Chapter 5.

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"Trovato questa mattina nel bosco, durante le esercitazioni di alcuni cani della polizia, il cadavere di un uomo sulla quarantina." Passò la linea all'inviata che, dopo i fottuti convenevoli, intervistò un agente della polizia di New Orleans. "L'uomo era conosciuto nella polizia per diversi crimini commessi negli ultimi anni. Era un ricercato che corrisponde al nome di Steven Harrison. Dalle prime parole del medico forense, pare sia morto da ventiquattro ore. Per ora, non possiamo dire altro."
"Merda. Merda. Merda!" Pensai.
Il mio telefono iniziò a squillare incessantemente e il nome di Carter comparve sullo schermo
-Lo so.- dissi non appena risposi -Ci vediamo alla tana tra dieci minuti.- riattaccai, prima che potesse dire qualcosa. 

Non appena arrivai, li trovai tutti seduti con le facce serie.
-Che cazzo facciamo adesso?- disse Vance sull'orlo di una crisi di nervi -Ah ma porca puttana io vi mollo, non me ne fotte un cazzo di entrare in questa merda.- continuò rivolgendo lo sguardo verso di me -Lo sai che è tutta colpa tua, lurida stronza? Avremmo potuto continuare a lavorare per lui ma no, sei così assetata di potere che hai voluto ucciderlo, trascinandoci in questo fottuto casino!- stava ormai urlando.
Preferivo che pensasse ciò di me, preferivo che mi credesse superficiale e avida. Non potevo dirgli cosa avevo visto la sera prima di uccidere Steven, non potevo dirgli che lo avevo trovato ad abusare di Grace. Ciò che non sapeva è che Steven, non si limitava a darci degli ordini, non gli bastava trattarci come schiavi. Quello schifoso abusava di Grace ogni volta che ne aveva voglia; così ucciderlo non era più una scelta, era l'unica possibilità

Grace mi guardava con occhi colpevoli e, quando stava per dire qualcosa, la interruppi. 
-Senti razza di idiota, sai che sei davvero un caga sotto? Ora che le cose vanno male vuoi scappare? Non mi pare fossi così contrariato quando vi ho esposto la mia idea. Ad ogni modo, non che siano affari tuoi dal momento che vuoi mollarci, non ci sono le mie impronte né sul cadavere né sulla pistola. Tra l'altro la pistola era la sua e di noi nessuno sa niente, visto che lui non ci ha mai permesso di fare il suo nome. Era un ricercato, imbecille!- finii, zittendo i suoi deliri.

Carter mi guardò attentamente per tutto il mio discorso, notando quanto fossi agitata per quel mare di guai e poi mi rispose, con quel suo solito tono calmo, come se non fosse immischiato anche lui in tutto quanto. 

-Cos'hai intenzione di fare con quel cagnolino che ti porti dietro? Voglio dire, ha visto tutto quanto. Lo facciamo fuori o..- lasciò la frase a metà quando si accorse che lo stavo fulminando.
-Non voglio altri cadaveri, io non sono un'assassina, nessuno di noi lo è!- mi innervosii -Steven è morto perché se lo meritava, Wade si è solo trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.- presi un respiro profondo -In fondo, per quanto possa essere fastidioso, è solo un ragazzo innocente.- lo dissi e lo pensavo davvero.
Wade era un bravo ragazzo, affidabile, gentile e protettivo. Magari potevo sembrare una ragazza apatica ed era vero; era anche vero, però, che non andavo in giro ad uccidere chiunque e a caso.
-Ma ti ascolti? Cos'è, ti sei presa una fottuta cotta per quel damerino?- fece Vance -Sa così tante cose da poterci mettere nella merda, tutti quanti. Sa come hai ucciso Steven, a che ora lo hai fatto e il punto esatto in cui lo avete gettato. Quello lì, è una mina vagante e va fatto fuori!- era impazzito ed aveva cominciato a parlare a vanvera.
-Sei fuori di testa? Fino ad un minuto fa volevi mollarci, adesso vuoi uccidere gente a caso solo per salvarti il culo? Se è così che la pensate tutti, sono io a mollarvi. Non farò fuori un ragazzo per proteggermi, mi assumo io le responsabilità.- rimarcai quell'ultima frase per dare uno scossone a tutti -Voi avete scelto di fare questa vita e, come me, vi prenderete le vostre responsabilità. Abbiamo diciassette anni, non possiamo essere degli assassini. La questione è chiusa qui e poi, male che vada, la colpa dell'omicidio è mia e non vostra.- mi voltai ed uscii dalla porta senza attendere risposta, com'ero solita fare. 

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