Capitolo 2

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«Luhan!». Luhan sentiva la voce della madre, ma non riusciva a vedere nulla. Il pavimento della cucina era una danza confusa di puntini neri.

«Luhan, stai bene?». In quel momento Luhan sentì le mani della madre che l'afferravano per le braccia e lo sostenevano con ansia. Il dolore si stava placando e la vista cominciava a snebbiarsi.

Appena si tirò su, vide Sehun di fronte a sé. Il volto del ragazzo non tradiva alcuna emozione, ma Luhan lo conosceva abbastanza per notare la preoccupazione nei suoi occhi. Si accorse che Sehun aveva in mano il cartone del latte. Doveva averlo preso al volo quando gli era scivolato dalle mani – riflessi eccezionali, pensò distrattamente Luhan. Davvero sorprendenti.

Kris si era alzato in piedi. «Stai bene? Cosa ti è

preso?»

«Io... non lo so». Luhan si guardò intorno, poi si strinse nelle spalle, imbarazzato. Ora che si sentiva meglio avrebbe preferito che non lo fissassero tutti così.

L'unico modo per affrontare il dolore era ignorarlo, non pensarci.

«E' solo quello stupido dolore... Credo sia gastrononsochecosa. Sarà qualcosa che ho mangiato».

La madre non diede minimamente credito alle sue parole.

«Luhan, non è gastroenterite. Hai già avuto un episodio simile – circa un mese fa, giusto? E' lo stesso tipo di dolore?».

Luhan si agitò, sentendosi a disagio. In realtà il dolore non era mai scomparso del tutto. In qualche modo, nell'eccitazione delle attività di fine anno, era riuscito a non dargli importanza, e ormai si era abituato a conviverci.

«Una specie», temporeggiò. «Ma...».

Sua madre non ebbe bisogno di sentire altro. Diede a Luhan una piccola stretta e si diresse verso il telefono in cucina. «So che non ami i dottori, ma ho intenzione di chiamare il dottor Kim. Voglio che ti dia un'occhiata. Non possiamo far finta che non sia successo niente».

«Oh, mamma, siamo in vacanza...».

La madre coprì la cornetta con la mano. «Luhan, non è negoziabile. Vai a vestirti».

Luhan sbuffò, ma sapeva che era inutile.

Fece un cenno a Sehun, che stava fissando un punto imprecisato, assorto nei suoi pensieri.

«Ascoltiamo almeno il CD prima che io vada».

Il ragazzo guardò il disco come se si fosse scordato della sua esistenza, e posò il cartone del latte. Kris li seguì nell'ingresso.

«Ehi, amico, aspetta qui fuori mentre lui si veste».

Sehun si voltò appena. «Non rompere, Kris», disse con la mente rivolta altrove.

«Tieni giù le mani da mio fratello, e non fare il furbo».

Luhan scosse la testa ed entrò nella camera da letto. Come se Sehun ci tenesse a vederlo svestito!

Magari, pensò ostinatamente, tirando fuori dal cassetto un paio di jeans strappati sulle ginocchia. Li infilò, sempre scuotendo la testa.

Sehun era il suo migliore amico, il migliore amico in assoluto, e lui lo era per Sehun. Ma non aveva mai mostrato il minimo interesse a mettergli le mani addosso. A volte si chiedeva se lui si rendesse conto dei sentimenti che provava nei suoi confronti.

Un giorno glielo farò capire, si disse, e lo chiamò a gran voce.

Sehun entrò e gli sorrise. Era un sorriso che altre persone vedevano di rado, non ironico o provocatorio, ma un sorrisetto simpatico, leggermente sghembo.

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