Capitolo 13

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«Lui non capisce», disse Luhan sottovoce, mentre Sehun apriva la porta dell'appartamento. «Non ha ancora capito che anche tu stai rischiando la vita».

L'ambiente era spoglio e semplice. I soffitti alti e i locali ampi rivelavano che si trattava di un appartamento costoso, ma l'arredo era scarno. Nel soggiorno c'erano un divano basso e squadrato, una scrivania con il computer e un paio di quadri orientali appesi alle pareti. E libri. Scatole di cartone erano accatastate negli angoli.

Luhan si girò per guardare Sehun dritto negli occhi. «Hunnie... io capisco».

Sehun gli sorrise. Era sudato, sporco e aveva un'aria stanca, ma la sua espressione diceva che ne era valsa la pena: Luhan stava bene, e solo questo importava.

«Non biasimare Kris», disse lui con un gesto di noncuranza. «In effetti sta gestendo piuttosto bene la situazione. Non sono ancora uscito allo scoperto con un umano prima d'ora, ma credo che se l'avessi fatto sarebbe fuggito gridando e non sarebbe mai più tornato. Almeno lui ci sta provando».

Luhan annuì e lasciò cadere l'argomento. Sehun era stanco, e questo voleva dire che dovevano andare a dormire.

Prese la sacca sportiva con gli indumenti che gli aveva portato Kris e si diresse al bagno.

Non si cambiò subito. Era affascinato dalla propria immagine riflessa nello specchio. Allora era questo l'aspetto di Luhan vampiro.

Era più bello, notò con distratto compiacimento. Ogni traccia di imperfezione sul viso era sparita. La pelle era pallida e vellutata: sembrava appena uscito da una pubblicità di una crema per il viso. Gli occhi castani risplendevano. Il vento gli aveva spettinato i capelli donandogli un aspetto ancora più attraente.

 Il vento gli aveva spettinato i capelli donandogli un aspetto ancora più attraente

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Non ho più l'aria di un piccolo cerbiatto indifeso, pensò. Adesso c'è qualcosa di selvaggio, di pericoloso e di esotico in me. Come un modello. O una rock star. Come Sehun.

Si avvicinò allo specchio per esaminare i denti, punzecchiando i canini per farli allungare. Fece un balzo indietro, senza fiato. I suoi occhi. Non se ne era accorto.

Oh, Dio, certo che Kris si era spaventato. Appena erano spuntati i canini aguzzi, gli occhi avevano assunto un inquietante colore argento. Gli occhi di un ghepardo.

Di colpo fu sopraffatto dallo sgomento. Dovette aggrapparsi al lavandino per non cadere.

Non voglio che sia così, non voglio che sia così...

Oh, affronta la situazione, Luhan. Basta piagnucolare. Ora sei un predatore. E questo è quanto, o l'unica alternativa sarebbe stata "riposare in pace". Quindi affronta la situazione.

A poco a poco il respiro si calmò. Nei pochi minuti successivi qualcosa accadde dentro di lui: ci riuscì davvero. Non sentì più la morsa alla gola e allo stomaco. Non provò più quel senso di estraneità e confusione sperimentato quando si era risvegliato nel cimitero; riusciva a valutare con chiarezza la propria situazione. E ad accettarla.

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