Capitolo 11

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Le ore che seguirono furono le peggiori della vita di Kris. Principalmente per via di sua madre. Non appena entrò in casa, la priorità di Kris non fu più cercare conforto: ora toccava a lui confortare lei. Ma naturalmente non c'era conforto possibile. Tutto quel che potè fare fu stringerla fra le braccia.

E' troppo crudele, pensò vagamente. Ci deve essere un modo per dirglielo. Ma sua madre non ci avrebbe mai creduto, e se lo avesse fatto, sarebbe stata in pericolo...

Alla fine erano arrivati i paramedici, ma solo dopo il dottor Kim.

«L'ho chiamato io», disse Sehun a Kris in uno di quei momenti in cui la mamma si metteva a piangere sulla spalla di Chen.

«Perché?»

«Per semplificare le cose. In Corea, i dottori possono redigere il certificato di morte se ti hanno visitato negli ultimi venti giorni e conoscono la causa del decesso. Non vogliamo ospedali o medici legali».

Kris scosse la testa. «Perché? Che problema hai con gli ospedali?»

«Il mio problema», replicò Sehun scandendo nettamente le parole, «è che gli ospedali fanno le autopsie».

Kris raggelò. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.

«E alle pompe funebri eseguono l'imbalsamazione. Per questo devo essere qui quando verranno a prendere il corpo. Devo influenzare le loro menti perché non lo imbalsamino, o gli cuciano le labbra, o...».

Kris corse in bagno a vomitare. Detestava di nuovo Sehun.

Ma nessuno portò Luhan all'ospedale, e il dottor Kim non parlò di autopsia. Si limitò a stringere la mano della madre di Kris e a spiegare con calma che queste cose accadono all'improvviso, e che Luhan almeno aveva evitato di soffrire.

«Ma oggi stava molto meglio», sussurrò la mamma fra le lacrime. «Oh, il mio bambino, il mio bambino. Avevo notato un peggioramento, ma oggi stava meglio».

«A volte è così», commentò il dottor Kim. «E' come se raccogliessero le forze per un ultimo sprazzo di vita».

«Ma io non ero qui quando ha avuto bisogno di me», continuò la madre, e stavolta non parlò fra le lacrime, ma la voce tradì un evidente senso di colpa. «E' morto da solo».

Intervenne Kris. «E' morto nel sonno. E' andato a dormire e non si è più risvegliato. Se lo guardi, vedrai che espressione serena ha sul viso».

Continuò a confortare la madre, e così fece Chen, e anche il dottor Kim, e alla fine i paramedici se ne andarono. E poco dopo, mentre la mamma era seduta sul letto di Luhan e gli accarezzava i capelli, arrivarono gli incaricati delle pompe funebri.

«Datemi solo qualche minuto», disse la madre, pallida e senza più lacrime. «Ho bisogno di restare qualche minuto da sola con lui».

Gli inservienti si sedettero in soggiorno con aria imbarazzata, e Sehun cominciò a fissarli. Kris sapeva perchè: Sehun stava imprimendo nella loro mente il fatto che non dovevano procedere all'imbalsamazione.

«Per motivi religiosi, è così?», chiese a Chen uno degli uomini, rompendo un lungo silenzio.

Chen lo guardò sbalordito, aggrottando la fronte. «Di cosa sta parlando?».

L'uomo annuì. «Capisco. Non c'è problema».

Anche Kris aveva capito. Qualunque cosa avesse sentito quel tizio, non era stato Chen a dirla.

«Resta solo da concordare se volete organizzare una veglia funebre», disse un altro degli incaricati a Chen. «Altrimenti la bara verrà chiusa».

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