XV

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Capitolo Quindicesimo

Louis non commentò minimamente le mie parole, e si avviò invece verso la porta.

-Non giudicarlo male, è un bravo ragazzo.-nel dirlo, il suo tono assunse una strana sfumatura che non riuscii ad identificare.

Le sue parole non fecero altro che urtarmi i nervi. Fui sul punto di sibilare qualcosa di estremamente cattivo, quando Louis aggiunse:-In ogni caso sei splendida, anche così.

Nonostante fosse di spalle riuscii facilmente ad immaginare un bianchissimo sorriso distendersi sul suo volto, e malgrado la rabbia accumulata mi ritrovai ad arrossire di quel piccolo complimento.

Indugiò qualche istante sulla soglia, come se fosse indeciso sul da farsi. Mise la mano sulla maniglia e disse soltanto:-Rimettiti presto, Maria.

Senza aspettar risposta uscì dalla stanza, lasciandomi ferma in mezzo ai miei cocci, con le aspirine ancora strette convulsamente in pugno, uno strano vuoto allo stomaco ed in testa ancora i sonniferi di Harry e il loro misterioso utilizzo.

Visto il mal di testa titanico da barbiturici, accantonai l’idea di lambiccarmi il cervello per trovare una risposta, ingoiai un paio di pillole e mi buttai sul letto a peso morto. Ero terribilmente stanca, nonostante avessi dormito dodici ore, e per un istante, prima di scivolare per una seconda volta nell’incoscienza, mi domandai se per caso non avessi preso un altro sonnifero, o se magari Harry per vendicarsi non m’avesse sostituito le aspirine con veleno per topi.

Nell’atmosfera brumosa del dormiveglia, la seconda ipotesi mi sembrò la più verosimile.

...

Nei quattro giorni che seguirono, Scarlett e Zayn fecero a turno per vegliare sul mio capezzale. Fu inutile tentare di fargli capire che avevo bisogno di riposare e che probabilmente mi avrebbe fatto meglio stare un po’ da sola. Si rivelarono sordi a qualsiasi mio tentativo di protesta.

Scarlett mi passava i compiti e si lasciava andare in deliranti elogi a Jad, mentre lui mi aiutava con la parte del musical (ora recitando le parti di Tony, ora quelle di Nardo) e si assicurava che prendessi le aspirine con precisione cronometrica. Effettivamente non riuscivo più a capire chi dei due mi desse più sui nervi.

L’unica nota positiva di tutta la mia permanenza a letto fu il fatto che (per fortuna) non dovetti mai sorbirmi Shandi per più di dieci minuti, visto che passava tutto il suo tempo libero appiccicata al suo caro Lee, il quale, da bravo stronzo patentato, non era nemmeno venuto a vedere come stavo.

Non accennai mai a mio fratello del mio incontro/scontro in stile tekken con quella psicopatica della sua Tonta Metà, pardon, Ex Tonta Metà, e dentro di me cominciò a farsi strada il terribile sospetto che se non avessi trovato presto una sostituta alla suddetta, Jad avrebbe concentrato tutte le sue maniacali e asfissianti attenzioni su di me, spingendomi all’implosione o al suicidio (o al suicidio tramite implosione).

E se c’era una persona, nel raggio di 200 km, disposta a sopportare quel bacchettone idiota e narcisista di mio fratello (che avesse il quoziente intellettivo superiore a quello di una patata lessa, mi viene da aggiungere), quella persona era Scarlett.

Se Zayn aveva lasciato la ragazza con cui stava, senza spiegazioni, proprio il giorno dopo aver conosciuto la mia amica, evidentemente non gli era indifferente. E se si piacevano, il grosso del lavoro era già fatto. Ora dovevo soltanto trovare il modo di metterli insieme.

Dio, non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata a dire una cosa del genere. Zayn non lo augurerei nemmeno alla mia peggior nemica, ma a mali estremi, estremi rimedi. Per il mio quieto vivere dovevo andare contro a tutte le mie convinzioni. Per il mio quieto vivere dovevo distruggere quello dell’unica amica che avessi a scuola. D’altra parte Scarlett era si era beatamente convinta della perfezione mistica di mio fratello, e non toccava mica a me disilluderla, giusto? Detto così nemmeno sembrava che mi sarei ritrovata a far la parte di Cupido…

A boy like that SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora