Ryan Capitolo 7

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RYAN CAPITOLO 7

Quella miserabile donna non mi ascolta mai, nonostante mi stessi comportando bene. Niente, quella puttana ama provocarmi ma da ora in poi conoscerà solo il mio lato cattivo. Troverò modo di legarla a me.

Da quando l'ho conosciuta il suo nome è sempre nella mia testa. Tutta la mia vita è stata uno schifo, ho avuto un padre potente e crudele che fin da piccolo mi ha introdotto in questo mondo dove c'è solo sangue. Ho conosciuto la vera violenza, diventavo più forte ogni giorno, la morte era diventata mia amica. Uccidevo e vedevo gente morire da quando ero piccolo.

Mi ricordo ancora quel giorno in cui mio padre uccise un uomo e una donna, marito e moglie, c'era anche una ragazzina, forse la loro figlia; mio padre voleva uccidere anche lei ma lo fermai in tempo.

Nessuno può capire il piacere che si prova quando uccidi qualcuno, diventa come una droga, dopo la prima volta non riesci a farne a meno. E' come se giocassi a fare Dio.

Sono nella mia stanza a guardare fuori e a sorseggiare un po' di liquore, uno di quelli forti, e mi immagino lei tutta rannicchiata e spaventata lì sotto. Non volevo, ma se lo è meritato. L'avrei voluta qui ora nel mio letto legata, immobile, costretta ai miei ordini e a subirsi il mio enorme cazzo dentro la sua calda figa. Questi pensieri risvegliano in me un lato animale e selvaggio. Non scopo da giorni per colpa di quella stronzetta.

Ho provato a confidarmi con Daniel ma lui crede che lei sarà la mia rovina. Come se lui non avesse messo gli occhi sull'amica.

Daniel è un amico fidato, ne abbiamo passate tante insieme, abbiamo perso tanto di quel sangue insieme, entrambi abbiamo bisogno di uccidere, è una droga, non si possono cambiare le abitudini, farci una famiglia o trovare l'amore non è nei nostri piani. Ciò che eri prima non lo sei più, la vita ti cambia, impari a conoscere le grida delle tue vittime, l'odore del sangue, la paura che vedi negli occhi di chi sta per essere ucciso, impari a sopravvivere alla morte.

Si, alla morte, perché quando entri in questo mondo ti puoi considerare morto, non hai più un'anima, non hai più un cuore, non capisci più cosa vuol dire amare, diventi un mostro, il diavolo che provoca sofferenza e morte.

Mi sto perdendo nei miei pensieri, ormai è tempo di andare a dormire.

Sogno quegli occhi, quelli di Jasmine, vedo in lei quella ragazzina accanto ai suoi genitori che furono ammazzati da mio padre. Quegli occhi, quello sguardo innocente. Sembrano così familiari. Mi sveglio tutto sudato e d'improvviso mi assale un pensiero per la testa, non può essere vero. Non può essere lei. Corro da lei, quasi inciampo, voglio avere conferma. La trovo a dormire stesa su quel lurido materasso, la sveglio. Apre gli occhi, mi è bastato guardarla per avere conferma.

<<S-Sei tu... Sei tu la ragazzina di tanti anni fa>>. Non riesco a crederci. La guardo, mi fissa, capisco che lo sapeva fin dall'inizio.

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