CAPITOLO 7

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Finalmente una giornata di sole, anche se il freddo continuava a farsi sentire il sole sembrava attutirne la forza. La mattinata al distretto di polizia era stata come spesso succede molto frenetica tra una richiesta di intervento e l'altra e il pomeriggio si prospettava anche peggiore. Alcuni giorni sembravano fatti in modo che tutti dovessero commettere qualche reato. Era in quei giorni che maggiormente rimpiangeva di aver fatto quel mestiere. In linea di massima, tra alti e bassi, lui adorava il suo lavoro, il detective era quello che aveva sempre sognato di fare fin da bambino, fin da quando sua nonna gli raccontava di briganti, di furti, di gendarmi, nella sua mente di bambino che ascoltava estasiato quelle storia, lui era il buono, il giusto che avrebbe aiutato quella gente a difendersi dai soprusi. E crescendo quel bambino non avrebbe potuto fare altro che il poliziotto, il detective e così era stato.

-L'uomo trovato morto nella neve si chiamava Gregory Parson, Detective- disse l'agente mentre posava sulla scrivania di Rossi il fascicolo. Michael seduto dietro la sua scrivania che sorseggiava un caffè, alzò lo sguardo sull'uomo che aveva appena parlato.

-Quel Gregory Parson? -chiese leggermente stupito

L'agente rimase perplesso non sapendo che dire

-Greg il mago? - continuò Rossi -quello che non siamo mai riusciti a prendere? - prese il fascicolo dalla sua scrivania iniziando a sfogliarlo. Parson era stato segnalato diverse volte come probabile autore di colpi alcuni anche clamorosi, ma non erano mai riusciti ad inchiodarlo anche se un paio di volte ci erano andati molto vicini. Questo gli aveva fatto guadagnare il soprannome di mago. Era da almeno tre anni che non si sentiva più niente sul suo conto e questo aveva fatto pensare che si fosse ormai ritirato visto anche l'età, ma il suo corpo morto nella neve rossa del suo sangue probabilmente significava che non era andato in pensione.

-Voglio due uomini con me- disse Rossi alzandosi dalla scrivania- andiamo a casa di Greg il mago- continuò mentre buttava il bicchiere di carta vuoto del caffè nel cestino.


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Le auto si fermarono davanti l'ingresso dell'albergo, era un complesso di otto piani a pochi chilometri dall'aereo porto attualmente di proprietà di un grosso boss della mafia russa. I primi sei piani erano per gli ospiti paganti dell'albergo mentre gli ultimi due spettavano a quelli come loro. Dalla prima Mercedes nera scesero due uomini che immediatamente si affrettarono ad aprire le portiere dell'altra auto che li seguiva. Il mandante e il suo segretario scesero dall'auto e si avviarono nella hall. L'aspetto era tipico degli alberghi della zona, divani in pelle, tavolini in mogano e piante ornamentali, il tutto lindo e pulito. I quattro uomini si avviarono agli ascensori per salire all'ultimo piano. Arrivati all'ottavo piano come uscirono dall'ascensore furono accolti da due uomini, un tavolo posizionato accanto la porta e un metal detector come quelli che si usano negli aeroporti. I due gorilla depositarono le armi, uno dei due uomini che li attendevano, quello calvo scrisse qualcosa su un foglio e depositò le armi in uno scaffale alle sue spalle. L'altro li accompagnò alla loro stanza chiudendo la porta dietro di loro. Si accomodarono in attesa. Le aste potevano durare anche ore. Dopo qualche minuto un uomo entrò consegnando un book fotografico con immagini di giovani ragazze.

-Sono quasi tutte dell'est Europa- disse l'uomo- Serbe, Ucraine, Moldave, Bielorusse, nelle ultime pagine hai invece i cioccolatini dall'Africa- sorrise compiaciuto-tutta roba di classe-

-Quanti anni hanno? –chiese il mandante

-Sul passaporto che le hanno fatto c'è scritto venti, ma in realtà molte partono dai quindici anni e poche arrivano a diciannove- sorrise di nuovo

Volkov sfogliò l'album di foto

-Scegli quelle che vuoi e te le porto qua se vuoi provarle- disse ancora l'uomo

Il mandante fece cenno al suo segretario indicando due foto, il segretario prese il book e segnalò all'uomo le ragazze che gli interessavano.

-Portale dentro una alla volta- disse il segretario

L'uomo annuì uscendo dalla stanza. Dopo pochi minuti la porta si aprì e una giovane ragazza entrò. Era bruna sui diciotto anni con seni grandi e fianchi leggermente grossi. Indossava négligé nero, mutandine di pizzo e scarpe col tacco alte, gli sorrise nervosa e aprì il négligé. Fece un paio di giri su se stessa, poi prese il seno tra le mani e si avvicinò al mandante che era rimasto seduto ad osservare. Lui la fermò con un gesto. Il segretario scrisse qualcosa su un foglio e la fece uscire. Poco dopo fu la volta di un'altra ragazza. Entrò petto in fuori e pancia in dentro sorridendo in modo seducente. Si avviò al centro della stanza, era truccata come si deve, indossava una vestaglia trasparente, calze autoreggenti, e un reggiseno forse troppo piccolo. Niente mutandine a dimostrazione che aveva ricevuto un buon addestramento, mostrando subito la merce in offerta al cliente si perdeva meno tempo. Aveva un bel viso e un buon taglio di capelli e non aveva più di sedici anni. Il mandante fece un cenno al segretario. Questi si avvicinò alla ragazza.

-Come ti chiami? – chiese

-Ketty- rispose lei senza smettere di ruotare lentamente per farsi vedere

-Sai cosa vuol dire sesso anale? –chiese ancora lui

La ragazza assentì

-E lo fai? –

-Se non fa male, si- rispose lei

-Non mi frega se fa male, è un servizio che i nostri clienti chiedono spesso, voglio sapere se lo fai volentieri o no? –chiese ancora in tono duro

La ragazza si fermò guardandolo intimorita

-Si, lo faccio volentieri- rispose leggermente spaventata

-Se ti chiedono un pompino sai cosa significa? –

La ragazza assentì con la testa.

-Togliti la vestaglia- ordinò il segretario

Lei ubbidì. Lui si avvicinò guardandola attentamente. Pelle morbida seni sodi ventre piatto. Lei si voltò senza aspettare che lui lo chiedesse, natiche alte gambe lunghe. Sul comodino c'erano preservativi e fazzoletti di carta. Non aveva senso pagare migliaia di dollari e scoprire che la ragazza lavorava male.

-Provala- disse al suo segretario Volkov che era seduto ad osservare.

Il segretario si sedette sul letto mentre la ragazza si avvicinava. Iniziò a slacciarsi la cintura, la ragazza era ormai di fronte a lui

-Lascia fare a me- disse Ketty

Era bene addestrata. La ragazza si inginocchiò, glielo tirò fuori e lo prese in bocca. Mentre muoveva la testa su e giù continuava a guardarlo negli occhi.

"Molto bene" pensò Volkov, il contatto visivo dava l'idea che fosse una cosa personale. Ottimo, quella ragazza gli avrebbe fatto guadagnare parecchi soldi. Il mercato della prostituzione era un mercato che dava sempre ottimi frutti e con ragazze come questa avrebbe aumentato i suoi guadagni in modo sproporzionato. A questo servivano quelle aste, a far ringiovanire la squadra di ragazze che lavoravano per lui. Il cellulare che aveva in tasca vibrò, lo prese e controllò il messaggio appena ricevuto. Sorrise soddisfatto, il primo invito per Carlos era partito.

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