Jasmine Capitolo 6

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JASMINE CAPITOLO 6

Devo andare a casa a fare le valigie, non ho scelta, ma prima mi toccherà raccontare una scusa a Clary su come ho deciso di accettare il lavoro di Ryan. Esco dal mio ufficio ma non la vedo, sarà già andata via, approfitto per andare a casa. Ed eccola qui, la mia dolce casa che non potrò vedere per un po'. Non posso ribellarmi a questa scelta di trasferirmi da lui. E' potente, pericoloso, devo riconoscerlo, ma non sarò così docile durante la mia permanenza. Sto per chiudere la mia valigia quando sento il suono del campanello. Vado ad aprire ed inaspettatamente trovo lui, non so se essere sorpresa o terrorizzata, come fa a sapere dove abito?

<<Cosa ci fai qui? Pensavo mi chiamassi per metterci d'accordo e poi come fai a sapere dove abito?>> sbotto tutto d'un colpo.

<<Calma, so tutto di te, specialmente quanto ti eccita avere le mie mani sul tuo corpo>> ecco che comincia a provocarmi. E' cosi arrogante.

<<Per niente e non voglio ripetertelo più, non mi devi mai più toccare>> devo ammettere però che se ripenso alle sue mani, anche se mi hanno toccata solo per schiaffeggiarmi, mi eccito in una maniera incredibile. Erano così forti, così possenti, da vero dominatore. Se non fosse una persona cosi orribile e spregiudicata sarebbe uno di quei uomini con cui passare una notte fantastica, ne sono certa.

<<Peccato, non puoi immaginare quanto potrei farti godere se ti toccassi... Ora andiamo, c'è il mio autista che ci sta aspettando.>> sbotta sghignazzando. Ed ecco che mi arriva una sculacciata. Lo fulmino con lo sguardo.

Durante il viaggio in auto verso la mia nuova casa provvisoria rimaniamo entrambi in silenzio.

Ogni tanto lo guardo senza farmene accorgere. Vorrei fargli tante di quelle domande così tiro un forte respiro e cerco di porre la mai prima questione.

<<Non ci provare, Jasmine>> cosa?

<<A fare cosa?>> sono confusa.

<<A farmi domande come se fossi un tuo normale cliente. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, puoi considerarti tu una mia cliente, lavorare per me non è cosa da tutti. Quindi fai ciò che ti dico io e non fare la ficcanaso.>> mi ha zittita, sembra quasi che possa leggermi nel pensiero. Decido di stare zitta, una mia domanda ora potrebbe urtarlo e farlo incazzare è l'ultima cosa che desidero ora. Devo tenerlo buono, prima lo accontenterò, prima potrò tornare alla mia vita normale.

Sbircio fuori dal finestrino, vedo una villa maestosa, una di quelle moderne. Ci sono molti uomini addetti alla sorveglianza, non potevo aspettarmi altro. Nonostante questo lui non mi stacca gli occhi di dosso, non capisco, non posso di certo scappare.

<<Jasmine devo fare una commissione, entra in casa e mettiti subito al lavoro>>.

Detto questo fa per andarsene. Ma cosa fa, mi comanda e mi lascia sola?

Provo a trattenerlo dal braccio ma lui scrolla le mie mani in malo modo.

<<Jasmine, muovi quel culetto ed entra in casa, ora!>> quasi grida.

Meglio non insistere, decido di entrare accompagnata dai suoi uomini. Mi chiedo se mi lasceranno sola almeno per andare in bagno. Entriamo, rimango a bocca aperta, è tutto così lussuoso, una casa fantastica.

Tutto è di bianco e di nero, tipici colori di qualcuno che sa ciò che vuole, di chi non conosce mezze misure, si vede che appartiene a un uomo potente, mafioso.

Prima di mettermi a lavoro decido di perlustrare la mia nuova stanza, Ammetto che è perfetta, ha colori vivaci, c'è anche un bagno privato personale. Controllo se ci siano telecamere, da un tipo come lui ci sarebbe anche da aspettarsi che mi spii. Apparentemente sembra tutto apposto, ma dovrò controllare meglio. Ormai è giunta sera, bussano alla porta, spero che non sia lui.

Cazzo, come non detto. Ma in fondo, chi poteva essere?

<<Non credo di averti dato il permesso di entrare>> gli dico strafottentemente.

<<Ti voglio ricordare che questa è casa mia e comando io>> su questo non posso dargli torto ma non ha comunque alcun diritto di entrare.

<<Vedo che l'educazione allora non è di casa, è la mia stanza questa, quindi cosa vuoi?>> gli dico nervosamente.

<<La cena è pronta>>.

E' impazzito, come può pensare che io mangerò con lui.

<<Buon appetito allora. Ah chiudi la porta quando te ne vai>> gli dico voltandogli le spalle.

<<Perché, cazzo, vuoi che diventa violento? O vieni con le buone o giuro che ti trascino dai capelli fino giù>>.

Non so se sfidarlo o obbedire ai suoi capricci. Opto per la prima.

Ignoro le sue parole e mi dirigo per il bagno, non voglio guardarlo.

<<L'hai voluto tu stronzetta!>> Mi afferra alle mie spalle i capelli violentemente e mi trascina per tutto il piano superiore fino al sottostante. Inutile dire che non è servito scalciare e dimenarsi. Che vergogna, tutto questo sotto gli occhi di tutti, domestici e suoi uomini. Un dolore enorme mi assale per tutto il corpo, trascinata per tutti quei scalini come una bambola.

Arrivati giù mi solleva dalle spalle per farmi alzare. Avverto un forte dolore alla testa, di sicuro mi avrà staccato delle ciocche di capelli. Neanche il tempo di poter parlare che gli sputo in faccia.

Così si impara a fare il lurido stronzetto.

Dal suo sguardo capisco che mi succederà presto qualcosa di brutto. Cosa mi è saltato in mente, di sicuro reagirà. Più che un avvocato sembro una sua prigioniera, ciò che in realtà sono.

Non faccio in tempo a formulare questi pensieri che mi arriva uno schiaffo forte che mi fa cadere per terra.

<<Lurida puttana come ti azzardi a sputarmi in faccia davanti a tutti i miei uomini! Credo di essere stato troppo buono con te, la camera, la cena, ora meriti solo di stare in un lurido buco di cella. Daniel, portala nelle celle senza cibo e acqua!>> tuona.

<<Divertiti lì giù puttanella>>. Piango, anzi singhiozzo, so che le scuse non servirebbero, me lo sono meritata.

Potevamo avere una convivenza pacifica e invece io l'ho resa un inferno con le mie stesse mani, non avrà più alcuna pietà di me.

Daniel mi tira per un braccio e mi trascina in un piano sotterraneo. Sembra una prigione, ma che dico, è una prigione. Altro che lusso del piano superiore, qui è tutto un disastro. Daniel mi sbatte all'interno della mia cella, è tutta buia e sporca, per terra c'è solo un materasso, usato, consumato, che schifo! Non oso immaginare quali torture vengano compiute qui sotto e forse presto toccheranno anche a me.

<< Cazzo, che spavento! Oh vi prego, fatemi uscire!>> grido.

Ci sono topi, insetti, oddio che orrore, che qualcuno mi salvi!

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