Capitolo 2 - il gran polverone

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La battaglia si stava svolgendo all'estremità della foresta. Li, un essere dalla forma umana e dalla pelle invasa da una mistica luce, causava terrore e distruzione.

I guerrieri cercavano in vano di attaccarla, ma questa sembrava quasi essere protetta da una barriera invisibile. Uno spadaccino si avvicinò a lui e, immaginando di avere la vittoria in pugno, menò un fendente senza pensare alle conseguenze di quel suo gesto avventato e, come se non bastasse, rimase completamente privo di guardia.

L'essere ne approfittò e gli sferrò un rapido pugno allo stomaco. Allo spadaccino si ribaltarono gli occhi e cadde a terra svenuto. Il suo stomaco era stato trapassato da una specie di folata d'aria bollente, così bollente da sciogliere persino la carne insieme all'armatura che indossava.

"Quello non è un essere umano" dissi stringendo i denti. "Da cosa l'hai intuito?" chiese Shil sputando per terra, corse in contro al nemico come faceva di solito ma questa volta ebbe pane per i suoi denti. Una potente folata d'aria la scaraventò a terra, venne sollevata da una forza invisibile e ancor più volte colpita da quest'ultima, come se ci fossero dei pugni d'aria intenti a prendersela con lei.

"M...maledizione!" gridai facendomi avanti. L'essere luminoso rivolse la sua attenzione verso di me e Shil si accasciò al suolo dolorante, menai un fendente a qualche metro di distanza dal nemico ma il mio assalto venne bloccato dalla stessa forza che poco fa aveva tartassato Shil.

"S...stronzo. Combatti da uomo e non utilizzare simili sotterfugi!". L'essere luminoso alzò le spalle e schioccò le dita. Feci un passo avanti e notai con mia grande sorpresa che la forza che fino a qualche secondo fa mi impediva ogni singolo movimento era sparita. "Sei sicuro di te stesso, vero?"  lo provocai sogghignando. "Allora fatti sotto!" le cicatrici sulla mia mano sinistra cominciarono a risplendere di una strana luce, ma non ci feci troppo caso in quel momento. In battaglie mortali non erano ammesse distrazioni. 

Il nemico si fece avanti e cominciò a riempirmi di pugni allo stomaco, erano così tanti, veloci e potenti che da soli riuscirono a sollevarmi da terra di qualche centimetro per la potenza d'impatto. 

Sputai sangue più volte e, con un ultima e poderosa ginocchiata in piena faccia, rotolai a terra semi sconfitto, ma non arreso.

Mi appoggiai sui gomiti e tentai di rimettere a fuoco la vista. Stavo letteralmente sbavando sangue e la cosa non mi piaceva. Intorno al mio corpo cominciò a danzare una strana aura nera come la pece, la mia lama invece di una luca bianca e candida come quella di una creatura celeste. Era un incrocio perfetto.

"Avanti, riprendiamo!" lo incitai, cominciando ad attaccarlo furiosamente. Il nemico tentava in tutti i modi di deviare o per lo meno di parare i miei attacchi, ma non c'era verso; ero diventato imbattibile da un secondo all'altro. Era come se due energie differenti avessero cominciato a scorrere nelle mie vene contemporaneamente.

La foresta di Hermes era stata invasa dalle baraonde furiose e devastanti che i miei attacchi emanavano, ma dopo qualche minuto la fatica prese il sopravvento. Avevano cominciato a sudarmi le mani e facevo quasi fatica a stare in piedi. Non avrei retto ancora per molto. L'essere luminoso incassava i colpi come un vero professionista, ma non ne voleva saperne di morire. Sembrava intenzionato ad andare avanti fino in fondo. Voleva davvero vedere fino a che punto mi sarei spinto? Bene, senza pensare a quel che sarebbe successo dopo, tentai un affondo con tutta la forza che avevo in corpo e lo trapassai.

L'essere emise uno strano grugnito ed esplose in mille pezzi. In quel momento, mi sentì realizzato più che mai, ma non ebbi neppure il tempo di assaporare quel momento di gloria. Svenni. mi inginocchiai al suolo e in fine caddi dolcemente a terra.

Demigods 2: le grida dei dannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora