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Arriviamo davanti il cancello e non essendo un giorno festivo c' è poca gente.
Mentre Oliver e il nonno prendono i biglietti io e nonna andiamo in bagno.
-Hathor aspetta qua fuori e perfavore tienimi la borsa e il bastone.-
Annuisco e resto con la schiena contro il muro del corridoio.
Alla radio trasmettono" Hello" degli Evanescence e io involontarianente un po' mi deprimo però appena penso a quello che mi ha detto Oliver sorrido.
Ha ragione, devo lasciare indietro il passato, non devo più pensare a cose brutte solo le cose belle nella mia vita.
-Ciao bellezza!-
Una voce dietro di me sbiascica questo strano saluto.
Mi volto e...
-Jo!- Mi cedono le gambe, volevo pensare a cose positive e Jo ...me lo ritrovo davanti.
-Uhm...Hathor?-
Si raddrizza grattandosi la testa e dal bagno da dove è uscito lui esce anche un altro ragazzo.
Spalanco la bocca e mia nonna esce dal bagno, mi volto e ora non c' è più Jo.
Ecco Jo sparisce sempre.
Cosa ci faceva qui?
Ma cosa stava facendo con quel ragazzo?
Ora oltre farsi d' erba si ubriaca ?
Sono rimasta solo io stupida di vederlo?
Queste domande mi tormentano mentre
torniamo alla biglietteria e Oliver mi mette un braccio sulle spalle.
-Ti vedo un po' strana tutto okay?-
Alzo lo sguardo e sorrido.
-Si, tu perchè tremi?-
Oliver sembra spaventato.
-Ehm...Hathor, io ho paura dei posti troppo affollati ..e delle montagne russe.-
Abbassa lo sguardo e a me scappa una risatina.
-Ahah Tu, Oliver Sykes hai paura?-
È serio e io ora sono terribilmente imbarazzata.
-Scusa Oliver, potevi anche dirmelo, non saremmo venuti.-
Gli prendo la mano.
- Ma ora che siamo qua vale la pena, sconfiggere queste paure?-
Guardo maliziosa Oli.
-Non ne ho voglia.-
-Trattiamo, io penserò sempre positivo e tu sconfiggi le paure...-
Avvanzo il braccio verso di lui.
- Okay- Mi stringe la mano e andiamo verso a una giostra.
- Vuoi partire dal brucomela?-
Rido e lui mi fulmina con lo sguardo.
- Ahahaha, Nonni noi andiamo...-
Mi volto ma loro stanno già camminando verso il negozio di dolciumi. È vero non abbiamo ancora mangiato!
-Prima mangiamo!-
Dice lui mentre io lo seguo.
Mi verrà il diabete a mangiare tutti sti dolci, ma in compenso magari mettero su qualche chilo,  ora che mi sono accorta di quanto sia magra voglio avere il giusto peso.
Entriamo nella casetta tutta rosa e una ragazza vestita dalla piccola pastorella ci accoglie.
-Salve, come posso aiutarvi?-
I nonni si fanno avanti e comprano talmente tante caramelle e altre delizie che probabilmente ci verranno carie e andremo tutti da dentista.
Ma chissene frega, ho perso 5 mesi della mia vita, prima in coma per una stupida botta alla testa poi rapita, poi per una settimana e poco più da uno psicopatico che picchiandomi e andando oltre a toccarmi godeva, ora voglio recuperare il tempo perduto divertendomi.
Usciamo dal negozio sommersi da sacchetti colorati e ci sediamo sulle panchine organizzandoci sui giochi.
Viaggiamo da una giostra all' altra mentre io e Oliver, che non sembra più spaventato come prima, ci teniamo incollati per le mani ( letteralmente visto che lo zucchero le ha rese appiccicose).
In un batterd' occhio arriva l' ora di tornare a casa, quindi torniamo nel parcheggio, ma mentre faccio per salire qualcuno ni volta e mi abbraccia.
-Jo?- Lui ha il fiatone e tiene in mano una scatolina.
-Hathor, io sono stato uno stupido.-
Ma che ha intenzione? Perchè ora fa così?
-Io  ho sbagliato, non dovevo andarmene solo perchè era troppo difficile rimanterti amico, tu stavi passando un periodo difficile, dovevo aiurarti e starti acc...-
Oliver mi appoggia le mani sulle spalle e Jo si interrompe.
-scusami-Mi lascia la scatolina in mano e scappa via.
Non lo chiamo, non parlo , sono immobile che non comprendo.
Che ragazzo strano.
Guardo la scatolina nera e righe bianche con il fiocchetto rosa, come le pareti della mia stanza, quelle pareti che avevo colorato insieme a lui attacandoci le nostre foto in cornici con fiocchi rosa, dopo che se ne andato io ho buttato tutte quelle foto ma a momenti me ne pento amaramente.
Entro in macchina e osservo il "dono" impaurita, ma anche curiosa.
Temo su quello che ci possa essere dentro, con Jo niente è impossibile.
Forse dovrei buttarlo senza sapere quello che c' è dentro.
Si, forse dovrei gettarlo.
Apro il finestrino, ma qualcosa ( oltre il rispetto per l' igiene per la città) mi blocca.
Sto ferma e qualcosa mi dice che dovrei aprirlo, ma non ora.

OLIVER
- Hathor ?-
La mia dolce Hathor forse non è mia.
Guarda quella dannata scatolina da ormai 20 minuti, la rigira tra le mani, sistema il fiocco rosa, si vede che la vuole aprire e si vede che quel Jo l' ha fatta soffrire.
Apre il finestrino e alza la scatolina come per buttarla, ma si blocca e ritorna a pensare mentre una lacrima le macchia il viso, come un' amara pennellata che macchia il foglio.
Piano piano poi mette la scatolina nella borsa e appoggia la testa sul finestrino.
Nella abitacolo dell' auto c' è uno strano silenzio, non uno di quelli imbarazzanti, neanche uno di quello pieni di tensione, un silenzio di quelli che ti servono per riflettere, di cui ne hai bisogno, ma vorresti non averne la necessità perchè sono deprimenti per i troppi ricordi tristi e per i momenti felici persi per sempre.
Qualche goccia salata continua a scivolarli sulle sue guance appena rosate, che però prima a casa di Jo erano diventate di un rosso talmente accesso che parevano stessero per bruciare, come la mia gelosia.
Quel Jo non mi sembra un ragazzo raccomandabile, ma a pensarci nemmeno io lo sono.
Dovrei smetterla di rodermi il fegato solo perchè Hathor è arrosita davabti ad un ragazzo che si è scusato a lei per motivi a me ignoti e dicendondo di esssere stato uno stupido dandogli una scatolina.
-Ragazzi smettela di parlare mi state facendo venire il mal di testa!-
Il nonnetto rompe il ghiaccio, na ne io ne Hathor rispondiamo.
Siamo arrivati ormai davanti al vialetto di casa.
Il viaggio sembrava non terminare più.
-Hathor, tutto bene?-
La nonna di Hathor si volta verso di lei e anch' io, ma la sua espressione mi rompe in due il cuore.
Gli occhi rossi, le lacrime che sgorgano, lo sguardo fisso nel vuoto, un pianto silenzioso mentre si stringe alle ginocchia.
Non risponde, apre la portiera scusandosi e corre in casa, tenendosi stretta al petto la borsa con la scatolina all' interno.
-Qualcosa non va?-
Alzo lo sguardo verso l' anziana e lei afferra il messaggio.
-Lasciala sola, ha bisogno di pensare. Ti riportiamo a casa, dove abiti?-
-Grazie Signori Smith, ma ho bisogno di scaricare la tensiobe con una camminata, andrò a piedi.-
Saluto e esco anch' io.
Osservo l' entrata della casa e poi cammina verso l' ignoto.
Non ho intenzione di andare a casa, mi lascerò trasportare da quella cosa che ti guida e manco te ne accorgi.
Cammino e passo dopo passo mi convinco sempre di più che Hathor non è riuscita a dimenticare Jo, evidentemente era ed è ancora innamorata.
La mia piccola emo non è mia.

I'm not afraid to die ( IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora