Ingannevole fenice

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Mesi.
Infiniti mesi di cui ogni singolo istante pesava quanto un'era.
Dolorosi evi di logorante attesa, con le ginocchia che ormai avevano cessato di rispondergli per quanto a lungo erano state costrette a sostare sul putrido pavimento gelido di quel fetido appartamento.
Al capezzale dell'unica persona che Mail aveva mai amato e per cui Matt avrebbe sacrificato la vita.
Mesi.
A nutrirlo con flebo che rubacchiava dai più infimi ospedali o si faceva vendere sotto banco da qualche medico non regolamentare.
Mesi.
A disinfettargli quotidianamente l'orribile bruciatura che andava cicatrizzandosi lungo il lato sinistro del braccio ma che stentava ad abbandonare il proprio aspetto sanguinolento sull'angelico viso di Mihael.
Mesi.
A piangere sul corpo privo di alcun segno vitale se non un lieve e talvolta stentato respiro di quell'angelo caduto.
Mesi.
A pregare perché riaprisse gli splendidi occhi di ghiaccio che da sempre lo tenevano prigioniero volontario del loro gelido palazzo di cristallo.
Mesi.
A supplicare divinità che non aveva mai nemmeno lontanamente adorato perché gli restituissero la sua unica ragione di vita.
Mesi.
Che dormiva si e no due ore a notte.
Mesi.
Che non sognava altro che quella maledetta notte.
Mesi.
Solo di quelle folli fiamme distruttrici che si erano portate via un pezzo del suo amato Mihael.
Mesi.
A svegliarsi di colpo sentendolo lamentarsi nel sonno o urlare dei deliri di una febbre che sembrava non volergli mai abbandonare il corpo.
Mesi.
Che viveva in un incubo.
Mesi.
Che non si arrendeva.
L'aveva giurato quando, appena uscito miracolosamente indenne da quella trappola mortale in fiamme, si era accorto che Mihael respirava ancora.
Aveva promesso che l'avrebbe salvato.
A qualunque costo.
Mesi.
Che attendeva.
Quel suono che nel vago torpore del breve sonno che era riuscito a concedersi gli parve di sognare.
Eppure...
Si alzò di scatto dal divano rovesciando i tre computer con cui stava tentando di distrarsi poco prima di assopirsi e corse disperatamente in camera da letto.
La vaga penombra offerta da una lugubre piantana sembrava esattamente uguale a come l'aveva lasciata solo poche ore prima e invece...
- Mail...
Flebile e sospeso ma quel mormorio c'era, non era un'illusione.
Le ginocchia urlarono indignate quando Matt le schiantò incurantemente al suolo per inginocchiarsi sul pavimento lercio e sporgersi delicatamente sul letto.
Mihael era debolmente disteso sulle coperte candide esattamente come lo aveva adagiato dopo l'ultima medicazione e per un infinito, doloroso istante credette di aver sognato ancora.
Che l'ennesima illusione gli avesse ottenebrato i sensi.
Ma poi accadde.
Due lampi gelidi squarciarono l'odioso buio della stanza illuminandola di colpo con la propria celestiale luce di ghiaccio e un'angelica voce proruppe nuovamente in un lieve sussurro:"Mail..."
- Mihael, Cristo santo!
Il cuore parve scoppiargli in petto quando vide quelle labbra violacee muoversi leggermente e pronunciare nuovamente il suo nome dopo quelli che parevano lunghi secoli di oscura sofferenza.
- Mail...?
- Sì Mihael, sì! Sono io!
La mano del proprio demone biondo era semplicemente ghiacciata, ma Mail non se ne curò minimamente, la tenne stretta fra le proprie cercando di infonderle tutto l'ardente calore che l'amore gli aveva alimentato per anni.
- Mail... sei qui?
Una lacrima scese lentamente lungo il viso deturpato di Mihael ma Matt la raccolse in fretta e prendendolo delicatamente per le spalle se lo portò al petto stringendolo sul cuore con quanta più veemente delicatezza permetteva la bruciatura.
- E dove altro vuoi che sia se non al tuo fianco?- gli mormorò lievemente all'orecchio sano
- Mail...
Una flebile stretta gli serrò l'avambraccio prima che un caldo alone di lacrime gli bagnasse il maglione a righe nere e rosse.
- Ehì...- Matt si staccò leggermente dall'abbraccio per poter guardare il proprio unico amore negli splendidi occhi di ghiaccio fuso-... ehì non devi piangere. Va tutto bene, siamo insieme adesso.
- Pensavo mi avessi dimenticato.- Mihael abbassò lo sguardo nascondendo vergognosamente la testa nell'incavo della sua spalla- Che dopo quello che ti avevo detto tu non volessi più vedermi, che mi odiassi.
Mail sentì le lacrime pizzicargli crudelmente gli occhi affaticati, ma un largo sorriso di inesprimibile gioia le batté sul tempo.
- Tu potresti uccidermi, ma io continuerei a starti accanto per il resto dei miei giorni e oltre.
Mihael sollevò il capo puntandogli contro un incredulo sguardo incerto e fece per ribattere ma Matt gli posò un dito sulle labbra e proseguì con il cuore che prendeva a tamburellargli sempre più forte nel petto.
Forse quello non era il momento ideale.
Forse avrebbe dovuto attendere che Mihael si riprendesse.
Ma la gioia che sentiva in quel momento oscurava ogni traccia del suo già scarso buon senso e sentiva che era il momento giusto, forse l'unico che avrebbe mai avuto.
- Ti amo Mihael.
Lo disse d'un soffio e con le guance che gli andavano letteralmente a fuoco ma con gli occhi fissi in quelli ora spalancati del biondo.
- Ti ho amato fin dal primo giorno in cui ti ho visto e non ho mai smesso nemmeno per un istante di cercarti.
- Mail...
- Mihael non potrei odiarti nemmeno volendolo! Lo capisci che ti ho in testa da quattro anni e...
La voce gli morì letteralmente in gola quando Mihael gli prese delicatamente il viso fra le mani e congiunse le proprie pallide labbra alle sue con tanta dolcezza da lasciarlo senza parole.
- Ti amo Mail...- gli soffiò con incantevole leggiadria staccandosi per un istante e sorridendo, vagamente imbarazzato.- Ci ho impiegato un po' per capirlo, non è stato facile per me. Lo sai che...
Questa volta fu Matt ad interromperlo cingendolo senza preavviso alcuno in un candido abbraccio che sembrò sciogliere finalmente tutte le incomprese tensioni creatisi stupidamente fra loro.
- Non ne voglio parlare più.- mormorò Mail accarezzandogli dolcemente i capelli dorati e staccandosi per guardarlo negli occhi.- Ora voglio solo poterti amare.
Mihael sorrise, felice dopo quelle che sembravano ere, e gli appose un lieve bacio sulla guancia ruvida di barba rossiccia prima che un capogiro lo obbligasse a stendersi.
Mail lo aiutò a coricarsi per poi sdrairglisi accanto con un luminoso sorriso dipinto sulle labbra di un vivace color cinabro.
Lucenti smeraldi colmi di vita si incrociarono con all'apparenza gelidi lapislazzuli di ghiacciato ardore creando una nuova, fantastica lega di inimitabile felicità.
Matt trovò l'apoteosi della propria impulsività nel fiero Mello che a sua volta colmò il proprio furioso orgoglio con la tranquilla lucidità di Matt.
Mail poté finalmente lasciare che il caldo Amore da sempre annidato sul suo cuore spalancasse le proprie meravigliose ali dorate tingendo l'oscuro universo della propria gabbia di nuovi, sgargianti tonalità di allegria.
Mihael trovò la pace che né l'obbediente comando degli agenti mafiosi e né lo spasmodico uso di cioccolata gli avevano mai donato.
Semplicemente Mail e Mihael si trovarono.
E in quell'unico, intenso sguardo d'Amore credettero di creare un nuovo mondo dove vivere felici, lontano dalla cruda malvagità spietata di Kira e dal malefico influsso dell'orgoglioso desiderio del sanguinoso trono di L.


L'Amore però quanto più profondo alle vittime si presenta tanto più credibili fa apparire le illusioni che mostra loro.
Presto, prima di quanto entrambi avessero mai potuto pensare in quel glorioso istante, le ombre del mondo li avrebbero richiamati a loro.
Perché sia Kira che la funerea supremazia di Near non avevano dichiarato la resa ma solo una flebile tregua.
E sia Mail che Mihael avrebbero dovuto indossare ancora i panni di Matt e Mello, pedine di un tirannico Jumanji che non aveva la minima intenzione di lasciarli andare senza che avessero ultimato la partita.  

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