La maledizione e la rosa cherokee

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La prima cosa che uscì dalla sua bocca, quella mattina, fu un gorgheggio confuso e stonato. Gli occhi ancora chiusi, si agitò su se stesso brontolando infastidito dal rumore circostante.
Chiunque fosse, Stiles continuò a dormire indisturbato. Forse come non aveva mai fatto.
Ciò nonostante, gli sembrò fosse passato pochissimo tempo, forse solo qualche minuto, quando una mano lo toccò e una voce bassa lo chiamava: "Stiles".
Si agitò nuovamente, brontolando mentre il capo gli cadeva a destra e a sinistra. "Papà, smettila di respirarmi addosso. Fa freddo"
"Stiles, svegliati"
Produsse uno sbuffo, strizzò gli occhi ancora chiusi e fece forse la smorfia più capricciosa che il suo viso potesse assumere. "Ma perché sei freddo come la morte, papà?" esclamò, alla fine, aprendo gli occhi e sbattendo dritto in quelli verde di... no, non era proprio lo Sceriffo.
"Derek?" lo chiamò, mettendosi a sedere e ringraziando il cielo che il lupo avesse la prontezza di allontanarsi da lui in tempo per non dare a Stiles motivo di sbattergli contro.
Derek incrociò le braccia al petto e guardò per la stanza di quello scantinato. "Non ti svegliavi più" , ergo si era preoccupato.
Stiles fece mente locale, ricordando come e perché fosse addormentato sul divano della villa degli Hale e, nel medesimo momento, guardò l'orologio del telefono quasi scarico. Sgranò gli occhi e saltò in piedi, cercando la propria roba: chiavi, distintivo, felpa e... cervello.
"Cristo, è tardissimo! Ma quanto diavolo ho dormito?"
Era insolita un'esclamazione di quel tipo, detta da lui, ma Stiles si mosse a destra e a manca cercando di riprendere ogni cosa. Guardò Derek con disappunto, pronto ad andarsene: "Potevi svegliarmi prima!" lo rimproverò.
Quello sbuffò evitando il suo sguardo e a denti stretti: "ho tentato" rispose con stizza.
Stiles sbuffò di nuovo, scompigliandosi i capelli e facendosi strada verso le scale. "Non abbastanza. E ora devo passare a casa, cambiarmi, assumere un quantitativo esagerato di caffè e andare a lavoro e, in tutto questo, farci entrare una pipì e – si annusò – una doccia! Cristo, non ce la farò mai" parlò più a se stesso che all'altro.
"Stiles" lo chiamò Derek con voce atona.
Stiles ringhiò, quasi, fermandosi sui primi scalini e guardando verso il divano.
"Dimentichi le scarpe" gli fece notare Derek.
Stiles si guardò i piedi scalzi e mugugnò insofferente.
D'altronde si era ricordato il cervello, non poteva ricordarsi proprio tutto.
"Questo perché non le ho tolte io. Se fossero rimaste lì dov'erano, a quest'ora sarei già in- oh, ma che parlo a fare con te che vivi praticamente sempre nudo"
Tornò indietro, eludendo la vista dal concentrarsi sul torso nudo di Derek, tutto sudaticcio, che sicuramente stava facendo una pausa – non voluta – dai suoi noiosissimi allenamenti.
Si infilò più in fretta che poteva le scarpe, sapendo già di dover rinunciare sicuramente a un punto della sua lista di cose da fare. Sospirò.
Beh, non è che puzzasse poi così tanto...
***
Le cose erano cambiate e cambiarono in quei giorni prima del plenilunio. Non seppero dirsi quando, ma senz'altro entrambi conobbero come tutto ciò fosse successo.
Non che d'improvviso andassero d'amore e d'accordo o che non ci fossero più conversazioni fredde fatte perlopiù di frecciatine. Non c'erano, se è per questo, nemmeno quelle profonde chiacchierate alla fioca luce di una candela. Nulla di nulla, sotto questo punto di vista, Derek e Stiles erano sempre gli stessi. Però le cose erano cambiate e continuavano a mutare. Per lo più negli atteggiamenti e nelle aperture mentali che entrambi dimostravano nei confronti dell'altro.
Condividere i ricordi, quotidianamente, andava a determinare un legame fra loro non solo di condivisione ma anche di comprensione. Perché Stiles poteva essere un grande idiota, ma non era stupido e passeggiando proprio nella testa di Derek aveva iniziato non solo a scoprire i suoi giorni lontano da Beacon Hills ma anche i suoi modi di ragionare, di pensare e di vivere.
Erano completamente diversi in questo, ma non poi così tanto.
Perché Derek poteva essere un grande ottuso quando si trattava di capire l'iperattività di Stiles, ma osservarlo analizzare i suoi ricordi alla ricerca di anche un piccolissimo dettaglio, gli aveva aperto gli occhi su qualcosa che non aveva mai visto in lui. Stiles era petulante, a volte cocciuto e anche avventato ma aveva cuore nell'interessarsi veramente al bene di chi aveva affianco e, sebbene facesse in modo di non farlo notare, Derek lo sapeva e questo lo faceva sentire... sollevato.
Quando se ne era andato da Beacon Hills era stato facile credere che non ci fosse nessuno per lui lì, che nessuno avrebbe veramente potuto sentire la sua mancanza. Ne era stato convinto dalle situazioni che gli avevano dato non indizi, né prove, ma veri e propri fatti. Ma ora, pensare di doversene andare, vivere da solo, forse per tutta la vita come un lupo, non era una scelta facile. Non con Stiles che si dimostrava così chiaramente interessato a trovare un modo per dargli la seconda opzione, per fargli tenere l'umanità.
Derek, però, non smise mai per un momento di credere che Stiles lo facesse per dovere nei confronti di Scott. Era normale che si dimostrasse suo amico e che spesso fingesse di non essere stanco pur di continuare nella ricerca, pur di continuare ad aiutarlo, perché era nella personalità di Stiles essere così. Ma in uno di quei giorni prima del plenilunio, Derek ebbe un nuovo motivo per dubitarne.

I wanna be known by you ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora