JASMINE Capitolo 10

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Prima di venire qui in questa casa sapevo quale sarebbe stato il mio ruolo ma ora non so più qual è.

Mi ha ignorata per giorni , per mia fortuna, ogni tanto viene nella mia cella, prende una sedia, si siede e mi fissa. Non mi rivolge mai la parola, mi fissa soltanto e poi se ne va. Io non parlo, preferisco così, non ho più niente da dirgli da quel giorno in cui gli ho riversato tutto il mio odio e disprezzo.

Ormai è sera, una serva mi è venuta a prendere e mi sta portando nella sala da pranzo, lui è lì già seduto pronto a cenare.

Ha deciso lui cosa e quanto mangiare, tutto questo senza dirmi nulla, muto.

Ormai non avevo più una vita, dei sogni, dei desideri, avevo solo incubi.

Avevo perfettamente notato il suo cambiamento, la sua freddezza nei miei confronti.

Mi viene voglia di colpirlo con un bicchiere o tentare di prendere un coltello per puntarglielo contro ma l'atteggiamento e lo sguardo di Ryan mi fanno capire che è meglio per me togliermi questo desiderio. Sapevo che poi sarebbe stata la mia fine, poteva violentarmi di nuovo, poteva massacrarmi senza che io potessi ribellarmi.

Il suo modo di fare, di guardarmi, il modo in cui mi ignora , la rigidità del suo volto, mi spaventa. Mi fa avere delle idee non tanto belle per me. Non sapevo se lui stesse progettando la mia morte.

Ho pensato che lui potesse essere una persona buona, che accettando questo lavoro, accettando chi fossimo, in realtà lui potesse avere qualche lato buono.

Guardo lui intento a mangiare, il suo profilo ben scolpito. Ora i suoi occhi sono puntati su di me e i pugni chiusi appoggiati sul tavolo. Credo che si stia trattenendo dallo strozzarmi o mettermi piegata sul tavolo e scoparmi.

L'atmosfera è cambiata da fredda e ostile a carica di eccitazione.

Ora stringo anche io i pugni per l'attesa di conoscere quale delle due opzioni avrebbe scelto.

Sbottai per la mancanza di pazienza.

<< Mi dici perché ora mi tieni a distanza?>> gli confesso.

<<Dovresti essere contenta che mi limiti a fare solo questo>> come immaginavo aveva altre sorprese per me.

Ora sono arrabbiata nera tanto da rompergli quel famoso bicchiere in testa.

Il mio ruolo ora è molto lontano da ciò che doveva essere, prima dovevo mostrarmi sempre perfetta, mai volgare e soprattutto mai impaurita.

Lo facevo forse per la mia famiglia, volevo che loro fossero orgogliosi di me, che sarei stata per loro sempre figlia perfetta ma vedendomi qui, seduta accanto a questo mostro, alla loro morte, nuda, impaurita e sottomessa mi sento vuota, mi sento rotta, una nullità.

<<Perché di cos'altro sei capace?>> pensavo di averlo detto nella mia testa invece l'ho detto ad alta voce.

Volta la testa nella mia direzione, mi studia e con la sua durezza ovviamente mi rivolge tutta la sua amarezza.

<<Non provocarmi stronzettina o quello che è successo l'altra volta non ti è bastato ?>> sputa come se fosse normale violentarmi e picchiarmi.

Ogni volta mi ferisce quando usa questi termini per descrivermi.

Non capisco perché mi tiene ancora, ormai il compito che mi ha assegnato e che mi ha portato qui non l'ho mai portato a termine quindi ora ho bisogno di reclamare la mia libertà.

<<Non avevo fatto niente di male Ryan, lasciami andare, fammi dimenticare questo orrore che ho passato, fammi dimenticare te>> lo prego con le lacrime.

Ora come ora vorrei dimenticarmi di tutto, di lui, delle sue mani che mi hanno lasciato segni, delle sue labbra che mi hanno morsa, del suo corpo che ha violato il mio e del suo sguardo che ha trovato la vera me.

<<Sei cosi ingenua e stupida se pensi che ti lascerò andare, sei mia Jasmine, sei il mio sole come il mio buio ora>> non capisco se le sue parole vogliano essere di conforto.

Mi vergogno per aver usato quel tono piagnucoloso ma nelle mie parole e nel mio sguardo c'è una supplica.

Ryan respira a fondo e a lungo, i suoi occhi non provano pietà ma solo possesso.

<<Quello che non capisci Jasmine che ora sei a casa, a casa con me e che qualcuno mi maledica se ti lascerò andare. Mi sei entrata dentro, i tuoi occhi, il tuo corpo, il tuo cuore mi appartiene sin dal primo istante, troveremo un modo per andare d'accordo ma dipende tutto da te. Verrai trattata come una regina, starai al mio fianco sempre, stando con me avrai quel potere che forse da tempo cerchi...>>tutte queste parole mi stanno confondendo.

Con lui sono forte, è vero, divento potente ma divento anche la donna del boss, la donna dell'uomo che ha visto uccidere i miei genitori e non ha mosso un dito.

Non capisco perché lui ci tenga tanto a me inoltre so che nasconde qualcosa.

<<Non capisco veramente, mi hai violentata Ryan e per cosa? Potrai dimostrare a te stesso che sei forte e potente, potrai avere tutto di me, ma credimi, il mio cuore non lo avrai mai>> non riesco a impedire di dire queste parole con rammarico.

Volto la testa per nascondere la paura che provo nei suoi confronti.

Mi odio alcune volte perché quel giorno oltre la violenza ho provato piacere.

Piacere per lui, l'ho desiderato giorno per giorno, come desidero ora che mi tocchi come se mi amasse.

<<Ti sottometterai a me se non oggi sarà domani. Qualcuno ti porterà nella tua stanza che per ora la condividerai sola, ti sto lasciando spazio e mi sto trattenendo dalla voglia di scoparti forte>> ora il suo sguardo emana sesso puro.

Mi sto bagnando alle sue parole, immagino cosa potrebbe farmi qui.

Si alza e immagino di toccare il suo petto sotto la sua camicia, la sua erezione in bella vista ma che ora odio perché ha deciso di andarsene.

Sono pazza dovrei saltare di gioia perché lui non mi tocca invece sto bramando il suo tocco come una quindicenne.

Il mio bisogno che ho di lui mi sta rendendo debole, mi sta distruggendo, mi ha messa in ginocchio come lui voleva.

Voglio il suo tocco, voglio che mi abbraccia e glielo sto comunicando con lo sguardo, ma lui non si è mosso da dove sta.

Ha ammesso che senza di me non vuole stare e ora non mi tocca? Cosa glielo impedisce?

<<Vai a dormire Jasmine, ci vediamo domani mattina per fare colazione insieme>> pronuncia queste parole con dolcezza, una dolcezza che pensavo non avesse.

Mi arrendo e decido di andare nella mia stanza e prepararmi al giorno dopo, quel giorno dove il mio corpo riceverà il suo tocco.

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