VI

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Capitolo Sesto
 

Elyse, Elyse, Elyse,…niente. Non mi diceva decisamente niente.

Ma ero in quella scuola da due giorni, non ero proprio la ragazza più informata del mondo.     Tuttavia Niall arrossì vistosamente, in modo da non lasciare alcun dubbio.  

Lo stesso tono che aveva usato mio fratello, faceva ben intendere che tra Niall e questa ‘Elyse’ ci fosse qualcosa.    

PFF. Fantastico.  

Mi sentii sprofondare.  

Lanciai una rapida occhiata a Zayn, ma lui non sembrava essersi accorto della mia reazione. Niall, invece, .   

-Bene. Benissimo.-fu breve. Poi abbassò gli occhi e spinse avanti la tazza.-Per oggi basta così.-non disse altro.  

Nessuno tornò più sull’argomento, ed io mi alzai, mascherando la mia espressione afflitta con un sorriso. Li salutai brevemente, con la testa affollata da pensieri contrastanti, e raggiunsi l’aula di inglese quasi al primo colpo.

Quasi.   

Arrivai con anticipo spropositato. Del professore non c’era traccia. Che fosse Murray? O qualcun altro?  

L’unica anima presente nella classe, eccetto me ovviamente, era Jillian. C’era da aspettarselo. Era seduta al primo banco, di fronte alla cattedra, con quaderni e libri già sul banco. Con gli occhialetti calcati sul naso e i piedi che dondolavano nervosi avanti e indietro.

 -Ciao.-mi azzardai a dire. Lei mi guardò, e fece un cenno. Mi sedetti nel punto più lontano da lei che riuscii a trovare.  

Era più o meno da sempre che mi sentivo addosso quel certo non so che, quella sensazione di inadeguatezza…come si chiama quella sensazione di essere di troppo? Di non essere ben accetti? Non sono certo un vocabolario vivente e, per la miseria!, si vede.    

Sono… sola.    

Inadeguata, anzi, completamente sbagliata. Sempre e comunque. In ogni modo, e dovunque.  

Afferrai il cellulare e mandai un messaggio a Becky: c’erano il 90% delle possibilità che fosse già a lezione, ma onestamente non m’importava. Sapevo che sarebbe riuscita comunque a rispondermi e a farla franca.  

Insomma, lei era Becky. Chi sospettava di quel suo bel faccino da brava ragazza?,Di quegli occhioni scuri e di quel sorriso angelico? Nessuno.   

Diciamo che Becks avrebbe potuto copiare indisturbata a qualsiasi compito in classe, senza che i professori si accorgessero di nulla. Solo che non lo faceva. Non aveva bisogno di copiare, lei. Io,al contrario, avrei potuto benissimo essere incolpata di qualsiasi cosa.  

Jeans strappati, camicie da maschio e bracciali e ti prendono per una terrorista! Sembravo una cattiva ragazza, io. E lo ero, in un certo senso.    

Non quanto volevo far credere, ma di certo abbastanza da farmi odiare perfino da una leccaculo come Jillian. Di certo abbastanza da essere quella da cui tua madre ti dice di stare lontana.   Becks mi rispose quasi subito.  

Compito di matematica. Per niente preoccupata! Mi manchi tanto tanto. Ti obbligo a sorridere. Capito che ho detto? Obbligo.’  

Un secondo dopo, il professore entrò, e feci giusto in tempo a buttare il cellulare sotto il banco.   

Il tal soggetto, capelli rossicci, radi e vagamente posticci, cardigan scozzese, mocassini di pelle e cartella coordinata, non ci degnò di uno sguardo.  

A boy like that SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora