Capitolo 12

66 8 10
                                    

Luhan giaceva sulla morbida fodera bianca, gli occhi chiusi. Era molto pallido e di una strana bellezza – ma era morto?

«Svegliati», disse Sehun. Posò una mano su quelle di Luhan.

Kris ebbe la sensazione che lo stesse chiamando con la mente e non solo con la voce.

Seguì un lungo momento angoscioso durante il quale non accadde nulla.

Sehun passò l'altra mano sotto il collo di Luhan e lo sollevò leggermente. «Luhan, è ora. Svegliati. Svegliati».

Un fremito di ciglia.

Qualcosa vibrò violentemente dentro Kris. Avrebbe voluto lanciare un grido di vittoria e battere i piedi sull'erba. Ma anche scappare via. Alla fine le ginocchia cedettero di colpo, e crollò a terra accanto alla fossa.

«Andiamo, Luhan. Alzati. Dobbiamo andare». Sehun gli parlava con tono dolce e insistente, lo stesso che si usa con un paziente che si sta risvegliando da un'anestesia.

Ed era esattamente l'impressione che dava Luhan. Davanti agli occhi affascinati, sgomenti e terrorizzati di Kris, sbatté le palpebre e girò appena la testa. Poi aprì gli occhi. Li richiuse quasi subito, ma Sehun continuò a parlargli, finché li riaprì. Spronato delicatamente da Sehun, si levò a sedere.

«Luhan», disse Kris, senza riuscire a trattenersi. Qualcosa si gonfiava nel suo animo, gli ardeva nel petto, sul punto di esplodere.

Luhan sollevò lo sguardo, ma socchiuse gli occhi e si sottrasse immediatamente al fascio di luce della torcia. Sembrava infastidito.

«Coraggio», lo sollecitò Sehun, aiutandolo a uscire dalla bara.

Non fu difficile: Luhan era minuto.

Sorretto da Sehun, salì in piedi sul coperchio; Kris si protese nella fossa e lo tirò su. Lo strinse in un abbraccio convulso. Quando si tirò indietro per guardarlo, Luhan lo esaminò battendo le palpebre. Aggrottò lievemente la fronte, s'inumidì un dito e lo passò sulla guancia del fratello.

«Sei sporco», gli disse.

Parlava. Non aveva gli occhi rossi o il viso terreo. Era vivo, davvero.

Sopraffatto da un senso di sollievo, lo strinse di nuovo fra le braccia. «Oh, Dio, Luhan, stai bene. Stai bene». Quasi non si accorse che il fratello non gli stava restituendo l'abbraccio.

Sehun si arrampicò fuori dalla fossa. «Come ti senti, Luhan?», gli chiese. Non era una gentilezza, ma una domanda precisa e indagatrice.

Luhan guardò prima lui, poi Kris. «Mi sento... bene».

«Ottimo», replicò Sehun, continuando a tenerlo d'occhio.

«Ho... fame», aggiunse Luhan, con la sua consueta voce gradevole e melodiosa.

Kris esitò, senza sapere cosa fare.

«Perché non vieni qui, Kris?», disse Sehun, facendogli segno di allontanarsi dal fratello.

Kris cominciò ad avvertire un profondo senso di disagio. Luhan stava... lo stava fiutando? Non erano annusate umide e sonore, ma le delicate sniffatine di un gatto. Gli stava fiutando una spalla.

«Kris, credo che dovresti venire qui da me», ripetè Sehun con maggior enfasi.

Ma quel che accadde dopo avvenne con tale rapidità che Kris non riuscì neanche a muoversi.

Mani delicate strinsero in una morsa d'acciaio i bicipiti del più alto. Luhan gli sorrise mostrando i denti affilati, poi gli saltò alla gola come un cobra che sferra il suo attacco mortale.

The SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora