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Il mio ritmo continuo del pedalare piano piano si rallenta ed esausta lascio cadere la bicicletta.
Il sole è quasi calato e l' oscurità si fa avanti, il freddo si fa per fortuna a malapena percepire, ma il sonno accompagnato dalla fame si fanno assai sentire.
Entro in casa, o meglio dire quello che resta della casa, gli ultimi raggi di luce che entrano dalle finestre dai vetri colorati rende visibile la polvere che danzella nell' aria, che sa di muffa e fumo.
Lascio lo zaino a terra e mi tolgo la giacchetta che lascio su una delle tante sedie marce,che sono posizionate in modo sparso in quella che una volta era un' enorme sala da pranzo, sì probabilmente negli anni '30 questa doveva essere una bella villa, con lampadari preziosi appesi a un soffito decorato, tende pesanti alle finestre centinate, carta da parati e mobili di legno pregiato.
Anche se ridotta male di questa casa in un certo senso riesco ancora a vederne la bellezza, per qualcuno magari questa è una casaccia mentre io la vedo come una Signora Casa, la mia Signora Casa.
Mi butto sul divano, sgangherato con le molle arruginite e il tesuto un po' divorato dalle tarme, tiro fuori un sacchetto dalla tasca dei jeans da uomo, che ho trovato quasi un mese fa nei cassonetti, sono un po' larghi e sbrandellati, con toppe e macchie di ogni tipo, ma per me sono un lusso con una corda usata come cintura legata stretta alla vita.
Resto un secondo con il sacchetto a mezz' aria indecisa se mangiare ora o tenere il pasto preso alla mensa dei poveri per dopo,
la mia pancia brontola nel silenzio assordante che mi circonda.
I primi tempi era stranziante passare tutto il tempo da sola senza sentire la mamma urlare che è pronta la cena o la porta sbattersi quando il papà torna da lavoro, oppure senza Agni, Sentata, Artemide e Amaterasu chiedermi di giocare con loro o aiutarli con i compiti, ma ora mi ci sto abituando a non vedere nessuno per ore o giorni e a passare la notte nel buio totale.
Senza accorgemene ho quasi finito il panino e l' acqua che avevo dentro la bottiglia.
Saranno circa le 7:30 e la stanchezza mi avvisa che è ora di prepararsi per "dormire", in effetti questo non è dormire, sembra piú qualcosa del tipo " chiudo occhio e sogno con quello, l' altro invece sta in allerta".
Mi avvio verso il piano superiore, portandomi con me lo zaino e la giacca, salendo le scale a fatica fino al mio angolino ,dentro l ' armadio più grande della casa,  dove tra coperte sparpagliate io dormo da un mese e mezzo circa dopo aver passato prima le notti in uno scatolone dietro  a una saletta per i compleanni dei bambini, affianco ai cassonetti sembre pieni di dolciumi mangiucciati e regalini finiti  erroneamente tra l' immondizia o non apprezzati dai viziati e schizzinosi.
Quanto gli idio quei bambini che buttano ogni cosa che non è di loro gradimento, ma dopo tutto è anche  grazie a loro se trovo il carburante.
Mi copro con tutta la stoffa che c' è intorno a me e neanche 10 minuti dopo mi addormento.
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Qualcuno sta ridendo al piano di sotto, inizialmente pensavo fosse un sogno, ma questa è realtà.
Voci urlano e gridano a squarciagola.
Resto ferma immobile dentro l' armadio di cui lentamente chiudo l'anta destra.
Ho paura che sentano il mio respiro, quindi scelgo di trattenere il fiato per 30 secondi e poi inspirare.
L' eco dei passi arriva a me sempre più forte, quasi più di quello del mio cuore che pulsa.
Tremo leggermente più sento vicine le voci.
Probabilmente sono ragazzi in cerca di fantasmi, ma se mi vedono come reaggiranno.
I passi si allontanano ben presto e io torno tranquilla, o quasi.
Quando le acque si sono calmate, richiudo gli occhi dalle palpebre pesanti e spero di fare qualche sogno.
Poi all' improvviso il rumore del vetro che viene rotto e luce in salotto, non capisco subito quello che succede e resto paralizzata, poi mentre apro l' armadio un' ondata calda mi scotta il viso. Terrorizzata apro la finestra dimenticandomi delle sbarre .
L' aria é inrespirabile, continuo a tossire e gli occhi mi bruciano da morire.
Mi decido e corro non pensando alle fiamme ormai alte verso alle scale, non so da dove prendo tutta questa energia, ma tento con successo di saltare la prima rampata sommersa di acqua rossa e gialla.
Nonostante le lesioni corro, più velocemente di quanto abbia mai corso, tra gli alberi e il buio, le stelle sono coperte dal cielo nuvoloso e la luna è assente, in poche parole fuggo alla cieca.
Ben presto mi trovo lontana e dispersa mi metto alla ricerca di un rifugio, ma nulla.
Mi accorgo ben presto di essere nei pressi del dormitorio del liceo e pregando, che essendo sabato sera qualcuno abbia organizzato un festa, scelgo di dirigermi per imbucarmi e addormentarmi da qualche parte al caldo.
Ho il fiatone e guardandomi non sono proprio il massimo, non so se conciata così riesco ad entrare senza far capire di essere una senza tetto.
Mi avvicino alla recinzione e facilmente la scavalco per poi spostarmi da un edificio all' altro sperando di sentire musica provenire da uno di questi.
- Chi va la?-
Mi blocco mentre il sangue mi si gela nelle vene.
Vie di fuga non ce ne sono, nascondigli neanche... e la stanchezza mi potrebbe fare brutti scherzi se scappassi.
Mi volto lentamente per evitare che il ragazzo che mi ha vusta su spaventi.
Passo dopo passo arrivo di fronte a lui sotto la luce di un lampione.
- Ciao, la festa non è da questa lo sai?-
Spalanco gli occhi.
Mi ha scambiato per una studentessa, meglio ormai la strada è già spianata.
- Ah, gr grazie.-
Socchiude gli occhi e poi fa un passo indietro come se fosse sorpreso.
- Ehm, ma non penserai mica di andare così?-
Mi si avvicina con un passo effeminato.
- Io sono Light, piacere.-
Mi stringe la mano.
-Ha.. -
Per in soffio mi fermo, stavo per dire sovrapensiero il mio nome.
- Hasel-
Si sistema il tesserino sulla giacca con scritto il suo nome affiancato dalla lettera S.
- Cosa vuol dire S?-
- Sorvegliante, comunque perchè tesoro sei vestita così? Senza offesa, ma non mi pare adatto ad una festa...per niente tesoro.-
Mi prende le mani squadrandomi, poi gesticolando schiocca la lingua in segno di negazione.
- Ehm, ho litigato con la mia compagna di stanza e non la voglio più vedere...-
Abbasso lo sguardo per sembrare dispiaciuta.
- Oh Tesoro, non sai come ti capisco.
Appunto per questo è dall' anno scorso che chiedo di essere in stanza da solo.
Comunque possiamo chiedere alla mia amica Avril se ci aiuta a darti qualcosa visto che non puoi entrare in stanza.-
Annuisco, meglio di così. Non ho nemmeno dovuto fare nulla.
- Non ti ho mai vista in giro!-
Mi si rivolge mentre entriamo in un condominio.
-Ehm, sono timida quindi sto sempre in stanza, ma ora basta voglio cambiare.-
Saliamo al secondo piano e ci fermiamo davanti alla stanza B15.
- Capisco!-
Bussa tre volte poi la porta si apre.
Avril? Lavigne? Mia madre l' avra sicuramente avvisata dell mia fuga.
E ora che faccio.
Tengo lo sguardo basso.
- Ti ho portato la mia amica Hasel, è rimasta fuori di stanza perchè ha litigato con la compagna, ma non ha vestiti e vuole andare alla festa questa poverina, aiutala te amo.
Devi tornare a fare sorveglianza, ora.
Ciao ragazze.-
Dice evidentemente di fretta e poi ci lascia sole.
Guardo Avril, che muta mi invita ad entrare.
Prende una bottiglietta dal minifrigor e si siede su una sedia in legno di fronte a me.
- Dunque...Avril, mi puoi aiutare la mia compagna du stanza non mi lascia entrare.-
Continuo con la mia recita.
- Ma perfavore Hathor!-
Finchè non casca il sipario.
-Avril, lasciaml spiegare...-
Incomincio.
- No, tu ascolti me! Hai presente di quello che ha passato la tua famiglia, sai una cosa Hathor? Sei egoista, pensi che solo te hai sofferto nella vita, pensi che sei l' unica ad essere stata male per Oliver, perfortuna lui non si ricorda di te e quindi almeno lui non sra soffrendo per la tua fuga, ma la tua fam...-
Cosa Oli?
Non si ricorda di me.
Quindi si è svegliato!
Oliver si è svegliato...e io non ero al suo fianco?
- Oliver è sveglio?-
Chiedo con il cuore che vuole uscire per correre da lui.
La testa mi gira e il mio respiro si fa irregolare.
- Oliver è sveglio?-
Ripeto più convinta.
Non si ricorda di me, ha rimosso la mia vita dalla sua.
Gli ritornerà la memoria?
O dovrò ricominciare da capo?
Da un lato che debba conminciare da capo con lui sarebbe meglio, ma cosí non ricorderà mai come ci siamo conosciuto, non si ricorderà di come abbiamo cantato in armonia a casa di David e del bacio che mi ha dato quando son riuscita a scappare dalla casa di Riccardo...tutto questo non gli dirà nulla anche se glielo racconterò.
Forse è meglio così, io continuo a vivere così e lui sicuramente continuerò neglio senza una Hathor rovinatutto tra i piedo.
Ma io riuscirò a vivere meglio senza di lui?

I'm not afraid to die ( IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora