Chapter 3.

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"Come vi vedete tra cinque anni?"

Questo ci chiese il professor Mills, durante la lezione di scrittura creativa.
Mi fermai a pensarci per un attimo, come mi vedevo da lì a cinque anni? Ne avrei avuti ventidue, quindi probabilmente avrei voluto essere fuori dal giro. Di sicuro non mi vedevo morta, cosa probabile vista la vita che conducevo. Mi vedevo lontana da quel posto, magari al college o a lavorare in qualche squallido bar per pochi spicci. Ad ogni modo non sarei rimasta a New Orleans, sarei andata via sicuramente. Quello pensai di dover scrivere nel tema, anche se poi mi resi conto di avere più di un mese per pensarci; quindi lasciai stare e mi concentrai sulla festa di quella sera.
Non appena uscii da scuola trovai Wade ad aspettarmi.
-Che ci fai qui? Sei per caso diventato il mio noioso autista?- feci poco calma.
-No ragazzina, dopo questa giornata, non mi permetterò più di portarti o prenderti da scuola.- disse aprendo la portiera della sua auto.
Mi stava nuovamente irritando ed io non ne volevo sapere di ribattere, dovevo pensare a quella sera.
-Scott.- sentii chiamare alle mie spalle. Amavo essere chiamata per cognome, teneva la gente ad una certa distanza.
-Che c'è?- domandai girandomi verso il fratello snob di Rachel.
-Questa sera vi porto io alla festa.- disse, con un tono troppo tranquillo.
-Okay Cox, fuori dai piedi adesso.- gli feci cenno di andarsene.
-Di che festa parlava?- chiese quel ficcanaso di Wade. Fantastico, più non volevo che quell'innocente figlio di papà entrasse a far parte della mia vita, più succedeva.
-Fatti gli affari tuoi.- dissi ed entrai in macchina.
Il tragitto per tornare a casa fu silenzioso; incominciai a capire che, per tappare la bocca a quel ragazzo, bisognava trattarlo male. Arrivati a casa scesi dall'auto sbattendo la portiera, senza nemmeno salutare. Entrai e trovai mia madre seduta sul divano, insieme a una cerchia di cloni adoranti mentre parlavano di chiesa, ricovero per senza tetto e raccolta fondi. 

-Sono a casa madre!- esclamai, per poi andare a pranzare.
In cucina c'era mio padre seduto sullo sgabello, gustava un piatto di pasta fredda. Mio padre era la persona che stimavo di più, ogni volta che mi beccava a fare qualcosa di non lecito per mia madre, mi faceva l'occhiolino e mi ripeteva "anche io sono stato giovane". Con lui ero me stessa in ogni momento, mi sentivo ferma a quando avevo dieci anni. Era la persona più importante al mondo per me; nelle rare volte in cui facevo qualcosa di buono era per renderlo fiero della sua bambina, era così che gli piaceva definirmi.
Se solo avesse saputo chi era realmente la sua bambina, mi avrebbe guardata come già faceva mia madre, come un errore della natura.
-Ciao papino, cosa si mangia?- gli rivolsi uno dei miei soliti sorrisi sinceri, che apparivano soltanto quando c'era lui nelle vicinanze.
-C'è un po' di questa pasta in quella pentola.- disse indicandomi il metro e mezzo di ripiano, affianco al piano cottura. Presi la pentola e mangiai velocemente, poi salii in camera mia. 

Aprii il portatile e incominciai a scavare in ogni angolo recondito del mio cervello, per incominciare il compito di scrittura creativa.
Dopo mezz'ora passata a fissare la pagina bianca di fronte a me, mi arresi. Mi stesi sul letto e chiamai Vance.
-Allora, è tutto pronto per questa sera?- gli chiesi in modo criptico.
Tutto ciò che avevo appreso sulla legge, me lo aveva insegnato Steven. Ci aveva istruiti bene, sapevamo di non dover dire nulla al telefono.
-Sì, tutto sistemato. Ci vediamo lì alle nove.- disse e riattaccò.
Guardai l'orologio e mi accorsi che era ancora presto così, visto quanto poco avessi dormito, decisi di riposare. Mi svegliai alle sette e mezza e mi preparai. Misi un bikini nero anche se di sicuro non avrei fatto il bagno, un paio di pantaloncini neri e una canotta grigia. Risi al pensiero della faccia di Rachel, non sarebbe stata contenta nel vedermi vestita in modo atono. Decisi di legami i capelli in una coda alta, ma lo avrei fatto una volta fuori: se mia madre avesse scoperto che mi ero rasata il lato destro, ne avrebbe fatto una tragedia. Mi truccai e presi la borsa. 

-Io esco, ciao!- urlai, scendendo le scale e chiudendo la porta d'ingresso dietro di me. Mentre aspettavo Dwayne e Rachel, decisi di accendermi una sigaretta. Pensai stupidamente alla faccia di mia madre quando mi vide fumare per la prima volta, se solo avesse saputo che quello era il male minore. Dopo alcuni minuti, arrivò una macchina blu e capii che era ora di andare. 

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