Ricordare, dal latino re cordis: ripassare dalle parti del cuore
Ciò che avvenne dopo, Derek non poté impedire in nessun modo che succedesse.
I'm a goner, somebody catch my breath
I wanna be known by you
The ghost of you is close to me, I'm inside out. You're underneath.
La rosa aveva sussurrato anche alle orecchie di Derek e quando, emotivamente confuso aveva sottratto Stiles dalla presa sul fiore, spingendolo verso se stesso, questa aveva iniziato a ripetere più volte e sempre più piano fino a non sentirsi più: «don't let me be gone, don't let me be gone, don't let me be gone».
Nel silenzio di quei momenti in cui ascoltava soltanto il suono del cuore dell'altro e il suo respiro, Derek si rese conto che Stiles lo guardava arrabbiato per ciò che aveva fatto, fissandogli la mano che ancora circondava il suo avambraccio. Così, riacquistando lucidità, lo osservò negli occhi soltanto per scendere a intercettare lo sguardo dell'altro, fisso sulla loro presa. Solo allora, lo lasciò andare.
"Perché lo hai fatto? Poteva significare qualcosa, sentivo che stesse per succedere qualcosa!"
Derek si accigliò. "L'ho sentita, Stiles" replicò.
Stiles lo guardò con stupore e Derek ricambiò, capendo che ciò che la rosa gli aveva detto non era giunto alle orecchie di Stiles; gli notò tutte le espressioni passargli sul viso alla velocità della luce, mentre si voltava anche a guardare la rosa, immobile nell'etere al di sopra dell'unico mobile di quella stanza.
"Cosa ti ha detto?" gli domandò tornando a fissarlo morso dalla curiosità.
Derek ci pensò, decidendo prima se ciò che aveva udito potesse significare qualcosa che non voleva condividere con quel ragazzino.
Ma a caldo, non gli dicevano proprio nulla. Guardò Stiles e gli sembrò di rivivere un momento ben lontano. Soltanto che lì, in quel momento, mancavano metri e metri di acqua al cloro a farli sentire senza speranza.
"Ti fidi di me per una volta?"
"No"
"Io sono quello che ti sta tenendo in vita, non l'hai notato?"
"Sì, e quando la paralisi passerà, chi dei due combatterà con quel coso? Tu o io?"
"Pensi sia per questo motivo che ti tengo a galla da due ore?"
"Tu non ti fidi di me, io non mi fido di te."
Certi sentimenti e certe prime impressioni erano mutate convivendo assieme, ma a distanza di anni, e con la lontananza, avevano fatto nuovamente breccia in entrambi, rendendoli guardinghi e sospettosi.
Perché c'era stato un tempo in cui, senza nemmeno fin troppe dichiarazioni o dimostrazioni, Derek si era fidato di Stiles e viceversa, ma ad annusargli l'olezzo di frustrazione, rabbia e sospetto che Stiles emanava, Derek aveva dimenticato quel tempo per tornare alle primordiali opinioni che si era fatto su di lui.
"Suvvia, Derek, non fare il prezioso ora" lo beffò Stiles, dimostrandosi spazientito dal suo silenzio ostinato. Derek si ritrovò a fissarlo chiedendosi se stesse dicendo sul serio, visto che l'altro era il primo a parlare per pillole.
Derek guardò la rosa nuovamente taciturna di fronte a loro e aggrottò la fronte, incapace di capire cosa stesse succedendo.
In quei sette giorni in cui era tornato lucido, si era arrovellato per tentare di ricordare cosa gli fosse successo e spesso si era rintanato in quella stanza ad osservare quella rosa, ma c'era voluto Stiles per sentirla parlare. Il suo ostentato coraggio o la sua ambiziosa idiozia, ancora non sapeva decidere che cosa lo rappresentasse meglio.
Anche Derek l'aveva toccata, ci aveva provato, senza alcun successo. Se così poteva definirsi, visto che poi a sentire ciò che aveva da dirgli, sebbene per mezzo di Stiles, non gli aveva comunque dato alcuna risposta utile.
Era fastidioso non essere in grado di capire cosa gli stesse succedendo, né tantomeno essere cosciente di un pezzo di memoria che lo riguardava. Perché era così, gli mancavano due settimane di ricordi e questo lo rendeva tormentato. Fondamentalmente perché non era neppure la prima volta che gli accadeva. Era già successo, anni prima, che aveva dimenticato per diverso tempo qualcosa di importante, soltanto che quella volta la sensazione non gli era stata palesata, facendolo vivere con un peso lacerante dentro che lo faceva continuamente sentire vuoto e spaesato. Durante quei giorni aveva avuto le sue missioni, aveva avuto i suoi obiettivi e aveva continuato a compiere i passi di quel presente nitido e chiaro, privo di mancanze; eppure lo aveva percepito costantemente di giorno, e di notte aveva sognato quel vuoto che ad occhi aperti, poi, lo rendevano esausto. Non aveva saputo ricordare, e quando ne era stato cosciente, mesi dopo, era stato anche peggio della sensazione di sentirsi vuoto dentro. E ora stava riaccadendo di nuovo, e in qualche modo erano coinvolte sempre le stesse persone. Lui e l'uomo al suo fianco.
Non voleva, però, associare quel periodo a quello attuale perché farlo non era un'associazione casuale. Significava qualcosa. Significava tanto. Se non tutto.
Ma non poteva farne a meno, perché anche con la sua licantropia la situazione non era stata differente. Erano stati così terribili da gestire, quei mesi, che nemmeno il lupo si era mantenuto calmo, tradendolo più volte con eccessi di predominanza su di lui ed eccessi di rabbia che lo conducevano a sfogarsi, trasformandosi completamente e rimanendo un lupo per giorni interi. Proprio come se... non riuscisse ad appigliarsi a nulla che potesse mantenerlo lucido.
Aveva dimenticato anche quello.
Quando poi aveva ricordato, però, quella sensazione di vuoto era sparita, lasciando spazio alla presa di coscienza di cosa si fosse svuotato il suo petto per mesi, chi gli era stato privato nei ricordi e... ed era stato peggio, ricordare.
Guardò di sfuggita Stiles, prima di tornare sulla rosa, perché quegli ultimi pensieri lo riguardavano. Sapeva cosa fosse successo soltanto grazie a Braeden, che tempo dopo gli aveva raccontato le novità a Beacon Hills. A quel punto, sarebbe potuto tornare. Ma non lo aveva fatto. Sapeva il motivo per cui se ne era andato e quello che era successo era solo una conferma di ciò che credeva. E poi era tardi per fare qualsiasi cosa. Lui aveva dimenticato e che ora ricordasse di nuovo, benché sembrasse tutto tornato al proprio posto, non significava nulla. Significava che non si sbagliava su di sé, così come non si era sbagliato su... di loro.
E ora tutto, in modo diverso, in un modo che non capiva, stava succedendo di nuovo. Perché non aveva dimenticato una persona, la ricordava fin troppo bene. Aveva dimenticato qualcosa di importante, ma il risultato era lo stesso: di mezzo ci finivano sempre loro due. Come se il destino decidesse per loro e Derek fosse completamente impotente in questo.
Ringhiò infastidito con l'istinto quasi di azzannare quel fiore e farla finita, ma solo quel pensiero, gli provocò una stilettata nel petto, così dolorosa e improvvisa, da fargli cedere le ginocchia e ritrovarsi a terra, senza fiato.
Stiles tentò di prenderlo al volo, nonostante fosse stato colto alla sprovvista. "Derek? Che succede?"
Con una smorfia di dolore, Derek tenne il viso verso il basso e gli occhi chiusi stretti. Trattenne il respiro e soltanto quando smise di pensare alla rosa, tornò a calmarsi e nel medesimo momento a non provare più dolore.
"Credo che la rosa abbia tentato di spiegarmi che siamo connessi. Se le viene fatto del male, anche io..."
Stiles non sembrò capire in che modo questo fosse potuto succedere e così "te lo ha... detto?" domandò. Derek negò, incapace ancora di mettersi in piedi. Cercò di regolarizzare velocemente il proprio respiro. L'intruglio di Stiles, doveva ammetterlo, funzionava bene a calmare la volontà cieca del lupo e in qualche modo anche le pareti di quella casa lo aiutavano, ma si sentiva molto diverso da se stesso. In realtà, si sentiva umano come era già successo. E la sensazione non era affatto piacevole. Non lo era mai stata ricordarlo, anche se aveva fatto pace con se stesso per quello, e non lo era ora risentirsi in quel modo.
"Me lo ha fatto capire" tagliò corto, provocando un ulteriore piglio, insolito da vedere, nel viso del più giovane.
Si era sentito finalmente libero, quando ritornando ad essere un licantropo, aveva riconciliato se stesso col proprio passato e con i propri errori. Ma forse da quel momento in poi, si era ritrovato di nuovo, inconsapevolmente, a fare le scelte sbagliate perché ora qualcosa in lui e nel lupo non funzionavano di nuovo.
Aveva dato la colpa a Stiles, rendendogliela nota, ma per i motivi sbagliati. C'entrava anche lui, sì, ma per delle motivazioni che non era, forse, pronto ad ammettere.
Si tirò in piedi e guardò Stiles, che sembrava rimproverarlo per il modo in cui chiaramente si dimostrava poco collaborativo.
"Volevo distruggerla e me lo ha impedito perché questo avrebbe distrutto anche me" disse alla fine, con chiarezza.
Stiles cambiò immediatamente atteggiamento. Guardò prima lui e poi nuovamente la rosa. E Derek intuì stesse avendo una delle sue... aperture mentali.
"Cosa c'è, Stiles?" domandò a denti stretti, ma l'altro lo ignorò con un gesto di diniego del capo, mentre acciuffava dalla tasca dei jeans il proprio cellulare.
Lo vide illuminato dallo schermo e non poté trattenersi dall'avvicinarsi per spiare ciò che stava cercando con tanta veemenza.
Quando lesse, si sconcertò immediatamente. Con un sopracciglio alzato guardò il profilo del ragazzo a pochi centimetri da lui respirandogli addosso con prepotenza. Stiles lo guardò di sottecchi, ignorandolo quando intercettò l'espressione stampata in viso di Derek e che sembrò infastidirlo.
Così come quando lui "Non farai sul serio, vero?" gli chiese, al quale Stiles rispose con un grugnito che francamente poco gli si addiceva. Tanto quanto quel "Taci, Derek" con cui gli rispose.
Il mondo si era rovesciato, sottosopra, oppure loro avevano scombinato le loro personalità perché non era mai accaduto prima.
Era come se Derek fosse al di sotto della personalità di Stiles e capovolti sottosopra, stessero dimostrandosi quanto simili potessero essere o quanto facile fosse l'uno per l'altro imitare gli atteggiamenti che più li contraddistinguevano.
Era assurdo, ma Derek non replicò. Proprio come avrebbe fatto Stiles al suo posto.
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I wanna be known by you ~ Sterek
Fanfiction"Perché sei uscito?" domandò cercando di sembrare spazientito, ciò che venne fuori fu un gracchio terrorizzato. Derek mantenne gli occhi chiusi e la mascella contratta. "Dovevo uscire". "Potevi fare del male a qualcuno" gli fece notare Stiles. "No...