-Dove mi stai portando?- feci fingendo calma. In fondo non lo conoscevo per niente, per quanto ne sapessi mi avrebbe potuta portare ovunque, alla centrale di polizia per esempio.
-Fuori città, Scott.- enfatizzò il mio cognome quasi infastidito di doverlo usare, ma non mi interessava perché metteva una certa distanza tra di noi e, onestamente, mi stava più che bene.
-Cosa? Ho una casa e una famiglia, cosa invento?- mi stavo davvero innervosendo, si poteva chiaramente capire dal mio tono di voce.
-Potresti, cortesemente, evitare di usare questo tono arrogante quando sei con me? Non lo sopporto e in più, non mi permette di pensare razionalmente. Comunque avverti i tuoi o inventa una scusa, non mi interessa.- e calò il solito silenzio.Mandai un messaggio a Grace e, dopo essermi accertata che fosse andato tutto secondo i piani e che fossero salvi, le dissi che avrei detto a mia madre che sarei rimasta a dormire da lei. In un primo momento fu scettica, quasi volesse chiedermi perché ma, conoscendomi, si limitò ad acconsentire. Avvertii mia madre con una breve telefonata. Già me la immaginai chiamare Grace, ma non mi importò dal momento che avevo pianificato tutto. Dopo quello che mi sembrò un tragitto interminabile, arrivammo ad una casa in campagna abbastanza grande.
-Adesso, gentilmente, potrebbe sua grazia spiegarmi che ci facciamo qui?- lo canzonai per quello che mi aveva chiesto poco prima; forse molto prima dal momento che non so se fossi troppo annoiata, o se avessimo davvero fatto così tanta strada.
-Siamo qui perché, nelle situazioni di panico, io generalmente scappo e tu sei accidentalmente capitata nella mia auto.- mi sembrò una scusa e nemmeno troppo velata, ma finsi di crederci. In fin dei conti, l'importante era soltanto che non mi avesse consegnata alla polizia.Incominciai a guardarmi intorno, quella casa era davvero arredata maniacalmente. Non so se fossero stati i suoi genitori o un arredatore, ma quel fastidioso ordine nel disporre i dettagli, lo rispecchiava. Senza dirmi nulla, mi fece cenno di seguirlo e mi portò in una camera da letto. C'erano delle finestre grandi, un letto matrimoniale, un armadio non molto ampio e una porta che dava sul bagno.
-Questa è la stanza degli ospiti, puoi dormire qui.- si spostò per farmi entrare -Posso farti una domanda?- chiese infine, restando sulla porta.
-Sì, puoi entrare se è questo che devi chiedermi, ma scordati di dormire con me.- sogghignai, quando lo vidi diventare viola dalla vergogna.
-Non voglio dormire con te Qui.. cioè Scott, volevo solo chiederti perché.-
Cosa? Ma di che diavolo stava parlando? Lo guardai confusa e abbastanza annoiata, praticamente l'espressione che avevo per tutto il tempo.
-Perché fai questa vita? Insomma, voglio dire, frequenti una scuola prestigiosa.- mi guardò attentamente, come se volesse decifrare il mio sguardo -Voglio dire, non penso tu abbia bisogno di soldi.- fece infine.
-Oh.- per la prima volta fu capace di sorprendermi. Come aveva capito che lavoro facessi? Era amico di Brett e Vinnie? Oppure Sasha era davvero una mia cliente?
-Tu credi che il non avermi denunciata, l'avermi portata qui senza alcun motivo apparente e l'avermi aiutata con Steve, ti diano il diritto di essere così fastidiosamente invadente?- risi di nuovo, abbastanza divertita -Scusa l'arroganza, sire.- dissi l'ultima parola scoppiando a ridere. Ma che diavolo?
-Lascia stare Scott, non mi interessa.- si incupì e andò via.La notte passò lentamente, non riuscii quasi a chiudere occhio se non fosse che, alle cinque del mattino, caddi stremata. Mi risvegliai con la luce che filtrava dalle finestre, i vestiti mi stavano torturando così li tolsi, restando con il costume da bagno. Presi il telefono e c'erano diversi messaggi vocali; Vance, Grace, Rachel e mia madre mi avevano cercata. Decisi di ascoltare quello di mia madre prima di tutti, quella donna sapeva essere davvero irritante delle volte.
"Quinn, dove sei finita? Mi hanno chiamata da scuola per avvertirmi della tua assenza, ti ho coperta perché pensavo fosse successo qualcosa. Chiama appena puoi!"
"No, mi hai coperta per non rovinarti la reputazione", pensai.
Gli altri messaggi erano più o meno uguali e, quando guardai l'orario, quasi mi venne un infarto.-Porca merda!- urlai un po' troppo forte.
-Con quella bocca baci tua madre?- Wade entrò nella camera con solo dei boxer rossi addosso.Era forse impazzito? Pensava che per ringraziarlo mi sarei buttata su di lui?
Stavo per fare uno dei miei commenti acidi su quanto sembrasse Ken di Barbie, che avrei voluto vedere se lo sembrasse in tutto e per tutto ma mi bloccai. Mi resi conto di essere in bikini, quindi non potei dire nulla che non mi avesse messa al centro dell'attenzione.
-Perché non mi hai svegliata? A quest'ora dovrei essere a scuola.- ero seccata.
-Per essere una a cui non importa di nulla, stai dimostrando fin troppo interesse.- rideva.
-Diamine no! Non me ne frega niente della scuola, hanno chiamato mia madre per comunicarle l'assenza.- mi sedetti sconfitta.
Lui non disse nulla e passammo i secondi successivi a guardarci negli occhi. In realtà è inesatto; io lo guardavo negli occhi attendendo risposta, lui mi squadrava da capo a piedi.
-Vuoi smetterla, dannazione?-
-Cosa?- disse confuso, anche se sono sicura fingesse, dal momento che era diventato del colore dei suoi boxer.
Risi e lui diventava sempre più rosso, mi fece quasi pena.
-Dove posso farmi una doccia?- feci tornando seria.
-Aprendo quella porta si può accedere al bagno degli ospiti, se aspetti ti porto degli asciugamani puliti.- mi indicò la porta e sparì nel corridoio.
Senza aspettare oltre entrai in bagno, mi tolsi i bikini ed entrai nella doccia. Aprii l'acqua fredda, faceva davvero caldo per essere un giorno di fine estate. Mentre mi stavo lavando, sentii Wade chiamarmi.
"Qui ci sarà da divertirsi", pensai.
-Sono nella doccia.- dissi, trattenendomi a stento dal ridere.
Aprii il box quanto bastava per togliere la testa e lo vidi entrare. La scena che mi si presentò davanti agli occhi, fu alquanto interessante e divertente. Wade aveva la testa nell'avambraccio e gli asciugamani nella mano libera.
-Non sei nuda, vero?- lo sentii per miracolo.
-Sì che lo sono!- ero seria -Chi è quel pazzo che fa la doccia con i vestiti addosso?- mi trattenni dal ridergli in faccia.
Quasi non cadde al suono di quelle parole e io stavo per ridere, poi si calmò e si scoprì gli occhi, forse per vedere qualcosa o perché aveva capito. Per quanto avessi conosciuto di lui, ero più propensa per la seconda opzione.
-Questi sono gli asciugamani puliti, in uno dei cassetti c'è un phon. Ti aspetto di sotto.- e andò via.
Finii la doccia e mi avvolsi l'asciugamano intorno al corpo, mi asciugai i capelli ed ebbi un'idea. Al posto di mettermi i vestiti, scesi di sotto. La faccia di Wade era davvero indescrivibile, avrei voluto ridere di gusto. Il fatto che fosse così ingessato, mi faceva venire voglia di portarlo al limite. Non volevo provocarlo, non avevo mai avuto un ragazzo in vita mia a causa del mio carattere, semplicemente mi piaceva prenderlo in giro.
-Perché non sei vestita?- di nuovo lo sentii per miracolo.
-Perché parli a bassa voce?- dissi imitandolo.
-Non lo so.- si schiarii la voce -Perché non sei vestita? Dobbiamo andare.- disse con fare autoritario.
-Vado a vestirmi subito.- mi voltai verso le scale -Che noioso.- borbottai.
-Cosa?- mi chiese, di tutta risposta io lo ignorai ed andai a vestirmi.
Scesi non molto dopo e lo vidi sul divano che mi aspettava.
-Allora? Andiamo?- ero annoiata, come sempre.
Si alzò e si diresse verso la porta senza dire niente, io lo seguii. Entrammo in macchina e, dal momento che sapevo quanto noioso sarebbe stato il tragitto, decisi di farmi viva con tutti.
A mia madre dissi che avevo saltato la scuola perché non mi sentivo bene, che mi ero appena svegliata e che a breve sarei tornata a casa. A Rachel dissi più o meno la stessa cosa; odiavo dirle bugie, era una delle poche persone a cui volevo bene davvero, ma se avessi detto la verità allora avrei dovuto farlo su tutto e non era il caso.
Solo ai ragazzi raccontai tutto e, come immaginavo, Carter era quello più contrariato. Arrivammo di fronte a casa mia, mi voltai verso Wade e gli parlai.-Adesso dovrei tipo ringraziarti? Perché sappi che, se ti aspetti un grazie, sei fuori strada. Sarei potuta benissimo tornare a casa mia, non avevo bisogno di essere "salvata".- lo guardai in attesa di una risposta che, però, non arrivò.
-Ci vediamo, Scott.- si limitò a dire, sottolineando ancora una volta il mio cognome.
Non lo capivo, né ne avevo l'intenzione; così scesi dall'auto e lo guardai andare via, ancora incerta su cosa avesse fatto di ciò che aveva visto.
Entrai in casa e andai in cucina, mia madre non c'era ma mi aveva lasciato un biglietto.
"Sono al golf club con tuo padre, in frigo c'è il pranzo."
Presi il pranzo e accesi la TV. Mi si gelò il sangue.
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The oxymoron
Teen FictionAvrei potuto fare la scelta giusta ma, nella mia vita, niente lo è mai stato. Fare la scelta giusta non sarebbe stato da me e, infatti, ho sbagliato.