Verità

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Alpha, Beta, Omega.
Nessun mantra avrebbe potuto calmarlo in quel momento e Derek, con Stiles cosciente o meno, era pronto a lasciarsi prendere dalla rabbia, quella cieca, perché sentirsi traditi era la sensazione peggiore che avesse mai provato e Derek la conosceva bene.
In più, si sentiva messo a nudo. Perché Stiles ora sapeva. Sapeva tutto. Forse non conosceva i motivi, ma diamine quelli non li aveva capiti mai nemmeno lui, ma sapeva. Sapeva quanto lui.
Perciò, sì, nonostante avesse potuto ripetersi alla mente tutti i mantra che conosceva, nulla avrebbe fermato il suo istinto.
Nulla.
Ma poi fu sorpreso un'altra volta, perché non agì.
Non lo fece quando lo vide muoversi nonostante i probabili capogiri, e cercare a tentoni un modo per andarsene. Non lo fece, perché il suo olfatto sentì odore di panico e le sue orecchie udirono il suono di un cuore troppo veloce e di un respiro incapace di regolarizzarsi.
Stiles cadde, ma non si fermò e a quel punto Derek fu subito vicino a lui, ancora un po' intontito da ciò che era successo e cercò di rigirarselo tra le mani. Stiles si dimenava con scatti meccanici come se tentasse di allontanarsi, mettersi in piedi ed andarsene. Dai singulti della gola, tentava anche di parlare ma con scarso successo, come se stesse affogando sotto litri e litri di acqua.
Gli occhi erano persi nel vuoto. Sembravano vedere mille mostri circondarlo, pronti ad attaccarlo, piuttosto che gli occhi verdi di Derek che lo fissavano, ora preoccupati che gli stesse succedendo qualcosa.
Il primo campanello d'allarme fu credere che qualcosa del composto stesse reagendo in un modo del tutto inaspettato. Ma prima che potesse cercare un modo per salvarlo da un possibile avvelenamento, Derek seguì l'istinto.
"Stiles, guardami" gli ordinò con voce ferma, cercando di bloccargli il mento per permettergli più facilmente di fargli focalizzare i suoi occhi.
"Stiles, avanti, ascolta la mia voce" parlò piano. "Guardami" ripeté. Non cedette nemmeno un istante. "Stiles, hey, guardami"
Lo ripeté ancora e ancora, fino a quando quelle iridi spaesate non saettarono repentine per metterlo a fuoco.
"Eccoti, hey, Stiles. Continua ad ascoltare la mia voce" ripeté piano, stringendolo forse per le braccia che aveva stretto per tirarselo addosso. "Respira" gli consigliò, mostrandogli anche con quanta lentezza dovesse farlo.
Derek inspirò profondamente ed espirò con la stessa lentezza. Stiles sbatté gli occhi un paio di volte, mentre il petto si muoveva spasmodicamente.
"Stiles, ascoltami. Hey. Rispondimi: quali sono le tre cose che non si possono nascondere per sempre?" continuò Derek. Poi inspirò ed espirò. "Quali, Stiles?"
Stiles prese fiato, cercando di governare il suo corpo e "Il- S-ole" farfugliò con un filo di voce. "La- Lu-na" continuò. Si guardarono, mentre respiravano ormai all'unisono, calmandosi entrambi. Lo dissero insieme, perché ormai anche quella era venuta fuori dal suo nascondiglio: "...La verità".
"Sì... Ecco, bravo. Continua a respirare" e lo fecero di nuovo.
Il Sole. La Luna. La Verità.
Quel mantra aveva funzionato. Su entrambi.
Quando l'attacco di panico terminò, rimasero in quella posizione ma in silenzio. Ecco a cosa aveva dovuto rinunciare, ora capiva quale fosse stato il prezzo per scoprire la verità su Derek. Aveva dovuto rinunciare all'equilibrio che aveva trovato in sua assenza, in tutti quegli anni. Si era ripreso con sé gli attacchi di panico. Ma a parte questo, non era cambiato nulla. Tutto era venuto a galla e Stiles aveva tradito la sua fiducia, ma un attacco di panico aveva evitato il peggio. E ora non sapevano come affrontare il tutto. Derek non lo sapeva.
Se aveva tenuto tutto nascosto, il motivo era il timore di non sapere cosa potesse succedere. E tanto altro.
Quel "tanto altro" che Stiles avrebbe voluto sapere. E che non avrebbe migliorato nulla, ma solo peggiorato le cose.
"Puoi lasciarmi andare, è passato" gli disse Stiles, tentando di mettersi a sedere sul pavimento quando Derek, esortato, gli lasciò le spalle.
Gli fissò le spalle e salì sulla nuca macchiata di sangue ormai secco e scuro e poi guardò verso il basso. "Stiles-"
L'umano lo bloccò: "Mi dispiace. Non avrei dovuto farlo, ma credevo fosse l'unico modo per salvarti la vita. Non credevo che- lascia perdere. Ora mi è tutto chiaro" lo interruppe mettendosi in piedi. Derek lo imitò.
Attorno a sé tornò a sentire lo stesso odore di rabbia, frustrazione e malinconia che aveva percepito non appena aveva rimesso piede a Beacon Hills.
"Mi è chiaro che non c'è modo di salvarti, perché tu non vuoi che sia... io. Non lo hai mai voluto. Ora mi è tutto chiaro, certo..." il timbro pieno di amarezza fu la peggiore delle pugnalate che potesse ricevere.
Derek strinse i pugni, ma non per impedirsi di fargli del male. Non era più spinto dalla rabbia o da chissà quale altro atroce sentimento. Era semplicemente... deluso.
Quando Stiles si voltò a guardarlo, lo confuse il sorriso che gli vide stampato in faccia: "Non avrei dovuto ingannarti, ma se ti può consolare: aver saputo tutto questo, mi ha distrutto più di qualsiasi altra cosa mi sia successa nella vita. Se avessi potuto immaginare, non avrei mai- non avrei mai voluto saperlo. Non immagini nemmeno cosa tutto questo significhi per me. Quindi, beh, suppongo che siamo pari".
Stiles lo sorpassò con passo lento e misurato. Faceva chiaramente fatica a stare in piedi ma voleva a tutti i costi andarsene da lì.
"Stiles" lo chiamò. Lo vide fermarsi.
"Devo andare da Scott". Non gli disse il motivo e non sembrò neppure una scusa per andarsene.
Non avevano più alcuna scelta. Ed era strano perché ora Stiles sapeva, ma questo non aveva sbrogliato nulla. Perché se era lui a poterlo salvare, non significava che potesse farlo. Non ora che era decisamente troppo tardi per far finta di non vedere come le (non) azioni di Derek e i suoi comportamenti avessero complicato tutto.
Non si trattava neppure di ricambiare un sentimento. Perché seppur non detto, era tutto lì, esplicitamente esposto.
Era semplicemente troppo tardi, troppo complicato.
Senza speranza.
***
Era troppo tardi.
Se c'era una cosa che aveva perso, come i libri gli avevano detto, per aver voluto scoprire ciò che Derek custodiva gelosamente, era se stesso.
Un tesoro per un altro tesoro. E aveva sottovalutato, come sempre, quel pegno. Perché ora che sapeva, Stiles non poteva darsi pace.
E ci aveva provato, occupando le ore a fare sempre qualcosa che gli impedisse di crollare. Il pensiero che la marea lo avesse travolto, facendolo arrancare in un attacco di panico che non si erano più manifestati da tempo, lo buttava giù perché sapeva che ormai era troppo tardi.
L'aveva sempre saputo, per questo aveva finto di non capire, di non collegare ogni dettaglio. E la scusa utilizzata in quegli anni era anche piuttosto convincente. Perché era più probabile che tutto ciò che sentiva fosse una delle sue solite idea astruse. Era più facile credere che non potesse essere vero, ma ora che aveva la realtà stretta tra le mani, si chiedeva se dovesse pentirsi di aver dato tutto troppo per scontato.
Avere l'illusione che fosse soltanto un'idea, lo aveva aiutato ad andare avanti. Perché un'idea è forte, ma non è reale. E se Derek se ne era andato, non tornando più, l'idea si faceva ancora più forte e meno reale.
Ora che, invece, ricollegava i pezzi e tutto si faceva meno illusorio e più realistico, non si sentiva confortato. Non si sentiva meno pazzo nell'aver anche solo dubitato che potesse essere vero. Si sentiva uno schifo, perché di fatto Derek se ne era andato. Derek non era tornato.
Braeden arrivò qualche giorno più tardi e non ci mise molto ad andare da lui, in centrale. Lo trovò di fronte alla sua scrivania con la nuca piegata in mille scartoffie che non si stava nemmeno prendendo la briga di leggere, troppo impegnato a serrare i pugni nell'ennesima ondata di rabbia.
Derek se ne era andato. Derek non era tornato. Nemmeno quando... nemmeno quando era stato dimenticato da tutti. Nemmeno quando era stato, poi, ricordato.
E, allora, urlava nella sua testa sempre più dolorante: che importanza aveva, ora, sapere tutto? Quanto gli poteva importare che l'idea che avesse avuto fosse più reale di quanto sostenesse?
Stiles si guardò le mani sperando di vedere sei dita e realizzando che tutto ciò fosse un sogno, quando alzò il viso per incontrare quello della donna che era giunta fin lì soltanto per parlare con lui.
Sospirò. Dopotutto doveva aspettarselo.
"Mi dispiace averti costretta a tornare fin qui" la salutò. Lei alzò le spalle e si accomodò nella sedia di fronte a lui: "Prima o poi ero certa di doverlo fare. Sai, per Derek"
Stiles annuì silenziosamente, distraendosi con le carte che aveva sotto il naso. Aveva mille domande da porle, ma si mangiucchiò la guancia pur di non aprire bocca.
"Stiles" lo chiamò lei, cercando la sua attenzione. Si limitò ad alzare gli occhi per osservarla con un cipiglio. "Dobbiamo parlare di un po' di cose, mi sa"
"Io e te?" il sarcasmo era labile, difatti Braeden non se lo lasciò sfuggire, sorridendo divertita. "Già, io e te."
Stiles lasciò perdere tutto ciò che fino ad allora non lo aveva interessato minimamente e la guardò circospetto. "Sono tutt'orecchie" disse, intrecciando le mani fra loro.
Braeden accavallò le gambe e si prese qualche momento per rispondergli. "Non ci girerò molto intorno, anche perché non credo ti interessi sapere molto i dettagli. Devi sapere che quando io e Derek ce ne siamo andati da Beacon Hills, lo abbiamo fatto perché dopo quello che gli era successo, ne aveva bisogno. O almeno così credevo. L'ho capito soltanto dopo che non era soltanto questo e che stava scappando. E quando l'ho accusato di questo, lui non l'ha definita una fuga, ma la cosa più giusta da fare. E il guaio è che ci credeva sul serio. Non abbastanza, però, per dimenticare. Così, come immaginerai, tra noi non ha funzionato e ci siamo separati." Fece una pausa, cercando di decifrare lo sguardo di Stiles, che tuttavia non si era lasciato sfuggire nemmeno una reazione.
"Ci siamo tenuti in contatto e ci incontravamo e ogni volta tentavo di convincerlo a ripensarci. E non perché fossi la buona samaritana, ma perché lo sai meglio di me com'è fatto, e continuava a farsi del male pur di fare quella che credeva fosse la cosa giusta. Gli ho anche detto che era giusto nei tuoi confronti-"
"Lui ti ha detto di... me?" la interruppe Stiles. Braeden negò subito.
"No, ovviamente no. Ma non era poi così difficile capirlo. Ad ogni- non so se dovrei dirtelo, in realtà"
Stiles la guardò assottigliando lo sguardo. Non l'avrebbe obbligata, si sarebbe sentito troppo patetico, ma poi Braeden dovette convenire che fosse meglio farglielo presente e continuò: "Ad ogni plenilunio, il lupo era più vulnerabile. Derek poteva trasformarsi ogni giorno e padroneggiare comunque l'istinto e i suoi sensi, ma durante quella singola notte faticava a controllarsi ed essendo lontano da...beh te, si calmava soltanto quando si premeva contro il muso una maglietta. All'inizio credevo fosse di Cora, quindi ero sempre io a dargliela"
Okay. Forse sarebbe stato migliore non saperlo. Sapeva di quale maglietta stesse parlando. Si sentì in profondo imbarazzo, così schernì quel momento con una smorfia e "Oh, per quella maglietta ci ho guadagnato soltanto un bernoccolo in fronte e un'incrinatura irreparabile al manubrio della mia jeep" esclamò, annuendo e guardando ogni oggetto sulla scrivania. Braeden sorrise e annuì.
"Ho parlato anche con Cora, ad un certo punto, e più passava il tempo e più Derek sembrava riconsiderare la sua scelta. Credo si fosse veramente deciso a ritornare quando... quando sei stato preso dai Ghost Rider. Quel periodo è stato confuso e Derek era più sfuggente del solito. Sapeva di aver preso la decisione di tornare a Beacon Hills ma... non ricordava più il motivo. Così quando sei tornato, lui- ha messo insieme i pezzi e ne ha tratto l'ennesima drastica decisione. Credendo già che fosse stato più giusto andarsene senza darti la possibilità di sapere cosa gli era successo, quando ti ha dimenticato, ha creduto fermamente che quella fosse una prova per lui e per ciò che provava. L'ancora per un lupo è fondamentale e non è cambiata neppure quando sei stato dimenticato da tutti, lui semplicemente non sapeva e il lupo soffriva una mancanza, un vuoto che non comprendeva. E quando ha ricordato, si è messo in testa che non potesse correre da te e confessarti una cosa così grossa e difficile da dire, perché non aveva superato quella prova. Si è convinto che non potesse rovinarti la vita dicendoti quanto fossi fondamentale per lui, se tutto poi si frantumava di fronte al fatto che ti avesse dimenticato. Senza contare quanto inutile si sia sentito, per non essere stato in grado di aiutare a salvarti".
Stiles pensò in silenzio, guardando Braeden e annuendo a vuoto. Era troppo da sopportare. Tutto. Si umettò le labbra più volte e prese dei grossi respiri.
C'era stato un tempo in cui avrebbe pagato oro per essere consapevole di tutta quella verità, perché la sua era stata solo una stupida idea e renderla realtà era come vedere realizzare un sogno.
Uno stupido sogno, se ora tutto sembrava un incubo. Perché Derek aveva questa incredibile capacità: rovinare tutto. Soprattutto, le cose belle.
"Mi stai dicendo che se non fosse successo quello che è successo, Derek sarebbe tornato a Beacon Hills, dichiarandomi che per chissà quale assurdo motivo io ero stato promosso da stupido piantagrane logorroico a sua personalissima ancora?" la sua voce uscì amara e piena di sarcasmo. Per una volta, non fece sorridere nemmeno se stesso.
Braeden lo guardò serrando la mascella, senza il coraggio di annuire. "Davvero credi a una cosa che non accadrebbe nemmeno in un universo parallelo in cui Derek Hale è in grado di parlare di sentimenti e di sorridere senza sembrare inquietante?"
Lei sbuffò roteando gli occhi al cielo. "No, non lo credo, ma nessuno ora può dirci cosa avrebbe fatto. La vera domanda è, Stiles: cosa avresti fatto tu, se fosse tornato in tempo?"
Stiles la seguì con lo sguardo, tenendo il mento alto. Mandò giù a fatica la saliva e sentì fastidioso il proprio pomo d'Adamo scendere e salire. Perché la conosceva bene, la risposta a quell'ipotesi.
"Non è importante, perché non è successo" replicò. Braeden sorrise compiaciuta. Le risposte evasive erano le sue preferite, perché le dimostravano quanto ragione avesse nelle sue supposizioni senza fondo.
"Ma ora è qui, e nulla è cambiato. Derek è ancora lo stesso Derek: quello che non parla di sentimenti e che quando sorride non riesce a non sembrare un serial killer. Eppure, sembra che ti sia bastato questo di lui, per ricambiare, no?" Calò le mani nel giubbotto di pelle e l'espressione di chi era pronta a fare la sua uscita trionfale.
Stiles arrancò fino a quel momento, poi si ricompose. Perché qualcosa c'era ad essere cambiato.
"Io sono cambiato, ma non è nemmeno questo. Perché se è tornato, è per via della maledizione. Se ha bisogno del mio aiuto, è per la maledizione. Se rischia di rimanere una bestia per sempre è..." esitò, perché non era a causa della maledizione, quell'ultimo punto. Serrò i pugni sotto la scrivania e "una sua scelta". Respirò per calmarsi. "Ciò che è bastato a me, non conta più nulla. Ho le mani legate" perché ormai, ammetterlo, non era più così difficile, visto che Derek aveva rovinato tutto senza alcun bisogno del suo aiuto.
Braeden alzò nuovamente gli occhi al cielo e fece spallucce. "Se sei così convinto, non c'è altro che posso fare" gli diede le spalle e si allontanò di qualche metro.
Si fermò quando "Ah, Stiles" disse per attirare di nuovo la sua attenzione. Si voltò a guardarlo mentre Stiles alzava gli occhi, piuttosto seccato, verso di lei: "Non c'è bisogno di un universo parallelo per vederlo sorridere veramente. E, che ci voglia credere o no, tu sei quello che lui ha scelto per chissà quali motivi come l'unico che potrebbe riuscire a farglielo fare" così, se ne andò.
***
Nemmeno la luna ebbe una tale influenza su di lui da riuscire a convincerlo. Ciò che era successo, assieme a ciò che aveva preso coscienza nella mente di Derek, lo aveva privato di ogni ostinazione e, soprattutto, di ogni desiderio di seguire il suo istinto. In realtà, non si trattava più neppure di questo. Svuotato. Tutta la consapevolezza di non essere mai stato una motivazione sufficiente per convincere una persona a basarsi sui sentimenti provati per lui lo aveva privato di tutto, anche della voglia di crederci.
Derek aveva fatto quanto di peggio gli fosse accaduto nella sua vita. E gli era successo veramente di tutto. Nonostante l'idea che stesse per tornare a Beacon Hills, prima che lui fosse stato cancellato dalla mente dei suoi cari, non aiutava. Anzi, lo faceva infuriare maggiormente perché non sapere cosa sarebbe potuto succedere, era come vivere un rimorso senza fine. Un rimorso che ripiegava su di lui, anche se non gli apparteneva.
Così passarono i giorni e le settimane. L'unico contatto che aveva con la situazione di Derek, era Scott che lo chiamava informandolo delle decisioni che, mano a mano, prendevano.
Presto la maledizione avrebbe fatto il suo passo decisivo e il peggio era che lo sapevano tutti ma con una sola soluzione tra le mani, nessuno riusciva a portarla in atto.
Scott ci aveva provato, subito dopo Braeden, ma anche lui con scarso successo, se ne era andato con la coda tra le gambe.
Malia, a lavoro, aveva tentato. Finendo ben presto per arrabbiarsi con il collega. Perché, alla fine, non era così diversa, caratterialmente, da suo cugino Derek. Sembrava che proprio lei ci avesse subito perso le speranza, ma in realtà, fu l'unica a tentare anche con Derek.
Non fu una discussione così lunga e dichiarativa da meritare di essere esplicitata. Perché Malia gli consigliò semplicemente di dire tutto ciò che non aveva detto mai. Derek non rispose neppure, ma ascoltò. Ascoltò ogni parola di quel breve discorso.
"Non sto dicendo di rimediare, di fare qualcosa per sistemare le cose. Ma se hai deciso così, almeno va da lui per dirgli addio. Questo se lo merita, assieme a tutto ciò che non gli hai mai detto".
Ovviamente, lei era la prima a sperare che questo potesse bastare per rimediare a quel gran casino di sentimenti, che un "addio", per un'eccezione alla regola, potesse essere la base di un nuovo inizio e che Derek potesse, a parole, veramente sistemare le cose.
Derek fu ostinato fino all'ultimo.
Poi ci pensò la rosa, che non aveva mai smesso di sperare... per entrambi.

I wanna be known by you ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora