Girava.
Ancora e ancora, fra quelle maledette pareti che sembravano tutte così schifosamente uguali, mentre il solito vago senso di impotenza iniziava ad infettargli le membra come veleno.
Proprio quando il corpo stava ormai per arrendersi ai diabolici inganni di quel labirinto apparentemente senza fine appariva di nuovo.
Lui.
Il proprio demone dalle fattezze angeliche il cui nome risuonava dello stesso ghiaccio delle sue iridi luminose.
Mihael.
Ogni notte uguale e al contempo diverso.
Talune volte ferito e sanguinante sembrava scendere direttamente dal cielo plumbeo che si stendeva inegualmente opprimente sopra le mendaci spire del labirinto.
Tra fragorosi tuoni e un'improvvisa pioggia scrosciante gli tendeva una mano dal pallore cadaverico come in un disperato invito a raggiungerlo ma, appena si slanciava in avanti per abbracciarlo, una voragine senza fondo gli si spalancava ai piedi facendolo precipitare.
Dopo mesi di questo incubo, però, iniziò a considerarlo un sogno rispetto all'altra visione onirica che spesso si divertiva a tormentarlo.
Era sempre in quel dannato labirinto di pietra sbreccata e sempre vi si aggirava disperatamente.
Questa volta però un feroce Mihael rideva crudelmente dei propri miserabili sforzi e nell'istante stesso in cui infine la gambe gli cedevano, il biondo ghignava ripetendogli un'unica dolorosa parola.
Anormale.
Inutile dire che dal primo sogno si svegliava in lacrime di inumano dolore e dall'altro urlando di ferita ira.
E la realtà non lo consolava per niente.
Spalancava gli occhi nel buio lercio del tugurio che il miserevole guadagno di quel lavoro senza senso gli aveva permesso di affittare alla periferia di New York e che tutto poteva essere tranne che consolante.
Fetido, malmesso e opprimente.
Decisamente i tre aggettivi adatti non solo alla fogna in cui era costretto a vivere ma alla propria condizione generale.
Una autentica merda.
- Ehì ragazzino, non ti pago per startene a fumare nel cortile quindi vedi di rimettere quel tuo culo pallido a lavoro o ti spedisco a pedate da dove sei venuto.
Sempre cortese Lordle.
Si lasciò sfuggire un ultimo sospiro di fumo e rientrò.
Nella schifosa bettola di hacker sulla soglia della legalità in cui da mesi, che ormai gli sembravano secoli ,si ritrovava a lavorare ogni giorno di quella vita sempre più miserabile.
E pensare che era partito pieno di speranze.
Convinto infantilmente che Mihael non sarebbe andato poi tanto lontano, che sarebbe stato come quando erano entrambi alla Wammy's e il biondino lo evitava per un paio di giorni al massimo e poi tornavano insieme.
Cristo quanto si era sbagliato.
Mihael ne aveva fatta di strada e soprattutto non si era dato nessuna pena di mandargli anche solo una cartolina, giusto per fargli sapere che con quel gesto super eroico non se ne era già andato al Creatore.
Niente.
Per interi, lunghissimi, desolanti mesi.
Mesi in cui Mail aveva speso ogni singolo attimo a cercarlo con l'unico desiderio di riabbracciarlo per dare a sé stesso la conferma che i momenti felici trascorsi in orfanotrofio non erano tutte illusioni.
Aveva accettato di cambiare il proprio nome e la propria identità.
Aveva accettato di vivere in condizioni pietose, di viaggiare senza meta, di accontentarsi di indizi a mala pena definibili tali.
Aveva accettato tutto pur di riaverlo.
Ma nemmeno questo era bastato.
Perché Mihael sembrava essere scomparso nella bruna foschia della nebbia inglese senza lasciare nulla dietro di sé.
A quel punto era semplicemente precipitato.
Al fondo.
Era stato allora che aveva iniziato a fumare e talvolta a farsi un paio di dosi leggere riducendosi ad un autentico schifo umano.
Poi però era arrivata.
La traccia che così a lungo aveva disperatamente anelato.
Una notte senza luna, mentre stava nuovamente rifornendosi, aveva colto stralci di conversazione fra due spacciatori appartenenti alla mafia.
Discutevano dell'improvviso cambiamento al vertice dell'organizzazione.
A quanto pareva un ragazzo aveva rapidamente scalato le gerarchie giungendo a diventare in brevissimo tempo il comandante indiscusso della malavitosa cosca.
Indiscusso e temuto.
Il demone di piombo veniva chiamato ormai nei bassifondi criminosi dell'America meno nota al resto del mondo, dove era ormai conosciuto per la propria pervicace crudeltà ed un'intelligenza inumana.
Quella sera, tutto era divenuto palesemente chiaro.
Avrebbe dovuto pensarci sin dall'inizio.
In quale altro modo un Mihael tradito e all'apice dell'ira avrebbe escogitato di battere Nate se non attraverso l'illegalità per antonomasia?
Quella sera Mail era tornato a drogarsi solo di videogiochi.
Quella sera Mail si era davvero deciso ad indossare i crudi panni di Matt.
La sua mente ora nuovamente lucida e tenuta calma dalle sigarette, unico vizio che proprio non era riuscito a togliersi, vedeva con spaventosa nitidezza.
E aveva paura.
Perché qualcosa, in fondo al cuore, gli diceva che presto o tardi Mihael si sarebbe cacciato in guaio più grosso di lui.
E non ne sarebbe uscito vivo.
E lui?
Ora cosa avrebbe dovuto fare lui?
La parte più meschina e fredda di sé stesso, che non riusciva a non identificare in Matt, non faceva che ripetergli le parole o meglio l'ultima affettuosa parola che Mihael gli aveva riservato prima di partire.
Anormale.
Lo aveva definito un anormale quando gli aveva detto di amarlo.
Anormale.
Suonava come schifoso o sporco o puzzolente.
Suonava come se non volesse averci niente a che fare.
E Matt era incazzato nero per questo.
Incazzato e mortalmente ferito.
Insomma gliele avrebbe suonate e anche di brutto.
Poi però ricordava il Mihael del sogno.
Quel giovane uomo cadaverico e orribilmente insanguinato che implorava il suo aiuto.
E poi c'erano gli splendidi giorni trascorsi assieme alla Wammy's.
E lo splendido, casto bacio che gli aveva dato a Natale.
E la sua paurosa indecisione quando lo aveva respinto ai cancelli bronzati dell'orfanotrofio...
E i suoi splendidi occhi ghiacciati che non aveva mai dimenticato...
Insomma un bel po' di roba.
Alla fine Mail l'aveva avuta vinta su Matt ed era andato.
Aveva seguito gli spacciatori per giorni, intercettato le loro conversazioni, messo cimici a destra e manca e rimasto sveglio per settimane davanti ai monitor del "negozio" a controllare le proprie inconsapevoli pedine.
Talvolta si era sentito spaventosamente vicino a Nate, così freddo e incurante del mondo ma poi sognava Mihael e ogni tipo di scrupolo semplicemente cessava di esistere.
Pazienza, devozione e ostinazione.
Qualche divinità lassù doveva aver finalmente apprezzato perché, dopo sforzi immani e le funzioni celebrali ridotte a quelle di uno zombie, ci era riuscito.
Aveva trovato Mihael.
In un capanno diroccato che era tutt'altro rispetto a quello che sembrava.
E ora?
Ora attendeva solo che calasse la notte.
Perché ?
Bé perché quella notte, non appena il covo malfamato di hacker avesse chiuso i battenti, lui si sarebbe ricongiunto a Mihael, che quel biondino stupido e dispotico lo volesse o meno.
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A Wammy's love story
FanfictionMatt e Mello. In Death Note abbiamo visto gli eredi di L lottare contro il caso Kira e... basta. Sì, credo che manga e anime non ci abbiano mostrato il lato "umano" di questi piccoli geni e io spero invece di scoprirlo proprio in questa mia storia...