Non potevo assolutamente crederci. Io, che di solito pianificavo ogni cosa nei minimi dettagli, avevo fallito proprio nell'aspetto più importante della mia vita. Mi sentivo totalmente disorientata; guardavo le mura di quel posto che conoscevo a memoria, eppure in quel momento era come se le stessi vedendo per la prima volta. Non riuscivo a spiegarmi come fosse potuto succedere.
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Tenevo saldamente la pistola con entrambe le mani, temevo che mi scivolasse a causa della paura e dei guanti di pelle.
-La tua vita è finita lurido verme.- dissi con un mezzo sorriso nervoso.
-Non riuscirai mai a spararmi bambolina.- usò quel suo tono arrogante che ormai conoscevo meglio di me stessa.
-Io conosco te, ma tu non conosci me a quanto pare.- sbottai convinta.Sentii dei passi alle mie spalle, eppure ci eravamo addentrati nel bosco, non ci doveva essere nessuno oltre a me e a quel lurido essere umano.
-Chi c'è.- fu più un'affermazione che una domanda.
Nessuno rispose, così pensai che fosse uno scoiattolo o una volpe.
-Allora dolcezza, hai cambiato idea?- disse quell'uomo, muovendo un passo verso di me.
-Non muoverti, razza di idiota!- gli agitai la pistola di fronte agli occhi. Mi guardò a lungo, con la stessa espressione con cui si guarda una persona che ha appena accettato una sfida.
-Dovresti smetterla di tremare, risulti poco credibile.- si schiarì la voce -E poi, potrei disarmarti in un istante se solo lo volessi, sono stato un soldato prima di finire nel giro.-
Pensai che avesse ragione, che se non mi fossi dimostrata più convinta di ciò che facevo, allora avrei perso. Se mi fossi permessa di perdere, lui sarebbe tornato a fare quello che gli riusciva meglio: distruggerci un po' alla volta.Ci fu un lungo silenzio e poi, dopo aver preso il coraggio a quattro mani, sparai un colpo al cielo.
-Vedi che non scherzo?- fu tutto ciò che riuscii a dire, intanto cercavo di riprendermi dal rinculo dell'arma.
-Piccola bastarda viziata!- ci fu una pausa che sembrò interminabile -Sei soltanto un rifiuto della società. Ti sei unita a me perché annoiata dalla vita mondana e agiata e, adesso, vuoi farmi fuori per il gusto di prendere il mio posto.Ciò che ti rende patetica, è il fatto che non riesci neanche ad uccidermi, figuriamoci di stare a capo di un'organizzazione criminale.-
Davvero pensava che lo facessi solo per prendere il suo posto? Una delle ragioni era indubbiamente quella, ma non era la principale.Sparai, ancora una volta. Non so di preciso dove lo colpii, ma riuscii a vederlo cadere e piegarsi in due dal dolore. Il rinculo divenne un po' più gestibile della prima volta.
-Ti concedo un vantaggio.- disse tra un gemito e l'altro.
Non continuò subito la frase, sentii che strappava qualcosa. Pensai che probabilmente cercava di fermare l'emorragia, in quel caso sarei stata spacciata.
-Ti concedo un vantaggio, dicevo. Puoi incominciare a correre ragazzina, mi piace la caccia. Prega soltanto di essere abbastanza veloce da riuscire a seminare un soldato, altrimenti..- non riuscì a finire la frase che lo sparai di nuovo. Si lamentò a gran voce, ebbi paura che lo avessero sentito dalla città, ma fu soltanto una mia impressione.Tutto ciò che ricordo da quel momento in poi, è confuso. Steven riuscì in qualche modo ad afferrarmi per una caviglia. Avrei dovuto aspettarmelo, era un soldato con diverse ferite di guerra; era stato addestrato per anni su come comportarsi in quei momenti. Caddi per terra e la pistola mi scivolò dalle mani. Cercai di liberarmi agitando il piede libero, ma mi afferrò anche quello con l'altra mano. Decisi che avrei dovuto compartimentare le mie emozioni, altrimenti sarei morta.
-Adesso sei morta.- disse, come se fosse riuscito a leggere nei miei pensieri.Non riuscivo a vedere nulla, era troppo buio intorno a me. Avevo perso di vista la pistola, pensai che se fosse riuscito a trovarla la mia morte sarebbe stata più veloce. Ero certa che volesse abusare di me, lo capii da come cercava di sovrastarmi.
"Maledetto bastardo" pensai. Nonostante avesse due proiettili in corpo, pensava ancora ad abusare di qualcuno.
Incominciai a tastare il terreno intorno a noi, mentre agitavo le gambe per prendere tempo. Riuscii a trovare la pistola solo quando lui era quasi completamente su di me. Sparai un colpo alla mia destra, Steven sobbalzò ed io riuscii a liberarmi.
Mi alzai meccanicamente, mi sentivo intorpidita; era come se il mio corpo non mi appartenesse, come se fosse qualcun altro a muoverlo. Puntai il suo corpo e incominciai a sparare finché la pistola non finì i proiettili.
Restai in piedi di fronte al suo corpo inerme per non so quanto tempo, poi finalmente ebbi il coraggio di mettergli due dita al collo. Era morto, non aveva più battito.
Ero stata così avventata da non rendermi conto che lì c'era qualcun altro.
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The oxymoron
Teen FictionAvrei potuto fare la scelta giusta ma, nella mia vita, niente lo è mai stato. Fare la scelta giusta non sarebbe stato da me e, infatti, ho sbagliato.