Da molto tempo combatto i mostri, così come da molto tempo sono in fuga verso la salvezza insieme a mia sorella Kaly, lei è molto più esperta di me nel combattimento e, ammetto che senza di lei, ci avrei lasciato le penne già un paio di volte.
Ormai sapete tutti che il mio nome è Rick, no? Bene, allora posso cominciare a narrarvi la leggenda delle foreste di Hermes.
In questi luoghi, molti figli di questo dio trovano rifugio, essendo stati rifutati dai campi per mezzosangue di maggior successo. In quel genere di campo, possono sopravvivere solo i semidei più esperti e agguerriti; ora come ora, io non sono certo tra quelli.
Mia sorella Kaly ha parecchie possibilità di potercisi recare, ma non ha intenzione di mollarmi neppure per uno secondo, neanche fosse la mia ragazza!
Nella foresta di Hermes in cui avevamo trovato un alloggio noi, avevano cominciato a circolare delle strane voci riguardanti il ritorno di un dio.
La sua comparsa avrebbe portato dolore e distruzione alla vita di una sola persona in particolare e, quella persona, avrebbe dovuto compiere un viaggio oltre i confini del possibile e cercare di distruggere il dio malvagio, riportando così la pace nel mondo e impedendogli di conquistare la terra.
Per anni, i semidei figli di Hermes, si allenano cercando di migliorarsi sempre di più, nella speranza di riuscire a proteggere i deboli esseri mortali della terra, quale è il loro scopo.
Sono al campo ormai da due settimane e, per questi tremendi quattordici giorni, mi sono allenato come una bestia furiosa. La mia muscolatura è aumentata di parecchio, così come i miei riflessi e il mio umorismo.
Da qualche tempo però, mi sono fatto un rivale piuttosto agguerrito, anche se sarebbe più corretto dire una rivale.
Il suo nome è Shil, si allena nella foresta di Hermes da quando aveva nove anni, proprio il periodo in cui ho cominciato a combattere contro i mostri e a scoprire un pò del vero motivo del perché sono nato.
"Tu non sei un figlio di Hermes" disse un giorno, proprio quando stavo per scendere in campo contro di lei in quello che noi definivamo "Il colosseo".
In quel colosseo improvvisato, ci addestravamo nel combattimento corpo a corpo. Kaly ed io, passavamo la maggior parte del tempo in quella grande arena, facendo flessioni e piegamenti, corse dalle due alle tre ore e tiro con l'arco. Però, quel giorno, avevo deciso di cambiare avversario.
"Io sono un figlio di Hermes" gli ripetei ancora una volta seccato, impugnai la spada dorata e lei estrasse la sua. Aveva lo stesso colore della mia ed era uguale in tutto e per tutto; impugnatura, agilità e resistenza, mi era bastato un rapido scambio di colpi per capire queste cose.
"Invece no" insistette lei tentando un affondo, io lo schivai spostandomi verso sinistra e menai un fendente che andò a colpire il bersaglio.
Shil indietreggiò di qualche passo e si pulì il sangue che colava dalla sua guancia, ero riuscito a procurargli un piccolo taglietto. "Bastardo. Non so proprio come nostro padre abbia potuto accettare uno sgorbio come te. Se vuoi il mio parere, sei troppo debole persino per essere un semidio! Dev'esserci stato uno sbaglio. Un errore, magari ti hanno scambiato dalla nascita con qualcuno...tutto è possibile in fondo!".
A quelle parole non ci vidi più dalla rabbia, strinsi pugni e i denti furioso e scaraventai la spada a terra, mi lanciai contro l'avversaria e la afferrai per alla gola gettandola al suolo, mollai la presa e cominciai a riempirla di pugni in pieno viso, infine mi scansai e la lasciai rialzare.
Cominciai ad ansimare fortemente e ripresi la spada, questa venne invasa da fulmini di uno strano colore blu elettrico e cominciai a menare fendenti a una velocità incredibile, aggirai Shil come se niente fosse comparendo alla sua schiena, appoggiai le nocche sul suo collo e gridai. Una strana baraonda scaraventò la ragazza contro il muro circolare del colosseo e gli altri semidei cominciarono ad interessarsi al combattimento.
"Io non mi lascio mettere i piedi in testa da nessuno" gli spiegai rabbioso, asciugandomi il sudore dalla fronte. Avrei pianto sangue se fosse stata una cosa possibile, ma dovevo accontentarmi delle lacrime.
Non sopportavo la mia debolezza. Persino quando vincevo le mie battaglie, avevo sempre una voglia tremenda di lasciarmi andare; e quella volta ci riuscì.
Mi inginocchiai al suolo e afferrai un pò di sabbia dal terreno, la strinsi con tutta la forza che avevo cercando di sgretolarla ancora di più.
Questa mia reazione fece scompisciare (letteralmente) i presenti dalle risate e Shil ne approfittò per riprendersi, mi sferrò una ginocchiata poderosa in piena faccia e finì con la schiena contro il terreno, ansimavo e piangevo...insomma, proprio una scena patetica.
"Avresti potuto sconfiggermi con facilità" mi fece notare lei. "Ma non ci sei riuscito...sai perché? Sei troppo debole! Non riusciresti a fare a pezzi un coniglio neppure se fosse la tua unica fonte di nutrimento!".
Un ruggito tremendo si sentì all'orizzonte e mi si rizzarono quei pochi peli che avevo sulle braccia. "Ah. A quanto pare sta per succedere qualcosa di interessante" disse Shil soddisfatta, come se non aspettasse altro.
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