X Don't let me be (gone)

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  Derek vide la rosa raggiungerlo e non se ne stupì poi molto, benché ella ormai stesse sopraggiungendo alla sua morte. Anzi, pensò immediatamente che fosse giunta l'ora che la maledizione si compiesse rendendolo per sempre una bestia e, forse, l'unica sorpresa che lo investì fu quella di non sentirsi pronto.
Quando capì che non era giunta l'ora, sospirò e la seguì senza fare opposizione. Ci aveva provato Braeden, aveva insistito Malia, ma soltanto la rosa con un gesto semplicissimo gli aveva dimostrato ciò che inconsciamente aveva desiderio di fare.
La seguì fuori dalla casa e non si trasformò. Camminò allontanandosi da essa e non fu difficile né faticoso perché essere vicino a Lei era sufficiente a non tramutarsi nel lupo. Fino a quando ci fosse stata, sarebbe rimasto uomo.
Si ritrovò a sospirare nuovamente, ma non di sollievo, quando si arrestò davanti a una porta. Si scompigliò i capelli, socchiudendo gli occhi e serrando la mascella. La rosa davanti a lui si era fermata, mostrandogli in silenzio la strada che, ora, avrebbe dovuto compiere da sé.
Derek non esitò più, come gli aveva detto la cugina, era arrivato il momento di dire addio a chi più di tutti meritava averlo.
Perciò bussò. L'attesa concitata gli impedì di formulare un discorso. Non tentò nemmeno di trovare un principio a ciò che doveva dirgli perché, tanto lo sapeva, era decisamente negato per quel tipo di cose. In qualche modo, avrebbe confessato.
La trasparenza con cui Stiles gli aprì la porta lo investì come una folata di vento inattesa. L'emozione che provava l'umano nel ritrovarsi proprio l'ultima persona che si aspettava, Derek l'annusò divertendosi, quasi. Ma Stiles individuò la rosa, fra loro, e tutta la sorpresa svanì sostituendosi a un'emozione seccata che gli provocò una smorfia quando gli entrò meschinamente nelle narici.
Stiles tornò a guardarlo un momento dopo e Derek non gli chiese di poter entrare. Fosse stato per lui, avrebbe potuto dirgli tutto quanto lì, sul ciglio della porta. Avrebbe reagito meglio, se in risposta Stiles gli avesse semplicemente sbattuto la porta in faccia. La rabbia, d'altronde, era una reazione. L'indifferenza era invece un'atroce tortura.
Stiles, però, lo fece entrare spostandosi di lato e Derek abbassò lo sguardo seguendo la rosa che subito si posizionò sopra uno dei mobili nel salotto, mettendosi da parte.
Derek gli diede le spalle per un po', o per lo meno fino a quando Stiles non lo superò raggiungendo il divano, dove si mise a sistemare i cuscini.
"Stiles" lo chiamò, ma come c'era da aspettarsi quando si trovava a discutere con quel ragazzo, quest'ultimo lo interruppe impedendogli di iniziare il suo discorso d'addio.
"So perché sei qui e so anche che non è una tua iniziativa" disse l'umano, gettando un rapido sguardo alla rosa. Derek fece lo stesso ma non annuì. Aprì bocca per replicare ma Stiles fu nuovamente più veloce di lui: "Quindi possiamo semplicemente starcene in silenzio, fino a quando anche lei perderà le speranze".
Derek afflosciò le spalle. Un colpo di fucile, in pieno petto, avrebbe fatto senz'altro meno male. Lui, la speranza, non l'aveva mai avuta. Stiles, invece, era sempre stato l'uomo dell'ultima speranza e sapere che, con lui, le aveva perse senza neppure combattere fu un'inaspettata sconfitta. Inaspettata e dolorosa.
Ma dannazione se aveva ragione. Non aveva alcun motivo per crederci ancora. Soltanto un folle avrebbe continuato, ciecamente, a provarci con lui.
Derek gli diede l'illusione di concordare con quella decisione e si sedette sul divano in un rigoroso silenzio. Stiles, invece, si allontanò verso la cucina dove si adoperò a prendere due birre. Gliene consegnò una, al suo ritorno, senza neppure sapere se l'altro la desiderasse e poi, sospirando, si sedette nella parte opposta a lui del divano. Ancora in silenzio.
Derek mise la birra sul tavolino sulla sua destra e guardò dritto davanti a sé quando iniziò a parlare.
Perché d'un tratto, le parole arrivarono alla sua gola come un fiume in piena. "Non è la rosa che mi ha costretto a venir qui. Siamo legati, come ben sai, e lei ha percepito il mio desiderio di parlarti e mi ha fatto strada, concedendomi una possibilità che credevo di non avere più. Quindi, ora parlerò. Non sei costretto a rispondermi, ma ascoltami. D'altronde, se è come immagino, non dovrai sopportare ancora per molto. La rosa sta morendo".
Fece una pausa, guardando con la coda dell'occhio Stiles che, irremovibile, era chiaro che facesse fatica a trattenersi dal parlare. Infatti, quel labbro inferiore sembrava soffrire alla tortura dei denti che lo mordevano atrocemente.
Derek prese un profondo respiro e si lasciò andare: "Quando ho scoperto quanto importante fossi diventato per me, mi sono sentito disorientato e per tirare avanti, senza impazzire cercando una risposta sul perché fosse successo, ho finto che dipendesse unicamente dal lupo: Che lui ti avesse scelto e che lui si fosse ancorato a te perché si fidava di te. Ormai saprai meglio di me cosa significa essere l'ancora per un licantropo e quale ruolo importante essa ricopre nei giorni di luna piena. Mi era facile credere che ti avesse scelto, perché più volte mi hai salvato la vita.
Ho capito che non dipendeva unicamente dal lupo tutte le volte che rischiavi la vita per i tuoi amici, non curandoti del fatto che tu fossi l'unico umano del branco, e impazzivo all'idea che potessi morire senza neppure sapere quanto fossi diventato importante e non più solo per il lupo ma anche per... me." Pronunciò quell'ultima parola con rassegnata consolazione e il pesante macigno che negli anni si era portato appresso, e che spesso si era fatto sentire all'altezza del petto, si dissolse sgretolandosi e sparendo completamente. Incredibile, ma Derek si sentì meglio all'istante. Sospirò nascondendo un sorriso e abbassò la testa. Qualsiasi cosa fosse successa da quel momento in poi, era pronto a qualsiasi fine.
"Ho capito che ti avevo scelto io, quando ti vedevo rischiare la vita per me, anche se in cambio da me ricevessi ben poco di niente. Ma, benché lo avessi accettato, non ero pronto ad ammetterlo" Derek parlava senza guardarlo, ciò nonostante lo percepiva che nemmeno Stiles gli stesse rivolgendo lo sguardo addosso. Poteva risultare imbarazzante e agghiacciante, ma entrambi, finalmente nella stessa stanza a parlare, si sentivano consolati all'idea che stesse succedendo.
"Sono stato pronto una volta che mi sono ritrovato sul punto di morire. Ero pronto ad andarmene purché tu non fossi lì, per me, a tentare nuovamente di salvarmi. Ed ero pronto ad accettare ciò che mi era successo perché stavo per morire e avevo la certezza che tu fossi vivo. L'ho accettato quando ti sei voltato verso di me un'ultima volta. E per una volta, la persona che avevo scelto non abbandonava la vita a causa mia ma viveva, oltre me. Mi andava bene e non mi sentivo più confuso per ciò che... provavo. Tutto era chiaro" Derek chiuse gli occhi e tornò a quel momento e a quella pace interiore provata nonostante fosse sul ciglio della morte. Era la medesima sensazione di ciò che stava provando in quel momento. Allora aveva accettato i suoi sentimenti, adesso li stava confessando. Sempre lì, sul ciglio di una perdita. In qualche modo assurdo, la morte sembrava una fine migliore di ciò che gli aveva riservato la vita adesso. Perché vivere da bestia, era una maledizione per il suo essere sempre in ritardo. Perché continuare a vivere ma non poter amare ed essere amato da uomo, era la punizione per non aver dato una possibilità alla speranza stessa.
"Il lupo ti aveva scelto perché si fidava di te, dopo avergli salvato la vita. Io ti avevo scelto perché mi hai tenuto testa, mi hai aiutato anche se non avresti voluto, mi hai divertito quando non credevo che nessuno fosse più capace di farlo, mi hai dato conforto e mi hai insegnato che bisogna concedere una possibilità a chiunque, anche alla persona meno fidata, ma soprattutto... mi hai insegnato che l'amore può nascondersi ovunque, anche dove non avresti mai cercato".
Stiles sospirò. Derek strinse i pugni trattenendo la voglia di stringerlo. Perché farlo, significava render ancor più difficile andarsene.
"Così sono morto. E poi sono tornato a vivere. Ero consapevole e avevo accettato ma avevo bisogno di andarmene. Braeden mi offriva una buona uscita di scena. E l'ho fatto. Soltanto lontano da Beacon Hills ho capito di essere scappato per paura. Non ho capito subito che tipo di paura fosse, così mi sono giustificato dicendo che io e te eravamo qualcosa di veramente impensabile, che non c'era nemmeno da tentare o pensarci seriamente e che fosse inutile anche solo coinvolgerti. Ho tentato ad andare avanti e dimenticare, e ovviamente non ha funzionato. Quando sei l'ancora di qualcuno, nemmeno la morte riesce a spezzare un tale legame. E la distanza per un licantropo è la peggiore delle malattie, ti logora dentro e niente e nessuno può esserti di aiuto. Così sono sceso a patti con me stesso accettando l'idea che fossi scappato per paura di essere sopravvissuto. Perché ciò significava che tu rischiavi nuovamente la vita, a causa mia. Tutte le persone a cui tengo, muoiono e io... non potevo neanche pensarci che tu potessi rischiare. L'idea faceva male tanto quanto la perdita di Paige. È stata Cora a convincermi. Mi ha detto che ero così abituato a perdere da farlo in partenza, sul nascere, e che tanto sarebbe valso per me morire quel giorno in Messico. Avevo deciso di tornare senza neppure sapere cosa fare o dirti, mi bastava o mi dicevo che mi sarebbe bastato, tornare a Beacon Hills e... dare consolazione al lupo e a me, riavendoti vicino." Rabbrividì. Era così strano per lui ammettere ad alta voce tutte quelle cose, ma in quel momento qualsiasi cosa stesse venendo fuori non era dettata da un suo bisogno, ma da una volontà più forte, quasi fatale, che aveva atteso di uscire da fin troppo tempo. Non era lui a parlare, ma il tempo che lo aveva visto tacere per tutti quegli anni.
"Poi un giorno sapevo di aver deciso di fare ritorno a casa ma non ricordavo più il motivo. Tu non esistevi più." Stiles mancò di un respiro e il cuore iniziò ad accelerare i suoi battiti, conducendo Derek a un'irrefrenabile voglia di proteggerlo, col proprio corpo, da tutto ciò che quelle parole gli stavano facendo provare. Si obbligò a non farlo, sapendo di non sbagliare, perché Stiles aveva atteso quel discorso da troppo tempo.
"Questo ho potuto comprenderlo soltanto quando sei stato salvato, ma essendo la mia ancora, l'assenza non si è limitata ad essere mentale. Ho vissuto per mesi come privato di un organo e campavo senza di esso, nella totale ignoranza. Non so neppure spiegarti come ci si sente, ma è un vero schifo. Ogni tortura o qualsiasi tipo di sofferenza che può venirti in mente, non è niente in confronto. Quando perdi una persona importante, sai per cosa stai soffrendo. Io soffrivo la stessa perdita, ma non lo sapevo. Mi sembrava di impazzire, a volte. E forse ci sono stato veramente vicino. Soprattutto quando mi trasformavo in lupo, perché in quei momenti non avevo nessun appiglio a cui aggrappami durante i momenti peggiori. Un'ancora non si sostituisce e non ricordandomi di te, credevo di non averla mai avuta. Ma tu c'eri, invisibile, e facevi male. Eri vuoto e mi logorava la tua assenza. Perciò quando sei tornato, io-"
"So cosa è successo dopo e so cosa ne hai dedotto. Me lo ha detto Braeden" tagliò corto Stiles, forse incapace di ascoltare oltre. Derek aveva detto veramente tante cose e Stiles tentava di elaborarle tutte, se non fosse che poi quella curiosità arrivò dritta in gola e uscì senza alcun impedimento da parte della razionalità dell'umano. "Posso chiederti soltanto una cosa?"
Derek annuì.
"Se fossi tornato in tempo, cioè prima... di- insomma, me lo avresti detto?"
Non ci fu bisogno di chiarire cosa avrebbe dovuto dirgli, perché era chiaro che girasse tutto intorno ai sentimenti che Derek provava per Stiles. Derek negò sospirando senza guardarlo.
"Non credo. Quello che sto facendo oggi è per me la prima volta e penso che lo avrai anche intuito ma non è neppure per questo il motivo per cui non lo avrei fatto. Tu..."
"Io sono un uomo" continuò Stiles, con un po' di stizza. Derek si voltò a guardarlo, sorpreso, e subito tornò col capo chino davanti a sé. Negò, ma aggiunse comunque "No, tu sei Stiles".
Stiles sbuffò una risata amara e guardò verso l'alto. Derek negò velocemente. "Stiles, tu stavi con mia cugina, e poi sei stato con Lydia. Non ero del tutto in errore nell'essere certo che... fosse una cosa impensabile. Ero tornato, ma ancora credevo che fosse tutto... troppo platonico per renderlo reale. Non ero nemmeno certo di- volerlo rendere reale."
Stiles sbuffò un'altra risata. Derek, questa volta, si accigliò. "Cosa c'è?" ma per la prima volta, come lo era appena stata quella di Derek, nel parlare come non aveva mai fatto con lui, Stiles tacque. Per la prima volta, non volle rispondergli.
"L'ultima volta che ci siamo visti" incalzò Derek, dopo essersi schiarito la voce. "Dopo essere uscito fuori dalla mia testa, hai detto che scoprire che fossi l'ancora ti aveva fatto più male di qualsiasi altra cosa e che-"
"Sì, sì, hai fatto le deduzioni giuste, genio. Quando ti dissi che con Lydia non ha funzionato, è perché dopo averla amata per più di dieci anni, nel momento in cui potevo finalmente essere ricambiato io... mi sono scoperto con la mente su un'altra persona" gli confessò infastidito.
Con sorpresa, Derek sgranò gli occhi.
"Io..." tentò il licantropo.
Stiles annuì teatralmente. "Già" e "Wow!" esclamò qualche secondo più tardi. "Questa è davvero la dichiarazione peggiore tra tutte le dichiarazioni a cui ho assistito. E, francamente, superare tutte quelle che io ho fatto a Lydia ce ne vuole, eh!" ci scherzò velocemente Stiles, cercando di stemperare quella goffa situazione.
Derek abbassò lo sguardo nascondendo un sorriso che, però, Stiles non si lasciò scappare. Lo guardò con la coda dell'occhio e, inorgoglito, si sentì frastornato dal battito irregolare che lo colpì come un singulto. Questa volta fu Derek a non lasciarsi scappare quella reazione e si voltò verso Stiles, fissandolo curioso.
Non ci furono scuse da dirsi o da esigere. Perché nessuno dei due sentiva il bisogno di farlo o averle. Erano così convinti entrambi di quanto assurda fosse la situazione che se entrambi si immaginavano nelle vesti dell'altro, difficilmente avrebbero preteso qualcosa di diverso da quel momento. Stiles aveva spesso chiesto a Derek la verità, in quelle settimane, e ora che l'aveva avuta, non poteva sentirsi o ostinarsi cieco di fronte alla realtà: fosse stato nei panni di Derek, ora che – dopo avergli passeggiato nella testa per settimane – lo conosceva meglio, si sarebbe comportato nella stessa maniera. E Derek, allora stesso tempo, avrebbe avuto la stessa ostinazione di Stiles.
Rimasero in silenzio fino a quando fu decisamente troppo imbarazzante. E il primo a guardare la rosa, fu Stiles che si voltò alle spalle e subito aggrottò la fronte. "Derek"
"Mh?" rispose girandosi anche lui a guardarla. "La rosa aveva un petalo soltanto quando sei arrivato?"
La risposta di Derek fu un gemito che lo ripiegò a sedere sul divano con una mano sul petto.
"Merda!" esclamò Stiles, alzandosi per mettersi davanti a lui. "Merda" replicò quando Derek iniziò a respirare con affanno.
"Sta succedendo, non è vero?"
Derek digrignò i denti e smorzò un ringhio per sfogare il suo dolore, ma fu inutile perché Stiles scattò comunque sul posto in preda al panico. "Merdamerdamerda, non nel salotto"
"Chi-a-ma Sc-Scott" gli disse, indurendo quasi ogni muscolo del proprio corpo per impedirsi di lasciarsi andare agli spasmi della trasformazione.
A quelle due parole, se Stiles si era agitato camminando lungo il divano fino a quel momento, si fermò fissando Derek. "No. Un momento"
Derek digrignò mostrando i denti e tutta la voglia di sbranarlo. Perché sì, poteva aver ammesso i suoi sentimenti, ma la voglia di strappargli la gola a morsi non gli era affatto passata.
Stiles alzò gli occhi sulla rosa, oltre il divano, e come se ella potesse capirlo, le parlò: "Lui ha fatto quello che doveva secondo la maledizione, non deve trasformarsi!"
"Stil-es" ringhiò Derek, cercando la sua attenzione per fare ciò che doveva, invece che parlare con un fiore.
Quando, come a beffarsi di Stiles, la rosa perse anche il suo ultimo petalo, Derek lanciò un urlo che ben presto si trasformò in un ululato e a quel punto l'umano si rassegnò tornando a concentrarsi su di lui.
Si riversò su quel corpo in trasformazione e lo afferrò per le braccia, mentre Derek lasciava che gli spasmi prendessero possesso del suo corpo.
"Chiama Scott- non- non voglio far-ti del m-ale"
Stiles negò. "No, no. Non puoi trasformarti. Tu hai confessato. La strega aveva detto-"
"Stronzate Stiles!" lo ammonì. "Va bene così, io...l'ho accettato"
Stiles lo guardò perdendo animo e spegnendosi lentamente. Derek annuì piano mentre con i suoi occhi ancora umani fissava quelli ambrati per tentare di immagazzinarli dai ricordi che mai avrebbe messo da parte, nemmeno nella sua vita da lupo.
"Devi incatenarmi- chiama Scott"
"Non mi farai del male" affermò Stiles con convinzione. Derek non nutriva la stessa certezza ma si fidò e indurì la mascella mentre i suoi arti si trasformavano repentinamente. "Stiles, non lasciarmi andare- non" non riuscì più a parlare, benché lo stesse supplicando di impedirgli di fare del male a qualcuno e soprattutto a lui.
"Derek" lo chiamò in un sussurro. "Non- non lo farò" promise, chiudendo gli occhi e lasciando che le proprie lacrime sgorgassero lungo le sue gote.
Derek chiuse gli occhi e in una smorfia lasciò che la maledizione lo trasformasse totalmente in un lupo, senza concedergli la possibilità di replicare.
Quando Stiles tornò ad aprirli, sentì il proprio cuore sgretolarsi in mille granelli di sabbia. Era certo che non sarebbe stato capace di fingere e tornare a quella vita che si era creato da quando Derek se ne era andato da Beacon Hills.
Ma non ebbe neppure il tempo di affrontare il trauma che il lupo, agitandosi in quella stretta, ribaltò la situazione spingendo Stiles a terra, sul pavimento, sovrastandolo pronto a farlo sua preda.
Gli ringhiò addosso, minaccioso, mostrando i suoi denti e se inizialmente tenne gli occhi chiusi, quando il lupo non lo divorò in un sol morso, tornò ad aprirli per fissarlo in quegli occhi azzurri.
Con affanno, respirò profondamente e soltanto qualche secondo dopo, trovò il coraggio di alzare una mano e affondarla nel pelo folto lungo il collo in quella che fu a tutti gli effetti una dolce carezza.
"Derek, non- non lasciarmi. Ti prego" gli disse, prima di singhiozzare rumorosamente. Il lupo, calmandosi e togliendosi di dosso tutta l'aria minacciosa assunta subito dopo la trasformazione, semplicemente guaì tristemente, accasciandosi sul ragazzo per avvolgerlo in un abbraccio che mai più nei suoi giorni di vita, avrebbe potuto dargli con braccia umane.
E così, con la rosa ormai svanita, si addormentarono.
Rassegnati.















Angolo VenerediRimmel

Okay. Far tacere Derek per così tanto tempo (tipo 45k parole lol) ha scatenato in lui questo desiderio di vendetta. Perciò il capitolo conclusivo è venuto fuori così e... ovviamente non è conclusivo per nulla. Manca il motivo per cui sta storia sacrosanta è a rating rosso e, dio, io stessa mi sono cotta talmente tanto da ribollire di DESIDERIO a scrivere questa benedetta PARTE CONCLUSIVA.
Insomma, incolpate Derek che MENO MALE CHE NON SAPEVA FARE I DISCORSI, EH?
Okay, scherzi a parte, mi piace molto quello che è venuto fuori soprattutto perché è questo il punto in cui si stravolgono un po' i personaggi di Teen Wolf. Insomma, per quanto io sia una Sterek convinta, non credo che Derek arriverebbe mai a dire tutte quelle cose a Stiles. O meglio, non credo che in altre situazioni diverse da questa, mai lo farebbe. Ed è proprio per questo che ho creato questa storia. Perché credo che Stiles, monologhista per eccellenza, ne avesse bisogno #echecazzo.
Questo per dirvi che se non dovesse piacervi, lo capirei fin troppo. E anche per augurarmi che nonostante tutto, ci sarete ancora per la fine di questa storia.
Vi abbraccio forte, ringraziando TUUUTTE le meravigliose persone che seguono questa storia (siete TANTISSIMIIIIIIIII) ♥♥♥

VenerediRimmel

I wanna be known by you ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora