Non tutti gli scherzi vengon per nuocere

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  L'alieno guaì grottescamente quando Wild 9 lo fulminò con il raggio paralizzante del proprio fucile a laser e iniziò a sbatacchiarlo qui e lì fino a farlo decomporre.
- Checkpoint!- strillò allegramente la voce dell'assistente di missione dello sterminatore di extraterrestri frantumando il silenzio dell'aula vuota, frutto dell'ennesimo scherzo che Mail stava ignorando a bella posta.
Qualche super genio aveva infatti trovato simpatico comunicargli l'orario sbagliato della lezione straordinaria di quella mattina facendolo giungere in quella stupida classe vecchia con almeno mezzo secolo di anticipo.
Mooolto divertente in effetti.
Mail aveva posato delicatamente la tracolla sul banco scarabocchiato, invece di lanciarla in faccia all'autore di cotanta brillante dimostrazione di intelligenza, come gli suggeriva malignamente una furiosa parte di lui, e si era dedicato alla conquista di Plutone con più violenza del solito.
Wild 9 aveva fatto volare nell'atmosfera inesistente dell'ultimo pianeta della galassia parecchie teste e diversi arti per almeno mezz'ora quando cominciarono ad arrivare i primi compagni che si disposero eterogeneamente nell'aula ridacchiando.
Tutti quei piccoli geni malefici, che Mail avrebbe volentieri disintegrato a colpi di fucile a pompa, gli lanciavano sguardi di autentica derisione ma tre di quel fastidioso branco con audacia, che nella sua vecchia scuola il giovane avrebbe smorzato a suon di pugni, gli si pararono coraggiosamente davanti al banco.
- Ehi pomodoro ti sei alzato presto oggi eh?
- Sei talmente stupido che hai impostato male la sveglia?
- Avevi paura che se fossi arrivato tardi ti saresti fregato il posto di cocco del prof?
Mail si concesse qualche istante per finire di annientare un nido di schifosi alieni verdognoli prima di mettere in pausa e alzarsi in piedi pronto a chiarire quella faccenda idiota una volta per tutte ma qualcuno lo precedette.
- Ci si diverte qui eh?
I ragazzini super stupidi che era in procinto di ridurre a piccole pulci invalide si voltarono di scatto e il giovane nerd osservò con piacevole stupore i loro volti paffuti perdere tre chili velocemente, in effetti troppo velocemente. Incuriosito piegò la testa da un lato per sbirciare dalla spalla del più basso dei tre chi avesse avuto un tale repentino potere di tarpare la loro stupida insolenza.
Un ragazzo, circa due anni più grande di lui, aveva fatto il proprio beffardo ingresso nell'aula polverosa.
Alto forse troppo per la sua età ma, guardandolo più attentamente, Mail notò che nulla in lui si addiceva agli anni che supponeva avesse.
Il giovane infatti sfoggiava, con una naturalezza e una sensualità che Mail si vergognò di percepire, un completo di pantaloni e gilet interamente neri nonché completamente in pelle aderentissima.
I rigorosamente scuri anfibi borchiati e un biondo caschetto tenuto artisticamente spettinato facevano da cornice ultima all'aria da duro strafottente che la sua intera figura emanava a generose ondate.
Ciò però che colpì Mail più di qualunque altro dettaglio furono i suoi occhi.
Il ragazzo ora spavaldamente stagliato di fronte a lui aveva uno sguardo di puro ghiaccio artico.
Quel folgorante celeste che gli tingeva l'iride non prendeva dai ghiacciai più gelidi del mondo solo la diafana tonalità di colore ma anche, e soprattutto, l'acuta soggezione di trovarsi dinanzi ad uno spettacolo splendido e pericoloso al tempo stesso.
Quelli erano occhi capaci di congelarti sul posto senza indugio alcuno o almeno, l'istinto di Mail lo suggeriva a gran voce, era ciò che il ragazzo voleva che il suo sguardo comunicasse in quel particolare frangente.
Qualcosa infatti suggeriva al cuore del giovane ramato che quegli occhi ora così freddi e terrorizzanti erano capaci anche di comunicare altro, magari anche di più dolce e profondo.

Da parte propria il giovane biondo si accorse immediatamente che non tutti lo guardavano con lo smarrimento e il rispettoso panico che pretendeva gli si dovesse riservare. Infastidito fece saettare rapidamente gli occhi lungo l'aula e infine notò che il ragazzino giunto appena pochi giorni prima aveva i propri occhi di smeraldo spalancati su di lui.
Non era però paura ciò che teneva quello sguardo di giada fisso su di lui ma, notò con sbigottito stupore, un sentimento più intenso, talmente profondo che sembrava volergli sfiorare direttamente l'anima.
Curiosità?
Meraviglia?
Solo autentica stupidità?
Il biondo si ritrovò quasi ad augurarselo, perché ciò che vedeva in quegli occhi era bello e attraente a tal punto da allarmarlo.
- Seduti ragazzi!.
L'istitutore era dunque arrivato e per una volta ognuno si posizionò al proprio posto senza lamentarsi.




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