in modo severo -sei impazzito? –

L'autista non rispose ma sterzando ancora bruscamente, svoltò a sinistra in una strada buia e deserta

-Dove stai andando? – chiese il senatore guardando fuori dal finestrino, non riconoscendo la solita strada. L'autista non rispose continuando a guidare in zone sempre più desolate

-Ti ho chiesto dove stai andando? – urlò il senatore che stava cominciando ad entrare nel panico. L'auto si fermò sotto un cavalcavia. Il senatore prese il cellulare dalla tasca. Stava per chiamare qualcuno quando la fredda canna di una pistola munita di silenziatore si posò sulla sua fronte esattamente in mezzo agli occhi. Il senatore si bloccò all'istante.

-Chi sei? – chiese con un filo di voce

-Questo non ha importanza –rispose l'uomo che impugnava la pistola con un leggero accento dell'est Europa

-Cosa vuoi? Soldi? –chiese ancora il senatore in preda al terrore -ti do tutto quello che vuoi- continuò cercando di sorridere mentre la paura gli stringeva le viscere e una goccia di sudore freddo gli imperlava la fronte iniziando a scendere lentamente.

-Non voglio i tuoi soldi-

-Allora cosa vuoi? –terrorizzato sempre di più con le lacrime che stavano ormai per riempirgli gli occhi

-Voglio il dito indice della tua mano sinistra- disse l'uomo freddamente con un accenno di sorriso prima di sparare due colpi in rapida successione. Smontò il silenziatore e mise via la pistola, scese dall'auto andando a sedersi sul sedile posteriore accanto al senatore sdraiato in una pozza di sangue e materia cerebrale. Prese la mano sinistra del senatore e avvicinò la pinza al dito indice stringendo. Il rumore sordo di ossa spezzate fu l'unico suono che si sentì nel silenzio della notte.

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