Capitolo 2: Identità segrete: svelate!

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L'inquadratura della finestra mostrava un cielo uggioso. Ma Hiroto lo aveva già capito dall'odore presente nell'aria, appena aveva spalancato gli occhi, svegliato dal suo ennesimo sogno. I vampiri non guardavano le previsioni del tempo. Il sogno era lo stesso del giorno precedente, e che faceva da una settimana a questa parte: vedeva quel ragazzino dai capelli verdi e dalla conformazione esile, col viso spruzzato di lentiggini, poco visibili a causa della carnagione scura e dalla distrazione costante che erano i suoi occhi. I colori che di solito, piacciono alle persone, sono sempre quelli chiari, ad Hiroto invece,non piaceva nulla. Più niente dall'ultima volta.

Però quelle iridi gli ricordavano il petrolio, così prezioso ma allo stesso tempo pericoloso. Ed è ciò che più o meno accadeva nel sogno: lui finiva inghiottito dal nero di quegli occhi profondi. Cadeva, cadeva e cadeva. Senza toccare mai il fondo. Finché non si svegliava allucinato e in un bagno di sudore.
<<Il buongiorno si vede dal mattino... >>borbottò scompigliandosi i capelli. Avrebbe voluto poltrire ancora un po', ma l'orario sulla sveglia, non era dello stesso parere. Così scese dal letto e mentre indossava le pantofole, il suo cellulare emise il solito bip dei messaggi. Era da parte di Haruya, il quale gli chiedeva di vedersi nel pomeriggio. Hiroto lo ignorò come tutti gli altri. Si pentiva delle sue decisioni? No. Perché ormai non aveva più un cuore, che lo guidava nel prenderle.

Ormai pronto per uscire, si rese conto di non avere tempo di fare colazione, ma non gliene restava nemmeno per badarci<<Che sarà mai, non è la prima volta che capita>>sussurrò chiudendo a chiave la porta. Salì in macchina e partí: direzione ISTITUTO SUPERIORE TEITAN. La pioggia lo costringeva ad un andamento lento, troppo lento. Sarebbe arrivato in ritardo. Non che a lui importasse, era intoccabile perché lì, avevano bisogno di lui.

Mentre entrava nel cortile, adocchiò Midorikawa, il quale era senza ombrello. Correva come un fulmine, nonostante il terreno fosse scivoloso. Era in ritardo anche lui. Sistemò l'auto nel parcheggio riservato agli' insegnanti e afferrò un ombrello. Ne portava sempre due per sicurezza, ma non volle prendere anche l'altro.
"Possibile che nessuno gli abbia ricordato di portarsi un ombrello? Aspetta e se non lo possedesse? " pensò aprendo il suo riparo.
"No! Non è affar mio. Ma potrebbe ammalarsi. E a me che importa? " continuò superandolo e arrivando alla scalinata. Dinanzi alla quale si bloccò, fermato dall'indecisione.
"Perché dovrei aiutarlo? Per dare il giusto esempio? Per fare bella figura davanti agli altri? O per evitare che quei capelli si rovinino ancora di più?" si disse guardando il verde, quasi del tutto zuppo e con la coda di cavallo completamente in disordine.

Voleva autoconvincersi che non gli servivano altre gatte da pelare. Che non ci avrebbe guadagnato nulla. Ma l'immagine di quel pulcino tremante, non indossava neppure un giubbotto accidenti, lo costrinse a tornare sui suoi passi. Gli si accostò e riparò entrambi<<Cosa sta facendo?>>gli chiese quello quasi con un ringhio. "Devo sembrare veramente minaccioso" pensò ironicamente, prima di rispondere<<Devo spiegartelo teppista? Non lo capisci da solo?>>

<<Capisco benissimo. Mi sbaglio o le avevo già detto di non chiamarmi teppista? >>
<<Non ti piace? Preferisci moccioso? >>
<<Non mi costringa a rispondere per le rime>>dichiarò il più piccolo piantando i piedi a terra
<<Dato che sono un insegnante, ho il dovere di evitare, che i teppisti come te facciano cose stupide. Quindi continua a camminare>>.
<<Non mi serve il suo aiuto>>disse il verde cocciuto, il quale senza più ombrello, si stava bagnando di nuovo<<Non voglio averti sulla coscienza moccioso>>pronunciò il rosso afferrandolo per il braccio.

Midorikawa trasalí. Dalla sua espressione sembrava sotto shock. Come se quello che stava accadendo, era proprio ciò che aveva cercato di evitare. D'un tratto, si strattonò violentemente e nonostante fosse più mingherlino, riuscì a liberarsi, facendo cadere anche l'ombrello per terra. Ma solo perché Hiroto era stato preso alla sprovvista. O almeno questo è quello che si disse.
<<Non mi toccare mai più. Viscido mostro>>pronunciò quella frase
con una voce così bassa e cavernosa, che quasi fece venire la pella d'oca al rosso. "È solo il freddo... mi sto inzuppando"

Hai fatto battere il mio cuore come un tempo (in restaurazione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora