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Capitolo Primo.

E' andata malissimo, ne sono certa. E' stato un completo disastro. E' pure stupido andare a controllare, no? Ho fatto innervosire l'esaminatore, che c'è di peggio? Ho criticato il suo parrucchino, che idiota! Era davvero fatto male, però. Sembrava avesse in testa un gatto morto. Poco importa, Christa! Poco importa. Non avresti dovuto farglielo notare, visto che da quel esame dipendeva tutto il tuo futuro... Oh be', vada come vada, diamo un'occhiata a queste liste...

Mentre con una mano mi coprivo la faccia per evitare che qualcuno potesse riconoscermi, con l'altra cercavo a tastoni il mio telefono nella borsa. Dovevo chiamare mia madre. Dovevo chiamarla e fingermi sconvolta e sbigottita per non aver passato l'esame di ammissione a quella scuola privata tanto prestigiosa per cui avevo, o meglio, aveva, fatto domanda. Preparai anche qualche lacrimuccia finta, giusto per sciogliere il mascara e per farmi sembrare ancora più sconvolta.

"Oh, mamma! Mamma non ce l'ho fatta!" no, no, aspetta, meglio: "Oh, mamma, non ci crederai mai, non mi hanno presa!" no, no..."Oh, oddio...mamma...mamma non mi hanno presa! Mamma non riesco a crederci! Ero sicura di avercela fatta...ci ho messo anima e corpo..." Dio sì, perfetto.

Urtai un paio di ragazze con i capelli biondo barbie e la pelle lattea. Tsè. Brutte oche stupide. Sorridevano. Merda, scema e più scema erano passate ed io no? Mi coprii la faccia anche con la borsa.

Quando fui davanti alla lista, feci scorrere l'indice sui nomi in elenco alfabetico. Niente, come pensavo. Cara mamma, dicevam...ritornai sui miei passi e rilessi con più attenzione. Quella che avevo stampata sulla faccia era una smorfia di puro terrore. Oh, santissima merda. Il mio nome era lì, nero su bianco, impossibile sbagliarsi. Non avevo omonimi in tutto il paese. Oserei dire in tutto il mondo. Rilessi il mio nome più e più volte. No, cazzo. No, merda. Se il mio nome è lì, significa che sono passata. E se sono passata significa che tra due settimane partirò per andare in quella schifosa scuola del cavolo. E se vado in quella schifosa scuola del cavolo è sicuro come la morte che troverò mio fratello...

No, dovete capirmi, io detesto mio fratello. Lo detesto sul serio. Nonostante abbia solo due anni più di me gioca a fare il padre (sì, quello che ho non è sufficiente, secondo lui) e mi comanda a bacchetta. O meglio, questo era ciò che faceva due anni fa, prima di partire per andare in quella prestigiosa scuola del cavolo. Ecco perché lo odiavo. Era troppo intelligente. E per questo, agli occhi dei miei genitori, io ero uno schifo completo. Ma ero passata, giusto? Non dovevo fare così schifo, se ero passata. Le belle notizie potevano aspettare. Ributtai il cellulare nella borsa. Se non mi davo una mossa avrei fatto tardi all'esame che avrebbe condizionato davvero il mio futuro...

...

Due successi in un giorno. Oh, Dio. Ci sto prendendo gusto, accidenti. Questa deve proprio essere la mia giornata. Strinsi la patente tra le mani. Questa sì che era una bella notizia. Patente. Auto, presto. Libertà, finalmente.

Tornai a casa felice come una Pasqua, così tanto che per un pelo mi dimenticai che dovevo tener conto alla Squadra-Di-Inquisizione-Familiare-Ovvero-Mia-Madre. Stavo già salendo in camera, pronta a chiamare la mia migliore amica Becky per dirle della patente, quando la mamma mi bloccò sulle scale con un:-Allora?

Feci una smorfia, e prima di voltarmi mi chiesi quale atteggiamento avrei dovuto adottare. Entusiasta? Disperata? Decisi di far finta di ignorare a cosa alludesse. Non una gran bella mossa, Christa, devi ammetterlo.

Mi voltai:-Allora cosa?

Come previsto, s'innervosì. Amavo farla innervosire. Mi piaceva guardarla accigliarsi come se non capissi qualcosa di ovvio. Mi veniva da sorridere ogni volta che, nell'istante prima che si accorgesse che la prendevo in giro, si grattava la testa cercando di capire dove aveva sbagliato. Sì, la mamma ha ragione. Sono uno schifo, e per quanto mio fratello possa essere odioso, messo in confronto con me è un angelo sceso dal cielo.

A boy like that SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora