Capitolo 10 - il castello delle sfide

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"E' proprio come vi ho detto, è comparso improvvisamente dal nulla!" disse Steel, incitandoci ad aumentare il passo. Eravamo diretti al confine della città di ferro, la dove secondo il nostro amico, si era appena materializzato uno strano castello. 

"Non può essere" disse Sam, mentre svoltavamo l'angolo. "Per invocare un oggetto di dimensioni così grandi servirebbe parecchia magia e francamente, al giorno d'oggi non è ancora riuscito nessuno a utilizzarne così tanta tutta insieme". "Quindi sarebbe una specie di prima volta nella storia?" chiesi scioccato. "Il tizio che ha effettuato un simile incantesimo deve essere davvero potente!". "Tu stanne fuori, ragazzino" disse War. "Ricordati che la sfida intende solamente me contro Shil. Voi ci aspetterete al portone e al massimo farete fuori i pesci piccoli". "Sei odioso come sempre, eh?" borbottai, voltando lo sguardo da un'altra parte che non fosse la sua brutta faccia. 

Una volta arrivati a destinazione, Shil e War spalancarono le porte del castello entrando così nell'abitazione, lasciandoci fuori proprio come avevano promesso. 

"Che noia" disse Kaly sedendosi a terra. "Non possiamo stare qui a far niente con la consapevolezza che i nostri amici potrebbero rimetterci la pelle". "War è in gamba" assicurò Sam incrociando le braccia. "Se la caverà. Anche la ragazza mi sembra parecchio forte. Non abbiamo niente da temere". "Ehi Sam, scusa se te lo chiedo ma...che tipo di poteri hai tu?" le domandai. "Rick, che modi sono?" mi rimproverò mia sorella, dandomi uno schiaffo sul collo. "Che c'è? Volevo solo sapere cosa sa fare senza attendere il prossimo combattimento!" mi lamentai. "No, il ragazzino ha ragione" disse Sam mettendosi in guardia, impugnò la spada e strinse la presa sull'impugnatura. Io la guardai incuriosito ma accettai la sfida, estrassi la mia spada dal fodero e glie la puntai contro. "Non provarci bella, avresti anche potuto dirmi cosa sai fare a parole". "Le parole non servono a molto in questi casi. Meglio passare ai fatti" grungì'lei venendomi in contro. Kaly mi si parò davanti e bloccò il fendente di Sam con la parte piatta della sua spada, gli sferrò una testata e ne approfittai. Scavalcai letteralmente mia sorella con una capriola a mezz'aria e sferrai un violento calcio in faccia a Sam. 

Lei si fece indietro ma si ricompose quasi subito, cominciò a menare fendenti a raffica con la lama della spada invasa dai fulmini. I colpi mi tramortirono in pieno e venni scaraventato in aria a nove metri da terra. 

 Mi rialzai frastornato e ripartì alla carica. Però, non feci in tempo a menare un colpo che dal terreno cominciarono a fuoriuscire degli strani getti di vapore.

Questi andarono a fondersi l'uno con l'altro a mezz'aria, formando così un enorme sfera di fumo che si schiantò al suolo, provocando così una tremenda baraonda che mi fece tremare le ginocchia. Quando il fumo si dissolse, davanti a noi si parò una specie di diavolo dalla pelle blu. Era alto tre metri e teneva in mano due spade lunghe quattro e spesse uno. 

"Io sono il nemico per i pesciolini" borbottò lui, leccando la punta delle sue spade e venendoci in contro, facendo sbattere la lunga coda contro il terreno come se fosse un elica. Io e Sam ci guardammo un attimo stringendo una 'tregua muta', Kaly si lanciò in avanti qualche secondo prima di noi e cominciammo a colpire il nemico con le nostre spade. 

L'enorme diavolo blu si difendeva magistralmente dai nostri attacchi, menò un possente fendente che bastò a spazzarci lontano e ne menò un'ennesimo con l'altra spada, questa volta mandandoci quasi k.o. 

"Siamo in tre contro uno" ricordai io. "Dobbiamo vincere assolutamente, non possiamo perdere. Sarebbe un umiliazione troppo grande" la mia mano sinistra cicatrizzata venne nuovamente invasa dei fulmini e dalle scintille, poco dopo il mio intero corpo seguì la stessa sorte e mi ritrovai avvolto in una cupola di baraonde dorate (?). 

Mi misi in posizione mettendo un ginocchio a terra, tenni la spada con i denti e misi le mani a terra come se stessi per partecipare a una corsa olimpionica e scattai contro il nemico. 

Quest'ultimo rimase non poco stupito da quella reazione, ma si ricompose quasi subito e mise le sue spade davanti a se andando così a formare X. Io sferrai una violenta testata contro di esse e le spazzai a metà, neanche fossero fatte di carta pesta; colpì il nemico al petto e lo afferrai per la gola, impugnai nuovamente la mia spada e, con un fendete verticale dall'alto verso il basso, mozzai in due il nemico come se non ci fosse stato un domani. 

Il diavolo esplose, lasciando un enorme cratere sotto di se e ritornai dai miei compagni, spazzolandomi la spalla e scrollando i pantaloni pieni di fulliggine. 

"Be'...è andata bene". 

Demigods 2: le grida dei dannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora