Aprite bene le orecchie, questa è la storia che tanto fremevate di ascoltare. Inoltre non la ripeterò due volte, per cui, non interrompetemi e non fatemi domande.
Ivan Bramont era l'ufficiale della squadra di sicurezza, specializzato in reati amorosi, ed io ero il suo vice. Il nostro compito, come d'altronde è quello di tutti gli ufficiali, era quello di scovare qualunque persona trasgredisse una regola, in particolare la 3: quella del provare affetto verso altri esseri umani.
Ora che sono in cella posso anche dirlo, io quella Legge la violai: c'erano due persone che amavo, una era lui, Bramont, il mio migliore amico e l'altro era Sean, mio figlio.
Ma torniamo alla storia. Io ed il capo stavamo lavorando al caso di due ragazzi che sospettavamo essere innamorati. Altro non si sapeva, erano solo voci. Solitamente risolvevamo un caso in un mese, circa, ma quello no: era quasi un anno che li stavamo cercando, e questo tormentava Bramont.
Io ero una persona molto pacata, tranquilla e non mi dava fastidio non riuscire in qualcosa, anzi, ogni mattina mi svegliavo col sorriso, sperando che quello sarebbe stato il giorno in cui ce l'avrei fatta. Ma lui... Lui era la persona più ostinata e determinata che conoscessi. Quel caso lo perseguitava, non riusciva a dormire la notte ed era ogni giorno più nervoso.
La mattina in cui avvenne la svolta era nebbiosa e si vedeva poco. Camminando per la strada, dirigendoci in ufficio, decidemmo di imboccare un sentiero secondario. Non so cosa ci portò a fare quella scelta, forse fu semplicemente destino. Fatto sta che, in quello stretto, buio vicolo li vedemmo.
Erano loro, i due ragazzi, quelli di cui stavamo seguendo le tracce da mesi: lui girato di schiena e lei di fronte che sorrideva tenendogli le mani.Bramont estrasse prontamente la pistola e la puntò silenziosamente contro di loro. Non so perchè ma, d'istinto, lo fermai mettendogli una mano sul braccio e facendogli abbassare l'arma.
- Ma che fai? - mi ringhiò a bassa voce, per non farsi sentire.
Io gli spiegai che sarebbe stato megli scattare loro una foto prima di sparare, nel caso ci fossero scappati. Lui acconsentì. Aprii lo zaino e presi la macchina. Scattai.
Il volto di lei si vedeva abbastanza bene, nonostante la nebbia. Non la conoscevo, era molto bella, capelli lunghi ricci e neri, occhi chiarissimi, azzurro cielo. Fotografare il volto del ragazzo da lì era impossibile e dovemmo fare il giro entrando nel vicolo dalla parte opposta. Tornammo indietro senza farci sentire e percorremmo di corsa la strada principale, infilandoci nel vicolo e appostandoci, pronti a scattare.
Ci avevano fregati, erano spariti.
Bramont cominciò a sbraitarmi contro. Continuò a ripetermi quello che già sapevo da solo: era tutta colpa mia.
Provai a giustificarmi dicendo che almeno avevamo la foto della ragazza e che avremmo potuto rintracciarli. Appena il capo si calmò ci dirigemmo all'anagrafe dove sono registrate tutte le nascite, ovviamente artificiali, con nome, data di nascita e foto.
Lì scoprimmo una notizia sconcertante.
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Matricola 1724
Science FictionTre sono i reati per cui si può essere giudicati nel mondo governato da Klail: l'omicidio, l'avere idee diverse dal leader e l'amore in tutte le sue declinazioni.