-Forse è il caso che mi sieda dietro.- dissi, fingendo di pensarci.
-Smettila Scott, non sono davvero il tuo autista.- scosse la testa.
Non appena mi ricordai ciò che avevo fatto la notte precedente, smisi di parlare. Ero così persa tra i miei pensieri, che non sentii cosa disse.
-Cosa?- chiesi, girandomi di scatto.
-Ti ho chiesto se ti va di andare a prendere un caffè.- rise.
-Non siamo diventati amici soltanto perché ci siamo leccati le mani a vicenda.- dissi, trattenendo una risata.
Sgranò gli occhi, pensava che non avessi tirato fuori il discorso?
-A proposito, ero ubriaco. Da sobrio non avrei mai fatto nulla del genere.- disse fissando la strada.
-Dicono tutti così.- feci ridendo.
Andammo in un bar, prendemmo due caffè e ci sedemmo.
-Allora? Cos'è successo con Sasha?-
Per la prima volta in vita mia forse, ero curiosa di sapere cosa fosse accaduto.
-Non lo so, mi ha visto fare quello che ho fatto e se ne è andata. Ho passato il resto della serata con Dwayne.- prese un sorso dal suo caffè -L'ho sentita questa mattina, penso che sia finita.-
-Solo perché mi hai leccato una mano?- dissi ridendo.
-Smettila di ripeterlo, non ce n'è bisogno. So cos'è successo, c'ero anch'io. Ad ogni modo no, non è per quello. È che non penso ci sia mai stato nulla. È superficiale, in più non è capace di fare un discorso serio. Diciamo che non ho più voglia di parlare di scarpe e borse.- era come se si fosse tolto un peso di dosso.
Mi trovai d'accordo con lui, anche se non glielo dissi. Sasha Kelly era la classica bambolina perfetta, con la testa vuota e la faccia piena di trucco. Alle feste era quella che non si divertiva davvero. Passava tutto il tempo seduta sulle gambe del malcapitato del mese, guardandosi intorno con aria disgustata. Era come se lei fosse la migliore lì quando, in realtà, non riusciva ad imbastire un discorso che non riguardasse frivolezze.
-Dopo averti leccato la mano, cos'è successo? Non ricordo più nulla.- risi perché avevo ripetuto ciò che avevo fatto, nonostante mi avesse detto di non farlo. Scosse la testa, come per dire che fossi irrecuperabile, poi parlò.
-Io e la tua amica ti abbiamo persa di vista, per poi ritrovarti a ballare su di un tavolo. Vinnie, non si sa perché, ti ha presa dalle gambe e ti ha tirata giù. Essendo ubriachi entrambi, siete caduti sul divano. Poi la tua amica vi ha raggiunti. Da lì non ti ho più vista per una mezz'ora. All'improvviso mi sei sbattuta addosso, dicendomi qualcosa sulla tua maglietta sporca di sangria, ma non ho capito. A quel punto sia tu che la tua amica eravate al limite così, ho consigliato a Dwayne di portarvi a casa.-
Almeno non avevo fatto nulla di irreparabile, ne fui contenta. Dopo un po', mi feci riaccompagnare a casa. Era il momento di lavorare. Scesi dall'auto e lui scese con me. Mi accompagnò fino alla porta di casa.
-C'è di nuovo tua madre.- disse, guardandola con la coda dell'occhio.
-Credo ci sia un sensore su questo scalino, altrimenti non è possibile che si trovi sempre lì al momento giusto.-
Mi girai leggermente per guardarla senza che se ne accorgesse e, non appena mi rigirai, Wade mi baciò. Non mi baciò sulla guancia, come aveva fatto una settimana prima. Mi baciò sulle labbra. Fu così veloce, che pensai di essermelo immaginato.
-Sei impazzito.- affermai, lo stavo per uccidere.
-Wade, quando sarò sobria, dovrai baciarmi.- disse, imitando una voce femminile.
-Non avrei mai detto una cosa del genere!- feci infuriata.
-Era presente Dwayne, chiediglielo se non mi credi.-
Cosa? Avevo davvero detto quella frase? E, anche l'avessi fatto, che motivo c'era per non dirmelo?
-Perché non me lo hai detto prima al bar? Ti avrei detto di non farlo per nessun motivo al mondo. Dovresti sapere che, da ubriachi, si dicono un sacco di stronzate.- ero così arrabbiata.
-Non te l'ho detto, proprio perché conoscevo la tua risposta. E comunque, sai come si dice? "In vino veritas". Letteralmente, vuol dire che nel vino risiede la verità. Perciò, da ubriachi non si dicono stronzate, si dice la verità.- senza attendere una mia risposta, se ne andò.
"Accidenti a me e alla mia boccaccia" pensai. Per quale motivo, la versione ubriaca di me, voleva essere baciata da Wade? Non l'avevo mai guardato in nessun modo, figuriamoci con interesse fisico.Entrai in casa, notando subito la felicità di mia madre. Le sbuffai quasi in faccia, poi andai di sopra a farmi una doccia. Una volta uscita dal bagno, chiamai Rachel. Le raccontai per filo e per segno cosa fosse successo. Non volevo fare pettegolezzo, semplicemente volevo vedere se si ricordasse la mia richiesta.
-Oh mio dio! Non ci credo che l'abbia fatto davvero!- disse con un filo di voce.
-Cosa? Lo sapevi? E perché non me lo hai detto?- feci arrabbiata.
-Dwayne me lo ha detto questa mattina. Non volevo dirtelo per non imbarazzarti. Da sobrio Wade sembra un avvocato, non pensavo che avrebbe davvero avuto il coraggio di baciarti. È ancora vivo?- mi chiese infine.
-Sì, è andato via prima che potessi strangolarlo.- dissi infastidita.
-Come ti sei sentita in quel momento?- mi chiese Rachel subito dopo.
Come mi ero sentita? Non era il mio primo bacio ovviamente, ma non ne avevo dati abbastanza da poter fare il paragone.
-Non lo so. Come ci si dovrebbe sentire?- chiesi confusa.
-No cara, così è troppo facile. Potrei dirti come ci si sente, ma diresti il contrario.- era furba.
-Non lo so, credo di aver trattenuto il respiro. Quando sono entrata in casa, era come se avessi un mattone nello stomaco.-
-Sei sicura che non ti piaccia?- non mi diede il tempo di rispondere -Prima di dirmi che ti fa schifo, pensaci.- riattaccò.
Mi piaceva Wade? La risposta era no. Mi vestii, avvertii mia madre che sarei uscita con Grace, poi me ne andai. Arrivata nel quartiere francese, parcheggiai nel primo posto disponibile. Mentre slacciavo la cintura di sicurezza, mi cadde il telefono sotto il sedile. Dopo aver imprecato, accesi la luce e lo cercai. Una volta trovato il telefono, scesi dall'auto e feci il resto della strada a piedi. Suonai al campanello e mi aprì Vance.
-Ci siamo io e Carter, Grace sta arrivando. Ti sei ubriacata ieri sera? Le foto della festa sono ovunque.- disse in un fiato.
Quella festa mi stava perseguitando, non avrei più bevuto un goccio di alcol in vita mia.
-Già.- mi limitai a dire, per fargli capire che non avevo voglia di parlarne.
Grace arrivò dopo di me, con il suo solito aspetto angelico. Se la polizia ci avesse beccati, ci avrebbero indagati anche per rapimento. Sembrava così innocente, che sarebbe passata per vittima.
-Ci ho riflettuto, dovremmo mantenere i turni organizzati da Steven. Lì abbiamo i nostri clienti, quindi meglio non cambiare nulla.- dissi, sedendomi accanto a Grace.
-Quando ci hai pensato? Prima di ubriacarti, durante o dopo?- disse Grace ridendo.
-Da oggi sarò astemia. Se una mia sbronza fa così tanto scalpore, non berrò più.-
Non sopportavo più tutto quel clamore. Ero andata ad una festa, mi ero ubriacata e mi ero divertita. Cosa c'era di male? Non avevo anch'io il diritto di divertirmi?
Da quando io e Grace avevamo rischiato la vita nel quartiere francese, lei aveva scambiato il suo posto con Carter. Così, certa del fatto che non mi avrebbe chiesto nulla della festa, tirai un sospiro di sollievo. Carter diede le chiavi della sua auto a Vance, noi avremmo raggiunto il punto di spaccio a piedi. Il tragitto fu silenzioso. Carter non parlava molto, erano pochi i momenti in cui metteva insieme più di due frasi. Era rilassante camminare con lui, nemmeno io ero una che conversava, per questo ci trovavamo a nostro agio.
Arrivammo al punto di spaccio e ci fermammo in attesa. Ci appoggiammo sul solito scalino ed io accesi una sigaretta.
-Pensi che ci saranno problemi?- chiesi dopo un po' a Carter. La serata scorreva lenta e noiosa, quindi avevo bisogno di fare conversazione.
-Se intendi questa sera, penso di no. Per quanto riguarda tutto quanto, invece, credo proprio di sì.- disse guardandosi intorno. Era sempre stato così pessimista, ogni volta mi faceva venire voglia di mollare tutto. Decisi che, parlare con Carter, non fosse stata una buona idea. Poco a poco, arrivarono tutti i nostri clienti abituali. Ci furono anche dei nuovi clienti ma, per fortuna, ciò che avevamo ci bastò. Una volta finito, ci incamminammo per tornare all'appartamento di Vance.
-Vance e Grace non sono ancora tornati.- disse Carter.
-Avranno una serata più movimentata della nostra.- scherzai -Io vado, non appena tornano avvertimi.-
Ci salutammo e mi incamminai verso l'auto.-Porca merda!- era ciò che dicevo ogni volta che qualcosa andava storto. Come tutte le volte, le persone mi guardarono stranite, ma non ci feci caso. Avevo lasciato la luce della macchina accesa, di conseguenza la batteria si era sicuramente scaricata. Entrai in macchina e provai a mettere in moto e, prevedibilmente, l'auto non partì.
Presi il telefono e chiamai Carter più volte, non rispose. Non avrei potuto chiamare Vance, lui e Grace stavano ancora lavorando. Pensai a chi potessi chiamare oltre a loro. Rachel aveva la macchina dal meccanico, Dwayne non le avrebbe mai lasciato guidare la sua. L'unico che restava era Wade. Con tutto quello che era successo, sia alla festa che quel giorno, non sapevo se fossi riuscita a chiamarlo. Sbloccai il telefono, cercai il suo numero e lo chiamai senza pensarci. Se mi fossi fermata a riflettere, sarei tornata a casa a piedi.
-Pronto?- fece una voce assonnata dall'altro lato del telefono. Era così tardi? Guardai lo schermo ed era l'una di notte, se me ne fossi accorta in tempo non lo avrei chiamato.
-Wade? Sono Quinn. Non pensavo dormissi, scusa il disturbo.- riattaccai. Non mi importava di nulla ma non ero una maleducata. Appoggiai il telefono sul sedile del passeggero e squillò quasi subito.
-Pronto?-
-Dimmi cos'è successo.- fece Wade spaventato. Sentivo dei rumori, come se si stesse muovendo.
-Nulla di grave. Sono nel quartiere francese, la mia auto non parte. Ho dimenticato di spegnere la luce, così si è scaricata la batteria.- dissi velocemente.
-Mandami la posizione esatta, arrivo subito.- riattaccò. Come poteva essere sempre così disponibile? Arrivò dopo venti minuti. Parcheggiò, scese dall'auto e mi venne in contro.
-Scusa se ci ho messo tanto, ho cercato dei cavi per far ripartire l'auto, ma non ne ho trovati.- era dispiaciuto -Posso darti comunque un passaggio.-
-D'accordo.- dissi, dirigendomi verso la sua auto.
Nessuno dei due parlò per tutto il tragitto. Io ero stanca ma, più di tutto, ero imbarazzata per quella specie di bacio che c'era stato; lui, probabilmente, era abituato a stare in silenzio.
Spense l'auto senza dire nulla. Si era fermato perché voleva parlare? Perché non diceva nulla?
-Come mai sei tornato a New Orleans?- chiesi all'improvviso. Mi ricordai che lui fosse originario della Georgia.
-Vedi, tutta la mia famiglia è originaria della Georgia ma io sono cresciuto qui. Quando siamo ritornati ad Atlanta, mi sentivo fuori posto. Così, dopo quattro anni, ho deciso di tornare. Avevo sedici anni quando sono andato ad Atlanta, non potevo far altro che adattarmi. Mi ero fatto degli amici al liceo, per questo sono rimasto lì fino ai vent'anni. Quattro mesi fa, sono tornato qui in Louisiana.- disse guardando avanti a sé. Non riusciva neanche a guardarmi in faccia.
-Capisco.- mi limitai a dire -Perché hai fermato l'auto?- dovevo chiederglielo.
-Volevo scusarmi per oggi, poi ho deciso di non farlo.-
-Perché? Non dovevi farlo, potresti almeno scusarti.- dissi infastidita.
-Non dovevo ma volevo farlo. Non mi scuserò mai per una cosa che volevo fare.- disse guardandomi. Non riuscivo a capirlo, un momento era riservato mentre quello dopo mi baciava. Io non volevo che mi baciasse, quindi avrebbe potuto scusarsi per quello. Non mi piaceva, era troppo diverso da me. Anche se mi fosse piaciuto, non lo avrei mai coinvolto nella mia vita. Lui era un bravo ragazzo, non si meritava di essere trascinato in quello schifo. Io avevo avuto la possibilità di scegliere se spacciare o no, lo avevo scelto per me stessa; non avrei lasciato che lui scegliesse quella strada per qualcun altro.
-Wade, non so perché da ubriaca ti ho fatto quella richiesta. Non è ciò che voglio.- aprii lo sportello -Buonanotte.- dissi, salutandolo per la prima volta. Scesi dall'auto e chiusi lo sportello; pensai che quel discorso fosse chiuso, però anche Wade scese e mi seguì.
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The oxymoron
Dla nastolatkówAvrei potuto fare la scelta giusta ma, nella mia vita, niente lo è mai stato. Fare la scelta giusta non sarebbe stato da me e, infatti, ho sbagliato.